Date: 02/10/2006
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SUL GIORNALE DEL 3 OTTOBRE Quante divisioni (e di peso) tra Ds e Margherita ------------ di Emanuele Macaluso Nei giorni scorsi a Orvieto, in occasione dell’annuale assemblea dell’associazione LibertàEguale, si è svolta un’interessante discussione sulla costituzione del Partito democratico di cui questo piccolo ma significativo raggruppamento dell’Ulivo è stato promotore e fervente sostenitore. Sono intervenuto, come invitato, in un clima di reale confronto. Un confronto che però viene annualmente mortificato proprio da quei leader ulivisti che arrivano, sciorinano un discorso e vanno via. Questa abitudine è un aspetto del degrado politico che stiamo vivendo. I leader (?) saltellano da un convegno all’altro, non ascoltano, non colgono gli umori delle riunioni, ma sono comunque ripresi dalle tv: questo è l’essenziale. Il caposcuola è Berlusconi il quale partecipa alle riunioni, ai seminari, alle “riflessioni” con comizietti trasmessi in “teleconferenza”, ma questa abitudine coinvolge anche i big del centrosinistra. Nel merito del convegno riprendo tre questioni. La prima attiene ad un giudizio molto critico sulla vita interna dei due partiti che dovrebbero costituire l’asse portante del Partito democratico. E infatti l’assenza di un confronto e di una lotta politica spegne tutto e fa prevalere la normale amministrazione nei centri in cui si amministra il potere. La seconda, anch’essa condivisibile, riguarda una diffusa sfiducia in Prodi come guida politica nel processo di formazione del nuovo partito. La terza, più articolata, invece riguarda gli aspetti politici e culturali dei due nodi che dividono i Ds e Margherita: la collocazione internazionale del partito e i temi eticamente sensibili. Su questi, Claudia Mancina, una laica liberal-socialista e Giorgio Tonini, un cattolico liberal-socialista, hanno presentato un documento che esprime una posizione che potrebbe essere assunta dal Partito democratico, richiamandosi al modello europeo rispetto agli Usa «più permissivo con la sua iniziativa privata e a quello asiatico che sembra ignorare ogni vincolo all’applicazione tecnologica della ricerca scientifica». Vero. Ma le soluzioni inglesi, spagnole, svizzere, del nord Europa sono demonizzate non solo dalla Chiesa ma anche dai leader della Margherita. Intanto Le Monde dà la notizia che il leader europeo centrista, Bayrou, cui in Europa fanno capo Rutelli e gli europarlamentari della Margherita, è favorevole «alle unioni legali delle coppie gay e alla possibilità di adozione da parte delle stesse». Un bel segnale. Il confronto è aperto. Sulla collocazione internazionale il documento proposto da Francesco Tempestini dice che l’adesione del nuovo partito all’area socialista è naturale e può essere uno stimolo per un allargamento del perimetro oggi occupato dal Partito socialista europeo. Su questo punto il dibattito non ha trovato dissensi. Il tema dell’identità e di ciò che oggi rappresenta il socialismo europeo nei processi di riforma e modernizzazione è stato argomentato anche da chi ha una netta matrice cattolica, richiamandosi a Dossetti che nel 1945 considerava il socialismo democratico una casa dei cristiani. A mio avviso dunque, i timori per un riferimento al socialismo europeo, caro amico Rodriguez, non sono per ciò che è stato in passato, ma per quel che fa oggi per le riforme, nell’economia, nel welfare e nella società civile. E questo vale tanto per la sinistra radicale quanto per i conservatori laici o cattolici di ogni colore. Ecco dov’è il reducismo!
[Artchivio/_borders/disc2_aftr.htm]