Le Regioni Sin dagli inizi del secolo, come è naturale per un movimento libertario e democratico, i socialisti puntano a spezzare le strutture burocratiche e autoritarie dello Stato centrale: lo Stato dei Prefetti, dei questori e dei funzionari dell'amministrazione militare anziché quello dei sindaci e del consiglieri eletti dal popolo. Dopo una lunga azione rivolta soprattutto alla autonomia dei comuni, nel 1919 l'istanza regionalista entra nel programma del partito. Chiusa la parentesi fascista, già all'indomani della Liberazione, nell'agosto 1945, Pietro Nenni scrive sull'"Avanti!": "è inevitabile che si torni a un insegnamento che appartenne a Cattaneo ed è nella necessità del nostro organismo statale. Una autonomia può correggere gli eccessi che si convengono nella nostra affrettata unità. La nostra unità comanda la libertà locale, promotrice di energie e non generatrice di inerzia". E infatti, la carta costituzionale del 1947, finalmente, dispone l'ordinamento regionale. Che tuttavia per decenni resterà, appunto, sulla carta, per quella "inadempienza dolosa" di cui scrive Piero Calamandrei nel 1949, allorché afferma: "dalla Costituzione parlano a noi le voci familiari del Risorgimento. L'art. 115, che riconosce l'autonomia regionale, riecheggia, dopo un secolo, il monito di Carlo Cattaneo: bisogna che le regioni si sveglino alla vita pubblica". Sarà necessario attendere il nuovo clima del centro sinistra perché la realizzazione delle Regioni diventi una prospettiva possibile. Con le altre "riforme di struttura", le Regioni diventano il prezzo da pagare, per la destra democristiana, all'alleanza con i socialisti. Ma la resistenza dei conservatori e della grande stampa, questa volta, è di lunga lena. Soltanto nel 1967, finalmente, si approva la legge elettorale regionale e soltanto alle elezioni amministrative del 1970 sono insediati i primi consigli regionali. Un'altra storica riforma è conquistata soprattutto attraverso l'impegno dei socialisti. Ma l'esperienza delle regioni si
dimostra oggi inferiore alle aspettative e il regionalismo socialista
punta, con una più vasta autonomia, a nuovi passi avanti. |