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La Rosa nel Pugno è più che appassita / La Padania

Date: 03/07/2006
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Dopo l’uscita di Villetti la Margherita apre le braccia allo Sdi-------------- La Rosa nel Pugno è più che appassita-------------- Roma -Sembrava che dovessero spaccare il mondo politico. Ne parlavano come gli astri nascenti, i profeti della politica riformista del Duemila. Eccoli, signori: per una questione da vecchia partitocrazia (le nomine nelle commissioni bicamerali) il castello è saltato per aria, con il capogruppo alla Camera Roberto Villetti che ha fatto le valigie dalla compagnia di Emma Bonino ed Enrico Boselli. Per questo, oggi, la Rosa nel Pugno si interroga (e fa bene) sul suo futuro. Lo ha fatto l’europarlamentare socialista e membro della segreteria della Rnp Biagio De Giovanni, scrivendo una letterina ficcante agli amici di Marco Pannella. «Ha dominato - si legge nella missiva di De Giovanni - il tema di una pretesa subalternità alle tematiche dei radicali, al loro stile politico, e si potrebbe dire, in generale, alla loro visione del mondo. Non è stato sufficiente quello che si è provato a dire e a fare, nei mesi immediatamente successivi alla nascita del progetto per ricordare radici comuni, l’intreccio originario fra diritti di libertà e diritti sociali». Mettere insieme le diverse anime della “Rosa” - «che scaturiscono da storie diverse e hanno trovato raccordi talvolta urgenti e provvisori ma anche fragili» - è una favola senza lieto fine. La Rosa nel Pugno è appassita, perde petali e vigore. Lo ha ammesso ieri anche Sergio D’Elia: «La crisi della Rosa è evidente. Un soggetto politico che non riesce a convocare la sua segreteria evidenzia una crisi evidente che non può essere mascherata dal “buon funzionamento” del suo gruppo parlamentare e la cui soluzione non può essere demandata a nessun altro che non siano i suoi organi statutari». D’Elia sbotta: «Il gruppo parlamentare non può essere il surrogato del “partito”, la sua camera di compensazione. Non può esercitare ruoli di supplenza rispetto a questioni, regole e organi statutari che non gli sono propri». Palla, dunque, al centro. Si ricomincia da capo. A litigare e - perché no - a guardarsi intorno. Pannella a Radio Radicale ha fatto prima buon viso a cattivo gioco («Non avviliamoci compagni della Rosa nel Pugno»), poi ha definito Villetti un «grande umorista», infine è passato alle rivendicazioni familiari: «Da sette mesi - ha osservato il leader radicale - a parlare nei dibattiti televisivi per la Rosa nel pugno è sempre Boselli». Per il leader radicale è tempo di «dare vita a tante iniziative. Iniziative per la Rosa nel Pugno». Netto il giudizio “super partes” di Europa, il quotidiano vicino alla Margherita: «A proposito della Rosa nel pugno è proprio vero che l'avevamo detto», la «rottura forse era nelle cose. Giusto il tempo fisiologico di un paio di mesi e siamo già al divorzio. Sotto sotto i radicali accusano i socialisti di parassitismo». Il percorso naturale dello Sdi - sottolinea il quotidiano - «dovrebbe ricondurlo nella scia del Partito democratico». Attenzione, attenzione, gatta ci cova. Lo dicevamo poche righe sopra: palla al centro. I Dl allungano le mani sui socialisti. La conferma arriva dal margherito Franco Monaco: «Se la cifra del Partito democratico è il riformismo, come possiamo privarci del contributo di chi riformista a sinistra lo è stato da sempre, nel solco del socialismo democratico?». Alla domanda segue la risposta, la ricetta politica: «Lo Sdi è geneticamente connotato da cultura di governo, da spiccata sensibilità sociale, da una laicità che non degrada nel laicismo corrosivo e militante. In poche parole lo Sdi si segnala per l’ancoraggio strategico all'Ulivo». Eccoci alle prove generali di ricollocamento. Fuori questo, dentro l’altro: fuori le ali massimaliste della sinistra, avanti tutti nel progetto centrista di Rutelli. A intervenire è Bobo Craxi: «Come diceva Filippo Turati, “in politica bisogna vedere le cose un quarto d'ora prima”. Si apra una discussione più larga e, in un certo senso, più “alta”: ne avrà da guadagnare la sinistra italiana in generale e anche un quadro politico italiano oggi in movimento». La Rnp riapre le carte della politica. E più che triste, penoso, è il fatto che le riapra per una questione di poltrone. Ha scritto bene ieri il Riformista: «La partitocrazia è associazione a delinquere: potrebbe essere questo il minimo comune denominatore delle migliaia di pagine che compongono il Vangelo (laico) secondo Marco (Pannella). Oggi le parti si invertono. Proprio mentre nella Rosa del Pugno stanno volando gli stracci, tra i socialisti c’è chi rovescia sui radicali la vecchia fatwa anti-partitocratica». Prima si mettono insieme, poi, per una briciola di potere si azzannano. «Sul Riformista di ieri - tira fuori gli artigli D'Elia - Ottaviano Del Turco, che pure mi ha strenuamente difeso nei giorni scorsi e di cui lo ringrazio pubblicamente, mi accusa ora di aver “riproposto il peggio della tradizione partitocratica, secondo cui anche le decisioni sui gruppi parlamentari vanno demandate alla segreteria del partito”. Al mio amico Ottaviano faccio solo osservare che lui, non presente alla riunione del gruppo e parlando, quindi, de relato, corre il rischio di riproporre il peggio della tradizione giudiziaria italiana, quella dei pentiti che parlavano de relato». Frecce e coltelli. Questo è il volto della Rosa nel pugno. E chissà che tra i due litiganti (radicali e socialisti) i terzi (la Margherita) non ne approfittino per allargare il loro portafoglio parlamentare.

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