Date: 09/09/2006
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Partito democratico, Fassino e il passo del gambero ------- Sabato, 09 settembre --------- La missione di Fassino a Strasburgo per sondare il terreno europeo intorno al nascente (?) Partito democratico, a un paio di giorni di distanza assume i contorni di un rebus da risolvere, per comprendere se effettivamente siano stati compiuti dei passi in avanti nella direzione di una collocazione del futuro soggetto politico italiano all’interno del gruppo del Pse, o se invece non si sia trattato di un nulla di fatto, che piuttosto ha avuto l’effetto di rinverdire la cronica polemica interna tra esponenti dei due partiti maggiormente coinvolti nel progetto, i Ds e la Margherita. A fronte di un eloquente silenzio che per tutta la giornata di ieri ha contraddistinto i lanci delle agenzie di stampa in merito a questo tema, sul quale si sono ben guardate dall’intervenire praticamente tutte le figure di spicco vicine al segretario diessino, non si sono invece fatte attendere le repliche da parte dei Dl, tra le quali quella di Rosy Bindi, piccata e apparentemente intransigente sull’ipotesi di un approdo socialdemocratico del proprio percorso politico; pur apprezzando gli sforzi compiuti da Fassino a Strasburgo, l’auspicio della Bindi rimane quello di costruire in Europa una “nuova sintesi politico-culturale, in cui nessuno sia egemone”. Una delle soluzioni paventate per districare il complesso problema della collocazione del Pd nell’Europarlamento, secondo alcuni potrebbe infatti consistere nello scioglimento dell’attuale cartello composto da liberali e democratici (visto che molti parlamentari dei democratici europei si trovano spesso a votare in sintonia ai loro colleghi socialisti), per far confluire nel Pse la sigla De, attualmente inserita insieme ai liberali nell’Alde. Il groviglio politico dunque trae origine da una contraddizione di fondo: i due partiti che in Italia vorrebbero dare vita a un nuovo soggetto politico, attualmente in Europa agiscono su sponde divise. Ecco il motivo per cui Fassino ha cercato sponsorizzazioni autorevoli nel presidente del Pse Rasmussen e nel capogruppo Schulz, raccogliendo però meno di quanto si aspettasse. L’apertura ricevuta dal rappresentante tedesco, ben delineata nei limiti di un dovuto riconoscimento da parte della Margherita del programma dei socialisti europei, nella sostanza non sposta di un millimetro l’attuale situazione, anzi stimola dichiarazioni come quella rilasciata nella serata di ieri dal diellino Enzo Carra, in linea con quanto detto il giorno prima dalla Bindi: “Non ci interessa sapere se a Strasburgo qualcuno ci aspetta e ci offre uno spazio. Dobbiamo stabilire in Italia la prospettiva europea del Partito democratico... Se, come si dice in Italia, il Partito democratico avrà bisogno di otri nuove, non si capisce perché in Europa si debba versare il vino in un otre vecchio”. Tra otri vecchie e nuove, la diplomazia fassiniana per il momento pare aver fatto un passo avanti, essendo riuscita ad inserire nell’agenda europea la discussione sul futuro Pd italiano, a costo però di farne probabilmente un paio all’indietro nella concreta realizzazione di esso, almeno stando alle reazioni di coloro che dovrebbero essere i suoi futuri compagni di partito. Staremo a vedere. Aprileonline
[Artchivio/_borders/disc2_aftr.htm]