PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI GIUSEPPE AVERARDI SULLE
Il libro sarà presentato a Roma il 12 maggio alle 16, presso la sede nazionale della UIL in Via Lucullo, 6: con la partecipazione, fra gli altri, di Luigi Angeletti, segretario generale della UIL, Franco Ferrarotti, Luciano Pellicani , sociologo della politica, e Angelo Sabatini, presidente della Fondazione "Giacomo Matteotti". Sarà presente l' Autore. Di seguito la recensione a cura di Fabrizio Federici. Perchè in Italia, diversamente che in vari altri Paesi europei, soprattutto dell' Europa centro settentrionale, non s'è mai sviluppata una vera socialdemocrazia, capace di diventare – come in Inghilterra, Germania, Paesi scandinavi - forza trainante del governo del Paese? Perchè il nostro Paese continua a rimanere, in sostanza, la terra delle due Chiese, cattolica e comunista (ora approdata quest'ultima, dopo vent'anni di contorti mutamenti, alla nuova identità “democrat”, e formalmente confluita, per impulso di Matteo Renzi ma a prezzo di gravi contrasti interni, nel gruppo socialista europeo)? A queste domande tenta di rispondere l'ultimo libro di Giuseppe Averardi, parlamentare a lungo membro della Direzione dello storico Partito socialdemocratico di Saragat, già direttore della rivista d' area riformista “Ragionamenti”, e autore di vari saggi di storia contemporanea ( specie sulle vicende del comunismo sovietico e i loro riflessi sulla sinistra italiana): “Socialdemocrazia l'altra voce dell' Europa- Un' uscita di sicurezza per l' Italia” (Roma, Data News ed., 2014, pp. 327, €. 20,00). Nato da un'idea elaborata con lo scomparso Enrico Moratti, giornalista già condirettore del GR-3 RAI, il saggio è scritto non solo da Averardi, ma anche da altri giornalisti, già collaboratori di “Ragionamenti”: Stefano Dejak, Cesare Rizzardo, Fabrizio Federici ( che ha curato, in particolare, i capitoli sulle socialdemocrazie svedese e austriaca, e l'intervista-prefazione a Franco Ferarrotti, “decano” dei sociologi italiani, Premio 2001 per la Sociologia dell' Accademia dei Lincei). Il peso di eredità storiche negative, dall' Impero Romano alle tante dominazioni straniere, alla Controriforma, coi suoi barocchi catafalchi di dogmatismo, servilismo, acquiescenza allo strapotere ecclesiastico e a ritardi nello sviluppo civile altrove impensabili. Conseguente minorità d'una cultura politica autenticamente laica, fondata anche sul rispetto dell'interlocutore e dell'avversario (percepito , invece, il piu' delle volte come un nemico vero e proprio), egemonia d'un marxismo in realtà della peggiore specie, perchè fortemente imbevuto d'idealismo hegeliano: ecco i principali fattori che da sempre ostacolano il formarsi d'una vera socialdemocrazia italiana, capace di volare alto, al di sopra di personalismi, rissosità, dispute ideologiche. Averardi e i suoi collaboratori focalizzano poi il patrimonio di esperienze e lezioni per il futuro accumulato, invece, dalle grandi socialdemocrazie europee: il laburismo britannico, dalla “Fabian Society” al “NewLabour” di Blair; la socialdemocrazia tedesca, col suo storico Congresso di Bad Godesberg del 1959, grande “resa dei conti” del socialismo democratico col marxismo dogmatico e ripiegato su sé stesso. Il lungo governo della socialdemocrazia svedese ( 1932-1976 e poi dall' 82 al 2006), col suo irripetibile contributo alla creazione d'un Welfare State che resta tuttora tra i piu' efficaci del mondo; l' “Austromarxismo”, da Adler e Bauer a Bruno Kreisky. Infine, le prospettive del Welfare State europeo oggi, tra crisi incalzante e difficili, quanto però doverose, prospettive di rilancio.
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