Date: 06/06/2006
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Boselli: socialisti delusi, ma non rompiamo la «Rosa» «Formica sbaglia, parla lui che ha distrutto il Psi. Noi dettiamo l’agenda del governo» ROMA - «No, non voglio rispondere a Rino Formica... Cosa dovrei dirgli? Che ha contribuito a distruggere il Psi?». Enrico Boselli è stanco delle «vecchie» polemiche tra socialisti, preferisce le nuove, quelle con i compagni d’avventura radicali, che sono sintomo di «vitalità». L’attacco dell’ex ministro del Garofano, che sul Corriere lo ha accusato di essersi suicidato e lo ha invitato a chiudere con l’esperienza della Rosa nel pugno, ha fatto ripiombare il leader dello Sdi nel passato, ma lui vuole andare avanti. Boselli, lei insiste con la Rosa nel pugno. Ma non dovrebbe fare autocritica, visti i risultati elettorali? «Il risultato è stato inferiore alle aspettative. È la prima cosa che va detta, è vero, e sarebbe ipocrita fare finta di niente. Ma dobbiamo anche dire che la Rnp è nata solo a novembre, e nonostante ciò ha pur sempre preso un milione di voti. Come debutto non è stato assolutamente negativo». Ma neanche positivo. «La nostra è una scelta politica e strategica. Non è come andare a giocare alla roulette a Montecarlo, dove se il numero su cui hai puntato non esce prendi e te ne vai. Noi non ci dobbiamo scoraggiare, anche perché...». Anche perché, onorevole Boselli? «L’agenda politica della Rosa nel pugno è diventata l’agenda del primo mese di questo governo». Non le sembra di esagerare? «No, le faccio un brevissimo elenco: le dichiarazioni d’apertura di Rosy Bindi sui Pacs, quello che ha fatto Fabio Mussi sulla pregiudiziale etica per la ricerca scientifica, e, ancora, Mastella che ha proposto l’amnistia... tutti temi nostri». Vero, peccato che, però, su un altro dei vostri cavalli di battaglia, cioè la scuola pubblica, sarà difficile che l’abbiate vinta. «Comunque continueremo a combattere questa battaglia: tutte le risorse dello Stato devono andare solo alla scuola pubblica, come prevede la Costituzione». Socialisti e radicali polemizzano tra di loro e lei dice di essere soddisfatto? «Sì, perché penso che il peso politico della Rnp sia forte, e che vada al di là del risultato elettorale. Chiaramente ora dobbiamo allargarci ad altri campi, cioè a quelli che riguardano la modernizzazione economica e sociale del Paese, per avere maggiore capacità di presa sull’opinione pubblica». Ed è su questo punto che voi e i radicali avete polemizzato: li avete accusati di essere interessati solo ai diritti civili... «Non è facile mettere insieme due storie in pochi mesi, riuscire a mescolare il movimentismo radicale, che è molto forte, con la tradizione socialista che è legata all’azione di governo. E sarebbe comunque un errore fare una media: un po’ di istituzioni e un po’ di movimentismo. Bisogna trovare un altro punto di equilibrio, aprendoci anche agli altri, perché la Rnp non può essere la somma algebrica di Sdi e radicali». Allargarvi a chi? «Ad altre forze laiche, alla società civile». Vi state forse preparando a farvi imbarcare nel partito democratico, onorevole Boselli? «Oggi, per la verità, il partito democratico non c’è. C’è stata una lista elettorale Ds-Margherita e ci sono due gruppi parlamentari unici. Noi, ma anche i radicali, siamo da tempo interessati a questo processo: magari il riformismo diventasse veramente maggioritario in Italia! Però occorre fare prima due considerazioni». Prego. «La prima è che oggi l’Ulivo è all’origine dei più grandi problemi che ha avuto il governo: la rincorsa tra Ds e Margherita per il primato ha fatto vivere giorni difficili a Prodi. La seconda considerazione è questa: non vedo le condizioni per cui la Rnp partecipi all’attuale confronto sul partito democratico». Scusi, aveva detto che eravate interessati. «Ma Ds e Margherita sono divisi anche su questo punto. D’Alema ha detto: voglio un’area socialista nel nuovo partito. Fassino ha detto: no, voglio la Rnp. E subito dopo Franceschini ha detto di no, che della Rosa nel pugno non se ne parla. Si mettessero prima d’accordo tra di loro! E comunque le contraddizioni di fondo per cui l’Ulivo andò in crisi sono ancora tutte là e riguardano i temi della laicità. Su questi noi non possiamo transigere, altrimenti che partito democratico sarebbe? Diventerebbe un compromesso Dc-Pci». Anche voi e i radicali, però, litigate. «È vero, ci sono delle polemiche, che sono il segno della laicità della Rnp e della sua vitalità». Ma a quei socialisti delusi dopo il voto che dice? «Coraggio, non perdiamoci d’animo. È indubbio che tra i nostri militanti c’è stata delusione dopo il voto, ma bisogna andare avanti». E a Formica cosa replica? «Noi in questi 13 anni abbiamo sempre difeso i valori socialisti che erano finiti nel fango di Tangentopoli, però bisogna rendersi conto del fatto che l’Italia è cambiata, che noi dobbiamo immaginare per i socialisti un ruolo al passo con i tempi. In queste elezioni, per la prima volta, tantissimi giovani nelle grandi città ci hanno votato, erano giovani che non si occupavano dei socialisti da almeno tre lustri! Non possiamo rinchiuderci, arroccarci e pensare solo al passato». Maria Teresa Meli
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