[Artchivio/_borders/disc2_ahdr.htm]

Pd: per Prodi non entrerà nel Pse, la sinistra insorge / Il Velino

Date: 07/11/2006
Time: 20.31.30
Remote Name: 151.28.24.172
Remote User:

Commenti

POL) Pd: per Prodi “non entrerà” nel Pse, la sinistra insorge -- --------------- Roma, 7 nov (Velino) - Il Partito democratico “non entrerà” nel Pse. Sono bastate queste due parole – pronunciate dal premier Romano Prodi in risposta a una domanda rivoltagli dai cornisti che lo hanno seguito a Berlino - per infiammare il dibattito interno al centrosinistra. La risposta negativa di Prodi ha oscurato il resto delle parole che il premier ha dedicato da Berlino al nuovo soggetto politico e alla sua collocazione internazionale. Da parte dei socialisti europei c’è “un’attenzione fortissima” per la costruzione del Pd, ha sottolineato Prodi - in Germania proprio per partecipare a un convegno promosso dal Pse. Il premier ha accennato a forme di coordinamento e di azione comune tra Partito democratico e socialisti europei E specificato che ci sono “molti modi per poterla fare. Questo sarà l’oggetto dei miei colloqui, che cominciano oggi in modo diretto e si snoderanno nei prossimi mesi”. Insomma, “non è assolutamente detto – ha detto Prodi - quale sarà formalmente il punto di arrivo. È proprio quello che stiamo studiando”. Non solo: per il premier “l’esperienza italiana non è vista come un problema nell’attuale fase di riaccorpamento dei partiti europei, è vista come un’opportunità”. Annotazioni che non hanno impedito ai “demoscettici” ampiamente radicati nella sinistra italiana di sparare bordate contro il premier e il progetto da lui sostenuto. Quella assunta da Prodi “è una posizione del tutto legittima con il pregio della chiarezza, ma a questo punto è urgente, indispensabile, inderogabile una presa di posizione del segretario dei Ds Piero Fassino e del presidente dei Ds nonché vicepresidente del consiglio Massimo D’Alema”, incalza Cesare Salvi, leader di una delle componenti della sinistra della Quercia. Al quale replica con stizza Marco Filippeschi, membro della segreteria nazionale e responsabile del dipartimento Istituzioni della Quercia, denunciando che “sulle appartenenze internazionali della sinistra italiana” è Salvi “a dover dare qualche risposta. Oggi nel dibattito politico. Domani, nei congressi, ai nostri iscritti”. “Fassino e D’Alema sono d’accordo oppure no – chiede Salvi - con il capo riconosciuto del Partito democratico? O, per caso, preferiscono la prassi del silenzio-assenso?”. Analoghi interrogativi vengono sollevati dalla componente guidata da Fabio Mussi. Carlo Leoni, vicepresidente della Camera, comincia addirittura a ritenere “che il Pd difficilmente si farà. Non oso pensare, infatti, che i Ds, componenti e fondatori del Pse, possano accettare, ieri da Rutelli e oggi da Prodi, dei diktat tanto mortificanti, a mezzo stampa”. Secondo Leoni “è ora che i Ds prendano coraggio e dicano, una volta per tutte, ‘no, grazie’”. Lo stesso Mussi interviene nella querelle osservando che “rispetto al Partito Democratico, col passare dei giorni aumentano le domande ma si riducono sempre di più le risposte”. Anticipando i temi che vivacizzeranno l’assemblea del cosiddetto “correntone” Ds, programmata per l’11 novembre, Mussi constata la “grande confusione” sotto il sole. Il “sistematico aggiramento” delle “risposte a domande fondamentali come quelle relative alla natura stessa di questo nuovo partito” ha portato ad avventurarsi “per una strada che non si sa bene dove porti”. Quanto all’assemblea di sabato, la nostra piattaforma – anticipa Mussi - sarà il bilancio di un’ipotesi di sinistra. Il Partito Democratico presenta ipotesi di uno spostamento al centro dell’asse della coalizione; io, invece, faccio l’ipotesi di uno spostamento a sinistra di questo asse, del quadro del socialismo europei”. Per Mussi “ci vuole una sinistra che non perda le radici socialiste ma che sia aperta a culture nuove”. Temi che riecheggiano nel manifesto firmato da tre associazioni di sinistra e presentato oggi alla Camera. Il documento (al quale hanno aderito parlamentari, sindacalisti e rappresentanti della storia comunista come Aldo Tortorella) si individuano valori e obiettivi di “una sinistra nuova per rispondere alle sfide del mondo contemporaneo”. Un orizzonte ideale attorno al quale – secondo l’auspicio dei promotori – potrebbero ricompattarsi le molte anime della sinistra refrattarie al progetto del Pd. Peppino Caldarola, uno dei diessini autori del documento che tratteggia un approdo di tipo federativo per il Pd (e che al congresso della Quercia potrebbe diventare una terza mazione, oltre a quelle della maggioranza e delle minoranz edi sinistra), verga un comunicato al vetriolo in cui se la prende con Prodi e con Pierluigi Castagnetti, che ne ha apprezzato l’esternazione. “Prodi e Castagnetti dichiarano aperto il dialogo con il Partito del socialismo europeo. Per tanti aspetti – commenta Caldarola – è una non notizia, visto che in Europa o si dialoga con i socialisti o si dialoga con i conservatori. Peccato che uno dei partiti che dovrebbe costituire il Partito democratico sia già parte integrante del socialismo europeo, per cui se passasse la linea di Prodi e Castagnetti i Ds dovrebbero trasformare la propria appartenenza al Socialismo europeo in una separazione netta. Continuano gli equivoci attorno ad uno dei temi centrali che riguardano il futuro partito”. Ma Prodi non ha alcuna intenzione di recedere dal cammino verso il Pd. Il premier – confortato dal responsabile Esteri dei Ds, Luciano Vecchi, che prova ad attenuare le polemiche sull’esternazione berlinese del Professore cogliendovi la conferma del “dialogo proficuo” tra l’insieme dell’Ulivo e la famiglia socialista europea – rilancia vantando la realizzazione degli impegni con il seminario sul Pd svoltosi a Orvieto. Nella cittadina umbra – ricorda il premier – si era deciso di stendere una bozza di manifesto del Pd, dar vita a una rivista ulivista e creare un gruppo di lavoro dedicato alla formazione. Per tute e tre le iniziative – nonché per il coordinamento che riferirà alla cabina di regia dell’Ulivo – Prodi elenca i nomi coinvolti (in parte corrispondenti alle anticipazioni dei giorni scorsi). Rita Borsellino, Liliana Cavani, Donata Gottardi, Roberto Gualtieri, Sergio Mattarella, Ermete Realacci, Virginio Rognoni, Giorgio Ruffolo, Michele Salvati, Pietro Scoppola, Giorgio Tonini, Salvatore Vassallo e Luciano Violante redigeranno il manifesto; Filippo Andreatta coordinerà la terna incaricata della formazione comune; Vittorio Bo coordinerà le personalità che si occuperanno della rivista (tra gli altri, Lucia Annunziata, Sandra Bonsanti, Gad Lerner e Antonio Polito). Al contempo, il premier rammenta che le direzioni di Ds e Margherita hanno confermato la decisione di celebrare i rispettivi congressi nella prossima primavera. E mette l’accento sui recenti e futuri contatti con personalità europee per definire il “contributo che il nuovo soggetto italiano potrà dare al rafforzamento del campo democratico e riformatore di centrosinistra in Europa e nel mondo”. Infine, segnala l’avvio di una “ricognizione analitica delle realtà regionali con i responsabili di partito di Ds e Margherita e i gruppi consiliari regionali”, allo scopo di “articolare regione per regione il tema del Partito democratico radicandolo nella realtà dei territori”. Il Professore annuncia che continuerà a muoversi “nelle direzioni indicate in questa nota”. Un bollettino trionfale che stride però con le velenose osservazioni di quanti, da sinistra, esortano il premier a non sottovalutare l’insuccesso il Molise. Collegando la sconfitta di ieri con la discussione col Pd. “Invece di occuparsi di Partito democratico e di operazioni di ingegneria politica che non interessano i cittadini, tanto Romano Prodi quanto i Ds – afferma Salvi - dovrebbero capire le ragioni di una debolezza di consenso, che purtroppo si è già verificata alle elezioni politiche e che rischia di accrescersi”. Un monito analogo è espresso - in modo più colorito - dalla dalemiana Velina rossa: “Non vogliamo, come Prodi, estraniarci – scrive Pasquale Laurito - da quanto avvenuto nel Molise”. La newsletter dalemiana constata che in Molise “l’Ulivo è uscito con le ossa rotte tra i partiti dell’Unione, dal 29 per cento è passato al 21: queste sono le premesse per il Partito democratico? Consoliamoci con l’aglietto”.

[Artchivio/_borders/disc2_aftr.htm]