Date: 04/07/2006
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LA LETTERA DELLA FIGLIA DELL’EX LEADER PSI------ «Mio padre Bettino ha difeso lo Stato ebraico»------- Caro Direttore, leggo sul suo giornale giudizi contraddittori di autorevoli esponenti della comunità ebraica sull'«equivicinanza» inventata da Massimo D’Alema per spiegare la sua posizione tra Israele e Palestina, e giudizi decisamente negativi sui due sottosegretari socialisti agli Esteri, Ugo Intini e Vittorio Craxi, giudizi che purtroppo coinvolgono la figura e l’opera di mio padre. Non è mio compito difendere i sottosegretari del governo Prodi; ma sono sinceramente dispiaciuta che una persona che stimo, come Riccardo Pacifici, nutra convinzioni profondamente errate sull’azione svolta da mio padre per la pace in Palestina. Cercherò di spiegarmi, con la concisione necessaria in una lettera che chiede ospitalità. Bettino Craxi voleva la pace nel Mediterraneo in cui vedeva preminenti interessi italiani e capiva due cose: che a quella pace non si sarebbe mai arrivati senza prima risolvere il conflitto in Palestina e che quel conflitto non sarebbe mai cessato se l’Occidente non avesse trovato in Palestina un interlocutore credibile. Prima di arrivare ad Arafat, Craxi visitò tutte le capitali arabe, tenendo costantemente informato il presidente Reagan; e quando giunse ad Arafat, nell’83, a Tunisi, pretese dal leader palestinese la rottura con la frazione terrorista dell’Olp e l’accettazione delle risoluzioni dell’Onu «pace contro territori». Craxi fu spesso duro con Israele. Definì azione terroristica il bombardamento di Tunisi ma l’Onu gli dette ragione. A Madrid, al congresso dell’Internazionale, denunciò con vigore e crudezza la politica di Israele, ma era la politica della «Grande Israele», delle colonizzazioni, il sogno, ormai svanito, cui allora indulgevano anche i laburisti di Simon Peres. Sui suoi sentimenti verso Israele c’è il documento di un suo discorso a Milano, del ’73, quando non era ancora né segretario del partito né presidente del Consiglio: Israele deve vivere, la democrazia israeliana va difesa. Questa convinzione Bettino non l’ha mai mutata. Ma non chiudeva gli occhi davanti agli errori di Israele, quando Israele si cacciava nel vicolo cieco di un predominio antistorico e irrealizzabile. Ebbe il torto di avere la vista più lunga degli altri e una determinazione che, se fosse stato imitata, forse avrebbe risparmiato molti lutti e molte angosce. Ma Bettino, caro Pacifici, fu soprattutto un uomo di pace, solo consapevole che nessuna pace è possibile contro il diritto dei popoli alla libertà e all’autodeterminazione. Stefania Craxi
[Artchivio/_borders/disc2_aftr.htm]