Date: 30/08/2006
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SOCIALISMO E COMUNISMO ----------------------------------------------- Sui fatti d'Ungheria, il socialista Pietro Nenni aveva visto giusto. A sostenerlo è il presidente della Repubblica - ex comunista - Giorgio Napolitano in un breve messaggio inviato al presidente della Fondazione Nenni, Giuseppe Tamburrano e riportato da L'Unità in prima pagina. Il testo verrà pubblicato insieme al capitolo sul '56 tratto dall'autobiografia di Napolitano «Dal Pci al socialismo europeo», in un libro-riflessione che la Fondazione farà uscire a fine ottobre. Napolitano, invitato a Budapest alle celebrazioni del cinquantennio della rivolta ungherese, aveva già riconosciuto venti anni fa che Antonio Giolitti - socialista un tempo bollato di "deviazionismo" dal vecchio Pci stalinista - aveva avuto ragione nel criticare l'intervento militare sovietico.Ma nel suo messaggio a Tamburrano, adesso Napolitano sottolinea anche le ragioni di un altro socialista storico, Pietro Nenni. «La mia riflessione autocritica sulle posizioni prese dal Pci e da me condivise nel 1956 - scrive il Capo dello Stato - e il suo pubblico riconoscimento da parte mia ad Antonio Giolitti di "aver avuto ragione" valgono anche come pieno e dovuto riconoscimento della validità dei giudizi e delle scelte di Pietro Nenni e di gran parte del Psi in quel cruciale momento».Cinque righe, sottolinea l'Unità che faranno discutere. Non solo perché, nel '56, Napolitano allora giovane funzionario del Pci, usò parole dure contro Giolitti e contro il Psi che condannavano l'intervento militare sovietico sostenendo invece che si trattasse di un elemento di «stabilizzazione internazionale» e addirittura di un «contributo alla pace nel mondo»; ma anche perché dare ragione a Nenni, come sottolinea una nota dell'Unità, ex organo del Pci e ora voce ufficiale dei Ds, significa riconoscere «ad un partito della sinistra (i compagni con cui si era costituito il Fronte Popolare) la capacità d aver visto giusto».Per Giuseppe Tamburrano le parole di Napolitano «hanno un enorme valore. So bene - dichiara - che il Pci del '56 non avrebbe potuto rompere con Mosca» nonostante i carri armati dell'Armata Rossa e i morti seminati nelle piazze, durante i moti popolari ungheresi. Ma certo, aggiunge, «guardando indietro con gli occhi di oggi mi viene da dire che se allora il Pci avesse assunto una posizione meno netta, se avesse prevalso Di Vittorio che sempre criticò l'intervento sovietico a reprimere la rivolta popolare ungherese, forse avremmo avuto una storia diversa dell'Italia e della sinistra italiana».
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