Date: 03/09/2006
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Il segretario alla festa dell’Unità: voglio portare tutta la Quercia nel Pd, la sinistra ds venga a fare la sinistra nel nuovo soggetto. Sono in trincea per costruirlo ----------------- «Per il partito democratico c’è solo il Pse» ------------ Fassino: non è colpa mia se all’estero non c’è la Margherita. No alle larghe intese, se il governo cade si vota ROMA - Confessa di aver scelto di «restare in trincea» per lavorare alla costruzione del partito democratico. Rivolge un appello a tutti i Ds perché anche la sinistra interna «venga a fare la sinistra nel partito democratico», annunciando che per il partito democratico in Europa la collocazione inevitabile è con i Socialisti europei. E avverte alleati e avversari: «Se questa maggioranza malauguratamente non ce la facesse, non ci sono maggioranze sostitutive, ma si torna a elezioni». Piero Fassino incontra il suo popolo alla festa dell’Unità di Pesaro. Al suo popolo spiega le mosse del governo su temi sempre al calor bianco per gli elettori di sinistra quali la riforma dell’età pensionabile o la legge Biagi, la missione militare in Libano o la nuova legge sul conflitto d’interessi. Soprattutto, appunto, mette un secco altolà a qualsiasi ipotesi di governissimo, pur ritenendo del tutto leciti eventuali allargamenti della maggioranza. Bianca Berlinguer, che lo intervista, domanda al segretario della Quercia se gli sia costato rimanere fuori dal governo. Risponde Fassino: «Ho fatto il ministro già due volte, sono stato in tre ministeri contando anche gli incarichi da sottosegretario... Bisogna dare forza al progetto del partito democratico. Certamente so bene che questo è un obbiettivo difficile e impegnativo. Ma io ho scelto di stare in trincea per costruire insieme a tutta la mia gente e ai partner dell'alleanza questo progetto politico». «Bisogna perseverare nel progetto», continua il leader ds, «e trasformare una coalizione elettorale in un grande partito democratico e riformista». Per il segretario della Quercia, «questo impegno è altrettanto decisivo di quello al governo». E’ chiaro, avverte: un nuovo partito «non si fa in 15 giorni», non è «come mangiare un toast». «Ma non è neppure un bambino in via di concepimento», incalza, «perché questo bambino ha già undici anni, è nato alla fine del ’95 quando fondammo l’Ulivo». Né i Ds, o gli altri soci fondatori, devono temere di perdere la propria cultura o la propria identità. Esempio: «Io e Enrico letta siamo più divisi dalla storia alle nostre spalle che non da quello che vogliamo fare per il nostro paese». «Sarò un inguaribile ottimista», osserva ancora Fassino, «ma non vedo chi frena e spero che non ci sia perché sarebbe un errore. Di certo, non frenano i Ds, noi in questo progetto ci crediamo». Anzi, scandisce, sarà pronto per il 2009. Non tutti, lo interrompe però l’intervistatrice, nella Quercia sono d’accordo con il progetto unitario. Replica di Fassino: «Io lavoro perché tutto il nostro partito sia protagonista di questo progetto. Nei Ds c’è una componente che si definisce sinistra interna? Benissimo, venga a fare la sinistra del partito democratico». Quanto agli alleati, alla Margherita in particolare, Fassino è altrettanto netto: «Non chiedo a chi è portatore di altre culture un’adesione ideologica», dice il segretario della Quercia, passando a parlare della collocazione internazionale della futura formazione comune, che in luglio aveva provocato una seria battuta d’arresto. «Se il partito democratico all’estero vuole stare con le altre forze riformiste non può che stare nel Pse. Poi ognuno ci sta con le proprie specificità. Riconosco il valore della Margherita in Italia, ma se non esiste in Finlandia, non possiamo costringere i finlandesi a crearla...». Sullo stesso argomento si è soffermato ieri Walter Veltroni, con altrettanto slancio, dicendo che le sue parole vogliono essere di «sprone, sollecitazione, speranza, attesa». «Quella del partito democratico», secondo il sindaco di Roma, infatti, «è una prospettiva che da dieci anni ci si aspetta che venga realizzata in primo luogo dagli elettori del centrosinistra. Il tempo è venuto, non si può perdere questa occasione. Tornando alle condizioni dell’attuale maggioranza di governo, come si diceva Fassino non esclude affatto eventuali allargamenti. «Se ci saranno processi di allargamento», annuncia, «li valuteremo e non saremo chiusi». Ma se il governo non ce la farà, niente governi tecnici, istituzionali o affini: si dovrà tornare alle elezioni. «E questo», sottolinea Fassino, «per un semplice motivo: ve lo immaginate un governo Gentiloni-Gasparri-Mastella-Diliberto?».
[Artchivio/_borders/disc2_aftr.htm]