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La rabbia dei socialisti «La Rosa non è un partitone radicale» / l'Unità

Date: 03/07/2006
Time: 19.02.21
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La rabbia dei socialisti «La Rosa non è un partitone radicale» ---------- Rpn in crisi d'identità. Turci: servono gruppi dirigenti comuni, siamo all'abc della politica. ______________ • da L'Unità del 3 luglio 2006, pag. 6 di Wanda Marra La rosa s'è sfatta? La domanda sorge spontanea dopo le dimissioni di Roberto Villetti (provenienza Sdi) da capogruppo a Montecitorio, e le accuse più o meno striscianti tra le due anime della formazione, quella socialista e quella radicale. Non ultime le parole di Marco Pannella che ha definito «assente» Boselli. In realtà, in molti sono pronti a dichiarare che il progetto della Rnp è importante, e ha ancora motivo di esistere. Quello che è venuto fuori non è un problema di obiettivi politici o di "contenuti", ma di stili e di modalità, ribadisce Roberto Villetti, che mercoledì si è dimesso da Capogruppo della Rnp a Montecitorio. L'episodio scatenante, dopo una tensione sotterranea che era andata salendo tra le due anime del partito, Sdi e Radicali, era stata una riunione-fiume convocata per indicare i nomi scelti dal partito per le commissioni parlamentari. «I Radicali sostengono che ogni decisione del partito, anche questa, spetta alla segreteria. Io, invece, penso che bisogna salvaguardare l'autonomia del gruppo parlamentare», aveva spiegato il presidente dimissionario. I due "petali" della Rosa si erano divisi sullo schema che Villetti aveva presentato: tre commissioni allo Sdi e tre ai Radicali. La frattura era diventata insanabile quando i "pannelliani", in testa Sergio D'Elia, avevano proposto che dovesse essere la segreteria a decidere. A quel punto punto i socialisti avevano deciso che era arrivato il momento di porre in maniera forte la questione più ampia dei rapporti tra le due anime del partito. Questione forte che rimane aperta. A bocce ferme, Villetti ci tiene a sottolineare che è «paradossale che si sia aperta la crisi», vista la convergenza degli obiettivi politici. E spiega che il problema riguarda le forti differenze di gestione dei due partiti, uno tradizionale, l'altro movimentista. E’ un fatto, peraltro, che molti tra i socialisti sostengono con non poco disappunto che Pannella ha annunciato una serie di iniziative a Radio Radicale senza altri passaggi: così il digiuno per l'amnistia, così la vita di Saddam Hussein. Una «grande forza di drammatizzazione», la definisce Villetti. Che non fa parte della cultura socialista. Villetti ci tiene a sottolineare, comunque, che la Rosa nel Pugno è un progetto importante e innovativo. E che si sta lavorando per la sua sopravvivenza. In questo senso lancia anche una proposta: dovrà essere concepita come un'idea federativa. Ovvero diventare una formazione nella quale entrino anche singoli, associazioni, club, oltre ai due principali soggetti, conservando una grande autonomia. E all'interno di questo progetto, non dovrà esistere una leadership unica, ma collegiale. «Non si deve avere l'impressione che noi socialisti convergiamo in una grande forza radicale», puntualizza. ViIletti respinge al mittente anche le critiche di Pannella, che definisce Boselli «assente». «Boselli non fa gli scioperi della fame e della sete. Ha altre modalità». Nel frattempo nel partito chi si trova magari per storia in una posizione di alterità sia rispetto alla componente socialista che a quella radicale sta facendo da «pontiere». È il caso di Salvatore Buglio (per 22 anni operaio, poi militante comunista e deputato dei Ds dal 96 al 2006, eletto a Montecitorio nella Rnp), di Lanfranco Turci (ex Ds, ora deputato con la Rnp) e l'economista vicino ai Ds Biagio De Giovanni. «Dobbiamo rafforzare la Rnp e poi entrare con pari dignità nel partito democratico», spiega Buglio. «Si tenta una grande prova con un partito che in Italia non c’è. E dopo il deludente esito elettorale è chiaro che ci sia qualche sofferenza». Da Lanfranco Turci arriva una denuncia "equidistante": «Vedo il nullismo dei vertici socialisti e un'azione debordante al di fuori di ogni regola del gruppo dirigente radicale». Anche lui lancia una proposta: «La prima cosa da decidere è il funzionamento degli organismi dirigenti. Siamo alla grammatica della politica».

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