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Fassino: saremo con i socialisti europei / La Stampa

Date: 18/09/2006
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A PESARO IL SEGRETARIO DEI DS CHIUDE LA FESTA NAZIONALE DELL’UNITA’ E RILANCIA IL PROGETTO POLITICO CHE NON SEMBRA ENTUSIASMARE TUTTI I MILITANTI ------------------------------- Fassino: saremo con i socialisti europei----------------- Il segretario indica la strada del partito democratico: ma dobbiamo fare presto 18/9/2006 ------------------- di Amedeo La Mattina-------------- Piero Fassino ------------------ PESARO. Accelerare sul Partito Democratico, perché «in politica il tempo conta». E «non vi è nulla di più pericoloso del rinvio, della dilazione, del prendere tempo». Piero Fassino chiude la Festa dell'Unità e spiega ai militanti venuti a Pesaro per ascoltarlo, che non si sta a lungo in mezzo al guado: «O si guadagna con convinzione la riva o si torna indietro. Ma noi indietro non vogliamo tornare». Dalla platea del palazzetto dello sport qualche fischio isolato si leva quando il leader della Quercia parla del Partito Democratico. La prospettiva di sciogliere le righe e fondersi con la Margherita non suscita entusiasmi nella base e in una parte dei gruppi dirigenti locali. Ma il segretario dei Ds sa come rassicurare il suo «popolo»: le parole magiche sono «ancoraggio al Pse». Non è un caso che sul palco in prima fila, applauditissimo, sia seduto Martin Schultz, il capogruppo dei socialisti europei a Strasburgo, che si compiace per il messaggio molto chiaro di Fassino: «Il nuovo partito che nascerà in Italia rimarrà nel segno del Partito socialista europeo». Un'affermazione che, ancora una volta, ha scatenato la reazione della Margherita. Bene l'accelerazione di Fassino, ha precisato Franco Monaco, «ma non convince la predeterminazione dell'approdo alla famiglia socialista europea». Ancora più critico Antonello Soro nei confronti di Schultz, «incapace di comprensione dei processi politici in corso in Italia e si ripresenta con il suo burocratico formulario». «Per fortuna - ha aggiunto il coordinatore della Margherita - il lavoro politico che in questi anni poggia su idee e persone di ben altra struttura. Il discorso di Fassino ha manifestato la consapevolezza della novità costituita dal Partito democratico. Non ci faremo condizionare dalle parole di un vecchio politico che vive con la testa rivolta al passato». Insomma, il problema di fondo dell'approdo europeo rimane. Tra l'altro ieri Fassino non ha fatto cenno al congresso che dovrà sancire il passo ufficiale verso lo scioglimento. I suoi collaboratori spiegano che lo farà dopo il seminario dell'Ulivo che si terrà il 6 e il 7 di ottobre: Fassino vuole prima capire se Francesco Rutelli ha definitivamente imboccato la via del Partito Democratico. Vuole avere la sicurezza, pure da Romano Prodi oltre che dalla Margherita, che quello con il Pse sarà un rapporto privilegiato. Fassino vuol portare nel nuovo soggetto politico tutta la Quercia, mentre il Correntone lo attende al varco. Così, per evitare che Mussi e compagni vadano per la loro strada, l'unico modo è l'ancoraggio del Pd al Pse. Senza per questo escludere una prospettiva più ampia. Per esempio quella di un rapporto più stretto con i Democratici americani. Tema tanto caro a Rutelli. Lo stesso Schultz ha fatto riferimento all'attenzione nei confronti dei Democratici americani. E Fassino lo ha sottolineato quando ha detto che «lo stesso Pse si pone da tempo l'obiettivo di un rapporto strutturato con i Democratici americani». Tuttavia c'è l'esigenza che «un grande partito riformista italiano non sia isolato in Europa e si collochi nel luogo in cui si trovano le grandi forze riformiste europee. E questo luogo oggi è la famiglia socialista». E' evidente, ha aggiunto Fassino, che in quel luogo il Pd «ci deve stare con la sua specifica e peculiare identità». Dunque avanti su questa via con la Margherita. Fassino parla nel palazzetto dello sport dove 5 anni fa è stato eletto segretario dei Ds. Si commuove. Quando inizia il suo intervento ha i lucciconi agli occhi. Ricorda che allora l'Ulivo veniva da una sconfitta. Sembrava che la Quercia fosse «una nave senza bussola». Ma da qui «è ripartita la nostra riscossa»: il centrosinistra non ha perso una sola sfida elettorale e ora è al governo. Poi un cenno alla Rai, con l'auspicio che «Enzo Biagi torni presto ad essere ascoltato dagli italiani e chi ha subito umilianti discriminazioni veda adesso onorata la propria dignità». «Noi - ha spiegato il segretario dei Ds - ci batteremo perché dirigenti e direttori siano scelti non per la loro appartenenza politica ma per la loro professionalità, autonomia e dedizione all'azienda». Per Fassino è «francamente inaccettabile che Berlusconi e la destra denuncino un'inesistente occupazione della Rai quando in questi anni sono stati loro a sequestrare quell'azienda occupando ogni incarico e discriminando ogni voce che non fosse gradita al padrone di Palazzo Chigi: nelle venti principali direzioni di testate giornalistiche, reti e settori strategici della Rai, ben 17 sono ricoperte da uomini esplicitamente indicati dalla destra».

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