Date: 25/10/2006
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Fausto prepara il Partito del lavoro ------- di Giovanni Fasanella ------- Il leader di Prc Fausto Bertinotti. Il 18 novembre le minoranze della Quercia presentano il manifesto contro il Partito democratico. Sarà il primo passo verso l'intesa con Rifondazione e la costruzione di una nuova forza. Partito del lavoro: se nascerà una nuova forza alla sinistra dei Ds, quasi sicuramente il suo nome sarà questo. Piace a Fausto Bertinotti, che finirebbe per assumerne la guida morale. Piace al capo della minoranza diessina Fabio Mussi e al segretario di Rifondazione Franco Giordano, i due candidati alla leadership politica. E non dispiace a Nichi Vendola, possibile terzo incomodo: se non si ricandiderà alle prossime elezioni regionali, il governatore della Puglia avrà un futuro assicurato a Roma. Oltre a un possibile nome c'è anche un modello organizzativo a cui ispirarsi: quello della Cgil, con le sue strutture verticali (i sindacati di categoria) e le leghe territoriali. Una confederazione, insomma, tra forze politiche che mantengono una loro identità a livello nazionale ma trovano momenti di sintesi unitaria a livello periferico. Le cose, tra Rifondazione comunista e sinistra diessina, sono andate parecchio avanti. E il processo di avvicinamento si accelera man mano che, sul versante moderato dell'Unione, assume concretezza il progetto di un Partito democratico, frutto di una fusione tra Ds e Margherita. Ipotesi che non piace alla minoranza diessina, pronta alla scissione e al trasloco nel Partito del lavoro. Tutto è subordinato allo sbocco finale del movimento tra Quercia e Margherita. E alla forma che assumerà il futuro Partito democratico: una federazione che lasci intatte le identità delle due forze o un partito del tutto nuovo costruito sull'azzeramento delle loro storie? Nel primo caso si ridurrebbe il rischio di una scissione della Quercia. Nel secondo non solo la rottura sarebbe inevitabile, ma potrebbe assumere proporzioni più vaste di quanto si possa immaginare. Sarà il congresso diessino, fissato per la primavera 2007, a dire l'ultima parola. Ma intanto la minoranza interna si sta preparando per l'eventualità più traumatica. Un percorso è già stato definito, sin nei minimi dettagli. Il primo appuntamento è fissato per il 18 novembre, quando si terrà a Roma una manifestazione nazionale di tutte le minoranze diessine contrarie allo scioglimento della Quercia nel Pd: il correntone di Fabio Mussi, la sinistra per il socialismo di Cesare Salvi e la componente ambientalista di Fulvia Bandoli. L'iniziativa dovrebbe segnare la fine di un lungo conflitto tra le minoranze, che convergeranno su un manifesto contro il Pd, la base per una mozione unitaria al congresso del partito. Mussi e Salvi osservano con attenzione i movimenti all'interno della maggioranza che si riconosce nelle posizioni del segretario Piero Fassino, di Massimo D'Alema e Walter Veltroni. In quell'area non tutti sono disposti a rinunciare all'identità socialista della Quercia. Tra questi stanno venendo allo scoperto personaggi come Gavino Angius, Peppino Caldarola, Gianni Cuperlo e Valdo Spini. Un tempo quasi tutti di stretta osservanza dalemiana, oggi sono pronti a defilarsi e a firmare un'autonoma mozione congressuale che vincoli i Ds alla famiglia del socialismo europeo. Se la loro posizione dovesse uscire sconfitta dalla battaglia congressuale, il fronte scissionista potrebbe allargarsi.
[Artchivio/_borders/disc2_aftr.htm]