La campagna per i diritti politici delle donne

Se nel 1912 gli uomini hanno conquistato il diritto di voto, per le donne la conquista sarà riconosciuta soltanto nel 1919, ma sulla carta degli atti parlamentari: la nuova legge non troverà, infatti, applicazione a causa di successive difficoltà pratiche e del fascismo e bisognerà attendere il 1946 perché per la prima volta le donne si rechino alle urne.

Anche questa battaglia porta la firma innanzi tutto del partito socialista. "Non potrà mai esservi nel mondo libertà e giustizia sino a che una metà del genere umano sarà schiava dell'altra metà, sino a che i doveri individuali non saranno in perfetta armonia coi diritti", scriveva Garibaldi nel 1879 per argomentare la richiesta del voto alle donne. "Il voto - dice Anna Kuliscioff nel 1910 - è la difesa del lavoro, e il lavoro non ha sesso". E soltanto in quell'anno, nel suo XI congresso, il partito socialista, primo fra tutti, viene pienamente e unanimemente conquistato alla causa del voto alle donne.

Il timore della influenza clericale sul voto femminile e anche il pregiudizio sulla priorità della lotta per i diritti di classe rispetto a quella per i pari diritti tra i sessi hanno frenato il movimento socialista. Queste remore riaffioreranno in una parte della sinistra all'atto delle battaglie per il divorzio e l'aborto e, in particolare per quanto riguarda le preoccupazioni elettorali, si dimostreranno clamorosamente infondate. Il partito socialista si pone, storicamente, come quello che più di ogni altro ha agito per i pari diritti e le pari opportunità