SODANO:
Com’era la situazione all’interno del partito?
FORMICA:
Nell’87 quando ci fu il nostro insuccesso elettorale, la
direzione politica del partito socialista era in crisi. Craxi
tornò ad essere il Segretario del partito ma in realtà si mise a
girare il mondo, fece cadere un Governo ogni anno e si vendicò
facendo nascere il governo Andreotti. Gli sfuggì una novità
importante: la caduta del muro di Berlino e l’implosione della
Unione Sovietica, che poneva il problema di regolare sul terreno
politico i conti con il PCI partendo dalla questione
istituzionale.La
nostra costituzione era insufficiente, la democrazia compiuta
non era destinata a realizzarsi attraverso il processo di
maturazione lenta e democratica della cooptazione di tutte le
forze politiche ma mediante un trauma dell’ordinamento
costituzionale del Paese con il passaggio dalla democrazia
parlamentare alla democrazia presidenziale.Craxi non
accettò le lezioni anticipate nel ’91 e fece un’alleanza con
Andreotti e Forlani aspettando l’anno successivo quando dovevano
avvenire contemporaneamente le elezioni del nuovo Parlamento con
un nuovo Presidente del Consiglio e della Presidenza della
Repubblica. I posti erano due e i soggetti dell’alleanza erano
tre: Craxi pensò che i due democristiani si sarebbero
accapigliati per andare ad occupare il posto per loro
disponibile. Non aveva capito che avrebbero combattuto entrambi
per togliere di mezzo lui.Nel Partito Socialista si
scontarono gli effetti del modello organizzativo del
rinnovamento dei quadri in periferia: il vecchio modello andava
revisionato culturalmente adottando il modello del doppio
congresso come nella democrazia tedesca: il congresso strategico
ogni 5 anni e quello organizzativo ogni 3 anni.Quello
strategico non era l’occasione per la sostituzione degli organi
del partito, ma per la revisione dell’impostazione di carattere
culturale generale e politica, perché il mondo cambiava, le
condizioni della società cambiavano e dovevamo verificare se
procedere o meno ad un adeguamento non solo delle tecniche
organizzative di cui si doveva occupare il governo del partito,
ma anche delle armi ideologiche, culturali rese necessarie dai
cambiamenti della società.Craxi introdusse una
tecnica molto primitiva: accettò l’idea che nelle province e
nelle federazioni bisognava mettere più feudi politici in
contrapposizione tra loro. Non ci fu una federazione importante
dove non si alimentò il doppio o triplo feudo, a Milano come in
Puglia. Questo è il motivo perché nel 92-94 il partito
socialista sparì. Non c’era un corpus unico, c’erano le milizie
dei feudatari che trovano le loro soluzioni territoriali in
tutte le direzioni: dipendeva dalla consistenza del feudo.
PACELLI:
Stai mettendo il dito sulla piaga: la degenerazione di un
partito contaminato da una gestione del potere divenuto fine a
se stesso.
FORMICA:
Quando dicevano che Craxi era il figlioccio di Nenni, io dicevo
che Craxi era il papà di Nenni perché Nenni aveva una visione
del partito politico e lui una visione ottocentesca del capo
politico garibaldino, ovvero di tipo movimentista...CONTINUA*