Date: 12/11/2006
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DS/ SALVI: SE PARTITO VA MALE SI CAMBIANO DIRIGENTI, NON PARTITO Non vogliamo il Pd ma una grande forza di sinistra Roma, 11 nov. (Apcom) - "Quando un partito va male alle elezioni si cambiano linea politica e dirigenti. Da noi invece quegli stessi dirigenti vogliono mandare a casa il proprio partito". Con questa provocazione Cesare Salvi, leader della corrente Sociliasmo 2000, parlando alla manifestazione organizzata dalla minoranza Ds contraria al partito democratico, ribadisce il suo no al progetto politico promosso dalla maggioranza. Salvi si rivolge direttamente a D'Alema e Fassino, presidente e segretario, chiedendo "una risposta chiara" a "due domande semplici: la prima se il prossimo sarà oppure no l'ultimo congresso dei Ds perché, se si dovrà decidere di aderire ad un nuovo partito, allora quello dopo non sarà più un congresso dei Ds ma un congresso del nuovo partito". La seconda domanda che Salvi rivolge ai dirigenti della Quercia è "se il nuovo partito aderirà o no al socialismo europeo. Abbandoniamo le formule oscure del politichese e se una donna non può essere incinta a metà - ironizza - il nuovo partito o aderisce o non aderisce al Pse". Salvi sottolinea come "Prodi e Rutelli una risposta già l'abbiano data: hanno detto che il Pd non entrerà nel Pse" e nemmeno a suo avviso si può dire che "si deciderà dopo perché gli iscritti che votano al congresso devono saperlo prima". L'esponente della minoranza chiede dunque "in nome di che cosa andrebbe compiuto il sacrificio di veder sparire la parola sinistra e il riferimento al socialismo europeo, se è "per costruire il baricentro, il timone riformista del governo, l'esperienza di questi mesi ci dice che il progetto del partito democratico è ragione di destabilizzazione, confusione, pericolo per il governo. Determina conflittualità tra Ds e Margherita. Aumentano le tensioni e la competizione all'interno del futuro Pd proprio nel momento in cui la massima coesione sarebbe necessaria". Quindi, Salvi ricorda il risultato poco lusinghiero della Quercia alle ultime elezioni politiche e sottolinea come da parte della sinistra sia più volte venuta la richiesta di "cambiare linea" perché se si perdono voti "non è per colpa del destino ma perché non siamo stati dalla parte dei lavoratori e perché non si è stati chiari nei rapporti tra affari e politica. E' vero quello che dicevano i sondaggi che i Ds hanno per un milione di voti per la vicenda Unipol. In un paese normale - insiste Salvi - quando un partito va male si cambia linea politica e dirigenti, da noi invece i dirigenti vogliono mandare a casa il partito". Infine, Salvi parla delle prospettive che si aprono a sinistra per una parte dei Ds: "Noi vogliamo continuare a essere socialisti e di sinistra, non accettiamo che sparisca dal panorama politico italiano una forza di ispirazione socialista, ci siamo e ci saremo tutti insieme con il nostro no al Pd e per costruire, a partire dai Ds, una grande e unitaria forza socialista e di sinistra".
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