Per la ricerca scientifica

L'ingenua iconografia popolare chiariva molto bene, con l'immagine dei lumi che squarciavano le tenebre dell'ignoranza, l'impronta che la filosofia positivista, sin dall'origine, ha dato al movimento socialista: fiducia nella scienza, convinzione ottimista che il sapere tecnico farà della storia umana un'avanzata ininterrotta verso il progresso.

Spetta ai socialisti introdurre, ad esempio con Carlo Rosselli, il pragmatismo anglosassone in Italia, spetta a loro portare l'attenzione non solo su Marx o Lenin, ma su Max Weber e Schumpeter, su Popper, e su Keynes; spetta a loro introdurre in una sinistra iper ideologica lo studio più accurato della scienza economica, che non a caso Benedetto Croce giudicava un "non sapere", con una sottovalutazione estesa, più in generale, a tutta la cultura scientifica. Anche sulla base di questa tradizione, i socialisti pretendono con la svolta del centro sinistra, la costituzione del Ministero della Ricerca scientifica, che è affidato, dal 1963 al 1966, alla guida di uno scienziato puro, Carlo Arnaudi, preside della facoltà di agraria dell'università di Milano.

Una riforma, questa, che indica il ruolo assegnato a un'università che deve insegnare e formare i giovani, certamente, ma anche dare un contributo concreto al progresso scientifico attraverso la ricerca.

Una ricerca di base, libera, a tutto campo, ma anche legata al mondo dell'industria e al mercato, per evitare che gli studiosi restino chiusi nella torre d'avorio della scienza pura.