Date: 06/06/2006
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Bobo Craxi: Boselli ha sbagliato, nella Rosa il socialismo è sparito _________________________________________ ROMA - Allora, onorevole Craxi, tanto per cambiare voi socialisti litigate. Formica attacca lo Sdi e dice che deve chiudere con la Rosa nel Pugno, lei che ne pensa? «Un anno fa, quando ho riaperto la questione socialista non l’ho certo fatto per finire alla Farnesina ma perché ero convinto che correva l’obbligo di promuovere l’unità socialista per convincere o per costringere la sinistra "reale" a fare i conti con l’esperienza del Psi. E non escludevo affatto l’alleanza con i radicali». Ma non è entrato nella Rnp e si è candidato nell’Ulivo. «E’ stato l’ukase di Pannella nei confronti dell’ipotesi di unità socialista a impedirlo. Dovevamo sottoscrivere tutti i loro punti, inchinarci al trittico Blair-Zapatero-Fortuna con buona pace dell’esperienza craxiana. Insomma, il passato socialista è stato inglobato nella Rnp e su questo io non posso proprio concordare con Boselli». Formica dice: via tutta la vecchia classe dirigente dello Sdi. «Rino esprime e un’esigenza che anch’io vedo come reale, ovvero che vi siano nuovi testimoni del socialismo, nuove generazioni non contaminate con la crisi del Psi». Boselli, però, replica che si sta facendo una "cosa nuova". «Avevo detto per tempo a Boselli che sarebbe stato utile per lui, e per la sua leadership, ricollegarsi a una continuità storica. Non lo ha fatto, e il peso dei radicali nel progetto della Rnp è troppo vistoso. E questo progetto non può non essere corretto e rivisto anche alla luce dei risultati elettorali». Ma lei è d’accordo o no con Formica, il quale dice che lo Sdi deve archiviare definitivamente l’esperienza della Rnp? «Io penso che per la Rnp servirebbe una pausa di riflessione: sì ai temi laici, no alla scomparsa della soggettività socialista dentro un micro-partito». Il suo futuro, allora, è nel partito democratico? «Non è saltando a piè pari la questione socialista, magari facendo il verso a Tony Blair che si costruisce la prospettiva del futuro. E’ evidente che in Italia c’è l’esigenza di dissodare il terreno storico e politico della sinistra dal proverbiale antisocialismo. E non potrà nascere nessuna formazione che si richiama ai valori del riformismo senza contenere in forme robuste e non residuali od occasionali l’area erede del socialismo». Forme robuste, lei dice, ma siete quattro gatti... «A chi obietta che è una questione di numeri io obietto che il socialismo ha radici così profonde che non si possono recidere, e perciò, presto o tardi, si presenterà la necessità di fare i conti con questa tradizione». Ma lei veramente spera ancora che i socialisti si uniscano? «Io non perdo il filo della speranza. Perciò propongo che si apra una discussione. E’ interessante sapere che cosa pensano vecchi dirigenti, a cominciare da Formica, Amato, De Michelis e anche da Martelli. E sarà molto interessante sapere anche che cosa pensano gli elettori e i giovani socialisti che ci sono. A metà luglio ho in programma un seminario proprio su questi argomenti». Nell’attesa che i socialisti si diano una mossa lei è andato a lavorare con il diessino D’Alema: sottosegretario agli Esteri. «Già, a D’Alema, come a me, piace molto questo nuovo lavoro. Abbiamo tanti punti di vista in comune e tanti amici in comune nel mondo, che erano anche amici di mio padre Bettino...». l’Intervista Maria Teresa Meli
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