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Rosa nel pugno, ultimatum di Boselli / Il Mattino del 9 Ottobre

Date: 10/10/2006
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Rosa nel pugno, ultimatum di Boselli -------------------------------- Nell’eterno dilemma di una certa sinistra se essere movimento o trasformarsi in partito, la Rosa nel pugno rimane per ora un cartello elettorale sotto cui vige la massima incertezza. Primo enigma il turno di Amministrative della prossima primavera: ci sarà il simbolo radical-socialista? Fermi su contrapposte posizioni Enrico Boselli e Marco Pannella dopo che l’altro giorno a Montecatini è stata bocciata la proposta, lanciata da Lanfranco Turci, di far decidere gli elettori. Secco no da parte del leader radicale che rispetto alle elezioni chiede di decidere caso per caso pur confermando la validità del progetto. La pensa all’opposto il segretario dello Sdi che spinge non solo per essere presenti sulle schede ma anche per diventare partito: «Le ragioni politiche per cui è nata la Rosa nel pugno restano intatte in quanto credo che in Italia ci sia ancora un gran bisogno di una sinistra liberal-socialista. Brindare invece alla fine di questo accordo è un’idea che non mi convince», avverte Boselli concludendo la festa di Pomigliano D’Arco. Confronto-scontro che va avanti da mesi a causa soprattutto «dalla delusione provocata dal risultato elettorale che tutti quanti ci aspettavamo più ampio», confessa il leader dello Sdi. Ma il giorno dopo il faccia a faccia, Boselli manda a dire a Pannella che i tempi stringono e l’accordo va trovato nelle prossime settimane perché in vista «delle elezioni che riguarderanno quasi la metà degli italiani per il rinnovo delle amministrazioni comunali dobbiamo decidere con quale simbolo andare alle urne». Quello della Rosa nel pugno, storico logo del socialismo europeo, per l’Italia è di proprietà dei Radicali e pertanto il sì di Pannella è decisivo: «Occorre allora compiere uno sforzo e trovare un punto di equilibrio per restare insieme», rilancia il sottosegretario alle Infrastrutture, Tommaso Casillo, ma l’altro giorno il leader radicale anteponeva alla corsa elettorale un processo politico-culturale tutto da compiere rimanendo nel vago circa i tempi e le forme organizzativa: «Fra tre o cinque mesi ci possano essere cinque, dieci, venti città che possano essere un test per noi», diceva Pannella. Presenza movimentista a macchia di leopardo nel solco della propria storia, posizione che manda in bestia i socialisti ancorati invece alla forma-partito e che vedono ora il proprio futuro più incerto che mai.

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