[Artchivio/_borders/disc2_ahdr.htm]

Il Partito democratico guardi al socialismo o i ds saranno decimati / La Stampa

Date: 09/08/2006
Time: 18.53.09
Remote Name: 151.28.24.62
Remote User:

Commenti

IL FUTURO DELLA SINISTRA PARLA IL PRESIDENTE DELLA REGIONE PIEMONTE: «SERVE SUBITO UN CANTIERE APERTO AL POPOLO DELL’ULIVO, ANCHE SU INTERNET» «Il Partito democratico guardi al socialismo o i ds saranno decimati» Bresso: se sarà senza radici starò fuori 8/8/2006 di Maurizio Tropeano Mercedes Bresso Visto dalle colline sopra Ventimiglia, il futuro del Partito democratico è piatto come il mare d’agosto. Le mareggiate scatenate a Roma dalle interviste di questo o quel leader diessino o della Margherita si infrangono senza danni sulla battigia. Senza allarme. Quasi senza rumore. «Del resto - si interroga Mercedes Bresso, presidente diessina del Piemonte - perché ci dovrebbe essere entusiasmo? Perché ci dovrebbe essere passione? Tutto è fermo ad un’alleanza elettorale costruita in modo che i due principali partiti possano contarsi. Con lo stesso criterio sono stati costruiti i gruppi unitari. E il futuro non è migliore. Si disegnano, in stanze chiuse, geometrie politiche che al massimo possono portare all’unificazione delle correnti diessine e della Margherita. A queste condizioni è evidente che il popolo dell’Ulivo non può scegliere, e non sceglie. Anche per me diventa difficile scegliere». Presidente, vuol dire che lei non sa se aderirà al Partito democratico? «E a che cosa dovrei aderire? Quali sono i riferimenti ideali che ci tengono uniti? Quale sarà la collocazione internazionale del nuovo soggetto politico? Sono abituata a non acquistare a scatola chiusa. Lo stesso fanno centinaia di migliaia di ulivisti convinti. Io voglio risposte. Loro vogliono risposte. Dobbiamo aprire il cantiere del Partito democratico. Dobbiamo farlo subito, anche al di fuori delle segreterie. Usiamo Internet e diamo a tutti la possibilità di dialogare sulle idee forza che ci uniscono e su chi vorremmo al nostro fianco». Secondo lei da che cosa si dovrebbe partire? «Dal socialismo europeo. Se guardiamo al di fuori dei nostri confini nazionali possiamo vedere che tutte le esperienze più innovative di governo nascono dal filone socialista e socialdemocratico. Adesso nessuno parla più di Blair ma il leader britannico è stato capace di dare un governo progressista ad un paese postindustriale dove la classe operaia ha un ruolo marginale. Poi ci sono le democrazie del Nord che stanno sperimentando la “flex security”, cioè coniugano flessibilità, alti prelievi fiscali e welfare. Zapatero che ha allargato i diritti alle donne. E poi i leader sudamericani». Mi scusi, ma perché la Margherita dovrebbe accettare di essere annessa? «Io non voglio fare annessioni e non voglio essere annessa. Le personalità che ho citato, i risultati di governo ottenuti in quei Paesi evidenziano come il socialismo non è una dottrina morta con il Novecento, anzi, rappresenta la formula migliore per interpretare e governare una realtà in evoluzione. Io credo che il partito democratico non possa rinunciare a questo aggancio ideale. Annacquare queste esperienze, umiliarle può solo portare a decimare la quota dei militanti della Quercia che entreranno nel nuovo partito». Rutelli non la pensa così...? «Vorrei sapere quali sono gli ideali di riferimento su cui Rutelli e quelli che dicono “socialisti mai” vogliono costruire il nuovo partito. Se qualcuno pensa sia necessario realizzare una formazione che abbia come punto di riferimento le gerarchie ecclesiastiche lo può fare, legittimamente, ma questo non è l’ambito del partito democratico. Sono due percorsi diversi. Serve un chiarimento per definire ideali comuni e una collocazione internazionale condivisa altrimenti noi possiamo restare alleati, trovare accordi di coalizione, governare insieme ma diventa difficile stare nello stesso partito». Presidente anche lei sarà tra i diessini decimati? «Io chiedo di avviare un percorso di discussione sui valori, i punti di riferimento e sulle alleanze. Dobbiamo guardare alla realtà. A livello europeo il Ppe sta diventando il ricettacolo della conservazione, mentre il Pse dà voce ai valori progressisti. Dobbiamo stare dentro questa famiglia, contaminarla con altre esperienze, cambiarla dall’interno, magari anche nel nome, arrivando a chiamarlo semplicemente democratico. Il nostro orizzonte di riferimento internazionale, però, deve essere quello». La Margherita pensa sia possibile costruire una terza via tra Ppe e Pse. Che cosa ne pensa? «Sono arrivati i nuovi Marx? Gli ideologi di una nuova Internazionale? Il francese Delors è la prova evidente della possibilità di coesistenza tra socialismo e cattolicesimo democratico. Il nostro problema è allargare i diritti sociali, economici culturali di italiani ed europei e possiamo farlo solo dentro la famiglia socialista. E poi dobbiamo allargare i confini del confronto perché altrimenti rischiamo di perdere per strada importanti esperienze politiche». Cioè? «Gli ambientalisti. Sinceramente mi spiacerebbe regalare questa storia all’ultra sinistra. Possiamo recuperare quelle intuizioni politiche originali solo all’interno di questo percorso di ricerca e di chiarificazione su ideali e alleanze. Per me questa è la conditio sine qua non per aprire un confronto, per dar voce al popolo dell’Ulivo. Il mio vuole essere un contributo all’avvio di un dibattito politico sui problemi reali, sulle strategie e non sulle tattiche anche se, alla fine di questo percorso, non so se farò parte del nuovo soggetto politico o se tornerò a fare l’indipendente». Presidente Bresso, secondo lei chi dovrà guidare il nuovo partito? «Dei quarantenni, anzi una quarantenne. Sì, una segretaria donna con uno staff di persone che non sono mai stati iscritte ai vecchi partiti, anche gli ultimi. Persone che nascono da quelle esperienze politiche ma che non devono difendere rendite di posizione. Solo così il nuovo partito potrà avere un futuro».

[Artchivio/_borders/disc2_aftr.htm]