Date: 08/10/2006
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Via libera di Ds e Dl. Ma D’Alema: no a un partito di cittadini e del leader ----- Costituente del partito democratico entro gennaio 2008, il battesimo l’anno successivo dal nostro inviato FEDERICA RE DAVID ORVIETO - Il Partito democratico si farà e sarà pronto per le Europee del 2009. Su questo non si discute più, semmai c’è ancora da chiarirsi le idee sul metodo. Questo esce dal seminario di Orvieto, che fissa l’assemblea costituente fra la fine del 2007 e l’inizio del 2008. Su come verrà eletta questa assemblea, nonché il leader e candidato premier, nonché gli organismi dirigenti futuri, si è discusso a lungo, partendo dalla relazione del professore parisiano Salvatore Vassallo. Il quale aveva generato un po’ di ansia proponendo il sistema ”una testa un voto” aperto a tutti, che avrebbe tolto un bel po’ di peso ai partiti fondatori. Questione risolta, almeno per ora, dalla relazione del coordinatore diessino Migliavacca, che al sistema-primarie affianca dei «bilanciamenti» per «garantire un’adeguata valorizzazione dei soggetti promotori». I partiti, appunto. Ma la cosa fondamentale, è che ieri Rutelli e Fassino sono venuti a dire a Prodi che loro ci stanno, che il suo «sogno» si realizzerà. Il primo, con tutta la Margherita al seguito (compreso De Mita che rifiuta per sé la qualifica di «frenatore»), il secondo con l’ingombrante assenza delle minoranze interne. «Indietro non si torna, l’attesa dei nostri elettori non può essere infinita», ha garantito Rutelli. E ha parlato di una forza capace di andare ben oltre il 30% e di «sostenere il riformismo moderno». Quanto alla collocazione europea, però, ha precisato che il Pse (nonostante i Ds) è «un’interlocutore fondamentale, ma non una caratterizzazione imprescindibile». Su questo Fassino, che certo con le resistenze di Mussi e compagni deve fare i conti, ha risposto che non si può pensare a un «avanguardisno solitario». E che va bene immaginare un nuovo soggetto anche a Strasburgo, come chiede la Margherita, ma «l’unificazione del riformismo europeo si fa con le forze in campo, e la maggior parte sono nel Pse». Quanto a Vassallo e ai parisiani, pensare di andare avanti senza i partiti è «velleitario» e «chi ritiene che questi siano un retaggio del passato sbaglia: prima di parlarne forse dovrebbe conoscerli meglio» Ben più pungente con prodiani e parisiani è stato D’Alema. Che, applaudito anche dagli ex popolari, ha scaldato l’atmosfera con stoccate del tipo: «Le primarie non si sarebbero potute fare senza il sostegno di Ds e Margherita; non mi convince un partito del leader e dei cittadini; non è che si sciolgono i partiti in un’ora X e poi si va al gazebo a farne uno nuovo; in questo momento sono più importanti le teste che i voti». E ha chiuso insistendo sulla necessità di tirare dentro la sinistra interna: «Puntiamo al 40%, ma senza ali non si vola. Se c’è bisogno di altro tempo, prendiamocelo». Ma il tempo, per Veltroni, sta per scadere: «Il momento è questo, ci giochiamo l’ultima chance per andare oltre la somma dei nostri voti».
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