COLLOCAZIONE ISTITUZIONALE DEL SINDACATO
Ecco le parole di Di Vittorio 

Giuseppe  Di Vittorio, fu deputato comunista alla Costituente e con il Patto di Roma (stipulato tra i sindacalisti socialisti, comunisti e democratici cristiani ) Segretario Generale della CGIL.

Di Vittorio il 10 maggio 1947 intervenne all’Assemblea Costituente, quando si votò l’art.39 (ex art. 35) della Carta su la collocazione istituzionale del sindacato e seppe trovare le giuste parole per poter distinguere il concetto di sindacato unico da quello di sindacato unitario.

Ecco le parole di Di Vittorio:

 “Dichiaro a nome del nostro Gruppo, che voteremo esclusivamente il testo dell’articolo approvato dalla Commissione. Respingiamo, quindi, non soltanto l’emendamento in discussione, ma tutti gli altri emendamenti. Noi crediamo che il testo della Commissione, per quanto non si possa dire che sia letterariamente perfetto, risolva alcune questioni di principio che possono largamente soddisfare l’Assemblea.

In primo luogo, risolve il principio della libertà sindacale, il quale è collegato alla possibilità della molteplicità dei sindacati. Non è ammissibile, in regime di libertà sindacale, istituire un sindacato unico che sia obbligatorio per tutti i lavoratori

 

 

. Il sindacato obbligatorio è, per sua natura, un sindacato burocratico, un sindacato di tipo fascista. Infatti, in Europa i sindacati obbligatori sono stati istituiti soltanto nei Paesi fascisti ed in quelli che hanno voluto in qualche modo imitare il fascismo. In nessun  Paese democratico  si è mai parlato di un sindacato unico obbligatorio, né vi è una corrente democratica qualsiasi che sostenga il sindacato obbligatorio. Del resto, è ovvio che lì obbligatorietà è il contrario della libertà. Il lavoratore deve essere completamente libero, il che non vuol dire che si debba vulnerare il principio dell’unità sindacale; ma l’unità è una cosa seria, profonda, efficiente soltanto nella misura che è volontaria, che è prodotto della libera determinazione dei lavoratori. Perciò l’ammissione della molteplicità dei sindacati non è affatto in contrasto all’unità. Oggi in Italia vi è, infatti, la libertà sindacale: chiunque ha il diritto di costituire un sindacato, ma tutti gli italiani sanno che esiste l’unità sindacale volontariamente voluta dai lavoratori delle varie correnti e di nessuna corrente. I piccoli tentativi di costituzione di sindacati scissionisti, fino ad oggi, in Italia, non hanno nessun valore e nessun rilievo, in nessuna provincia italiana. Ma io vorrei dire qualcosa che possa convincere i dubbi che ha avuto l’onorevole Tega. Io dichiaro che se il riconoscimento della personalità giuridica ai sindacati dovesse implicare, in qualche modo che il sindacato divenga una organizzazione di carattere governativo, e quindi burocratico, io e tutti i miei compagni saremmo recisamente contrari al riconoscimento della personalità giuridica Desidero soltanto dare una spiegazione: dicevo che il comma che abbiamo già votato esclude qualsiasi ingerenza dello Stato nei sindacati. Perciò il sindacato, così come definito dall’articolo del progetto, è libero, autonomo, indipendente, e la personalità giuridica del sindacato serve soltanto per conferire al sindacato stesso la possibilità di stipulare dei contratti collettivi di lavoro, che siano obbligatori per tutti gli appartenenti alla categoria a cui i contratti si riferiscono; e non può essere imposto al sindacato altro obbligo che quello della pura e semplice iscrizione. Per queste ragioni noi votiamo l’articolo 35 così come è stato formulato dalla Commissione e votiamo contro tutti gli altri emendamenti.”