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I leader si riprendono il Partito Democratico / La Stampa

Date: 08/10/2006
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A ORVIETO I «BIG» DELL’ULIVO HANNO TENUTO IL SEMINARIO CHE PUO’ ESSERE CONSIDERATO «FONDANTE» DEL NUOVO ORGANISMO POLITICO --------------- ------- Prodi: da oggi è un po’ più di un sogno----- 8/10/2006 Fabio Martini ORIVIETO. Da 17 minuti nel medievale, suggestivo Palazzo del Popolo, Romano Prodi sta parlando nel silenzio generale e finalmente, alle 18,13, dalla platea si alza il primo applauso. E' quando il premier dice: «Il nuovo partito democratico dovrà essere popolare, autonomo e autorevole rispetto ai poteri dati e alle lobbies». Quel battimani da parte dei seicento quadri dei Ds e della Margherita sarà l'unico che segnerà il discorso di Prodi, dettaglio curioso e non trascurabile che racconta la quasi totale assenza di pathos che ha accompagnato per due giorni il dispiegarsi di un evento che potrebbe rivelarsi storico per il progressismo italiano: la fusione in un nuovo partito - il democratico - tra i Ds (partito erede del ceppo principale del Pci) e la Margherita, forza più composita ma discendente in linea diretta della sinistra dc. Certo, quello di Orvieto era un seminario di studi, ma per la forza dei discorsi pronunciati da Romano Prodi, Piero Fassino, Francesco Rutelli e Massimo D'Alema la due giorni ha assunto la forza formale di un congresso fondativo. Ha detto Romano Prodi: «Da oggi il partito democratico è un po' più di un sogno», una forza che «deve avere l'ambizione di diventare il primo partito italiano» e di «entrare nella storia». Ha detto Piero Fassino: «Oramai sono molte più le cose che ci uniscono di quelle che ci dividono», «occorre scrivere una storia nuova, una storia di speranza», ma poiché l'orizzonte si allontana se da subito non si fanno cose concrete, il leader Ds ha proposto liste unitarie alle prossime amministrative, gruppi consiliari uniti in tutta Italia, una rivista comune. Ha detto Francesco Rutelli: «La grande idea deve essere quella di creare una forza» che per la capacità innovativa, «sia in grado di agganciare un mondo che corre e che sta lasciando indietro l'Italia». Ma oltre le parole scandite a Orvieto - tutte in positivo e senza l'ombra di un'incertezza - tra Prodi e i leader dei due partiti c'è già un accordo per celebrare simultaneamente i congressi di scioglimento della Quercia e della Margherita nella primavera del 2007, anche se su questo aspetto Prodi è stato volutamente più sfumato, un modo per poter lasciare maggiore libertà ai processi decisionali dei partiti. Un via libera corale che si è consumato senza pathos, tanto è vero che anche gli interventi più apprezzati dalla platea (Giuliano Amato, Piero Fassino, Massimo D'Alema, Rosi Bindi e alla fine anche Francesco Rutelli) sono stati gratificati sì da qualche applauso, ma non certo circondati dall'entusiasmo e neppure dall'emozione. Nei seicento tra parlamentari, eletti, presidenti di regione e provincia aleggiava una vaga preoccupazione circa il loro ruolo nel futuro partito democratico, ansia alla quale ha dato voce Massimo D'Alema: «Le Primarie sono state un fatto straordinario, ma senza la sezione Ds o il circolo della Margherita non si sarebbero potute svolgere» e comunque «non mi convince un partito dei cittadini e del leader». E per far capire a tutti, ma proprio a tutti che il modello "basista" caro ai prodiani, non lo convinceva, D'Alema ha aggiunto una spruzzata di vetriolo: «Non c'è un'ora x nella quale tutti vanno al gazebo e nasce il partito democratico!» Certo, il ministro degli Esteri non intende fare il frenatore, tanto è vero che sulla nascita del nuovo partito è stato forse il più solenne di tutti («Un lungo processo storico deve essere portato a compimento»). Ma D'Alema ha voluto far capire ai prodiani che la lunga transizione tra lo scioglimento dei due partiti e la nascita del nuovo (un anno, due?) dovrà essere guidata da un gruppo dirigente deciso a tavolino, secondo quote gradite ai Ds e alla Margherita e che in quella fase il "popolo delle Primarie" resterà alla finestra. In un discorso, privo - come pochi altri - di effetti speciali e di richiami emotivi, Prodi ha però dato indicazioni importanti. In particolare sulla futura collocazione europea del futuro partito democratico: «Dovremo presentarci in Europa non per aderire in modo passivo ad uno o ad un altro gruppo, ma per essere anticipatori». Prodi allude al lavoro di tessitura in corso (ci sta lavorando il deputato prodiano Sandro Gozzi) per far maturare nei prossimi anni un'alleanza parlamentare e dunque un gruppo ad hoc tra i socialisti e i liberaldemocratici. Prodi ha confermato che un gruppo di "saggi" lavorerà alla stesura di un manifesto del "Pd", ha auspicato che il prossimo anno possa tenersi una festa nazionale dell'Ulivo accanto a quelle di partito.

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