Date: 06/11/2006
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06/11/2006: La vera vittima di Crono è Boselli. Lucio Barani ----------- Su “Forum” del Nuovo PSI, Mauro del Bue ha intelligentemente avviato una vivace discussione sull’importanza storica delle nostre radici per marcare un’identità politica. A questa si è aggiunta, nel forum, la necessità di comprendere e di agire sul nuovo. Propongo alcune riflessioni sul nuovo di prossimità, quello rappresentato dal congresso radicale e dal dibattito sul partito della Rosa nel pugno, che sto seguendo con attenzione sul sito di radioradicale. Il segretario dello Sdi, Enrico Boselli, ha chiarito, nel suo intervento al congresso radicale, che “in crisi non è l’idea, ma la realizzazione” della Rosa. Tra le cause, il dato elettorale non entusiasmante, con la presenza al Senato non ancora riconosciuta, e il riemergere forte delle identità socialista e radicale. “Non possiamo - ha sottolineato Boselli - essere a metà del guado, tra centrodestra e centrosinistra, ma apparteniamo al campo progressista. Noi - ha aggiunto - non pensiamo si possa scegliere indifferentemente tra destra e sinistra ipotizzando che, per esempio in Svezia, ci sia una destra più riformista”. Non c’è, ha insistito, una “trasversalità riformista”. Certo, Boselli si dice consapevole che “nella sinistra ci sono posizioni conservatrici e corporative… Avvertiamo la portata dello scontro nella maggioranza tra riformisti e massimalisti, ma non ci deve far perdere di vista il principale antagonismo”. Bisogna “diffidare dei falsi riformisti del centrodestra” e “non scommettere sulla caduta del governo”, perché “cancelleremmo l’unica innovazione politica, il bipolarismo”, e tornerebbe il consociativismo italiano. Questa è la sostanza dell’intervento di Boselli su cui mi sento di commentare. I latini usavano sostenere un metodo nell’oratoria politica: “rem tene, verba sequentur”; tieni ben saldo l’argomento, le parole verranno di conseguenza. Boselli non tiene l’argomento in mano, non sa dire qualcosa di socialista al convegno radicale, per cui le parole che seguono iniziano ad arrampicarsi sugli specchi. Come prima contraddizione, egli dice, la Rosa è in crisi non solo per il deludente risultato elettorale (che è una precisa certificazione di cui dovremo tener conto noi e loro) ma anche per il forte riemergere dell’identità socialista oltre che radicale. Cioè egli imputa come elemento negativo, per il suo progetto, il fatto che, come ha appena detto Mauro del Bue, emerga forte il bisogno di marcare una identità socialista minacciata dalla debordanza e dalla deriva radicale. In questo caso Boselli non ascolta - ma dobbiamo farlo noi e quindi non ci escludiamo dalle responsabilità - che sempre più lo SDI e il Nuovo PSI periferico, quello dei compagni che operano sui loro territori di azione politica, stanno aprendo laboratori di unità e di agire socialista. Prendendo la definizione con tutte le cautele del caso, potremmo dire che stiamo sperimentando, nelle periferie, molto più attive del centro, un nuovo esempio di partito “di lotta e di governo”. Lotta contro il massimalismo dominante nel centrosinistra, con i danni che sta attualmente imponendo al Paese senza un minimo di prospettiva riformista, critica severa al populismo berlusconiano che non dà spazio all’idea stessa di un forte socialismo riformista, ma anche possibilità di governo locale attuato nelle realtà di centrosinistra più aperte e a cui il Nuovo Psi, può dare e si sente di dare il proprio contributo. In queste realtà periferiche si parla naturalmente di casa dei socialisti, e non è previsto l’inquilino radicale poiché, come sempre, è colui che vuol fare la spesa, impone il menù, tiene in mano il telecomando della televisione. E’ il solito Pannella-Crono che ha risposto a Boselli subito dopo: “Volete un partito federato? Enrico, sai che ti dico? che noi restiamo noi. La Rosa nel Pugno è grande e radicata nel vissuto di tutti noi e non c’è da fondare un beneamato nulla”. Nella diatriba mitologica, Boselli non ha capito che la vittima gastronomica di Crono era in realtà lo SDI, e Capezzone è stato messo da parte perché troppo lento a mettere sul piatto di Pannella la vittima sacrificale. Del resto grandi digiuni sottendono una grande fame. “Cosa impedisce alla Rosa nel Pugno di essere un soggetto politico qui e oggi?”, ha chiesto Alberto Benzoni a Boselli. La mancata proprietà di un simbolo? L’equivoco di “partito federato”? Mi sento di rispondere io: il fatto che, pur riconoscendo le importanti battaglie svolte in tema di diritti dal movimentismo radicale, anche se non tutte condivisibili, noi abbiamo, come direbbe Del Bue, una marcata identità socialista riformista, siamo differenti nelle radici storiche, spesso intrecciate, ma differenti. Io credo che il progetto Rosa nel Pugno sarà un fallimento, non avverrà nei fatti e nella sostanza. Se si realizzasse, al Nuovo PSI verrebbe meno qualche opportunità e avremmo qualche difficoltà strategica in più. Ma non avverrà. Una cosa però dovremo ancora valutare, cioè la possibilità che di fronte al fallimento della Rosa, “Boselli sarà travolto dai socialisti ansiosi di collocamento, preoccupati perché si stanno chiudendo le prenotazioni per il partito democratico”. E anche questo sarebbe deteriore a qualunque speranza socialista. Lo abbiamo già sperimentato con i socialisti nelle file di Forza Italia. Credo che sia ora che il Nuovo PSI esca dal guscio, che inizi a dire la sua ai nostri compagni di prossimità, che inizi quel laboratorio di idee che in buona sostanza ci stanno chiedendo i compagni da tutta Italia. Ci aspettano tempi difficili ma estremamente interessanti, una opportunità che non dovremo lasciar perdere perché il nostro silenzio sarebbe un peccato che non riusciremmo più a mondare. On. Lucio Barani
[Artchivio/_borders/disc2_aftr.htm]