Date: 12/04/2006
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I dubbi dello Sdi: noi, oscurati dai radicali________ «Troppo peso ai diritti civili». Villetti e Del Turco, l’ipotesi della Rosa nel partito democratico_______________ ROMA - Che delusione, dice Luciano Pellicani, che triste zero al Senato. Pellicani, intellettuale craxiano, parla dei risultati della Rosa nel Pugno, la formazione nuova, Sdi più Radicali, che poteva essere la sorpresa ed è rimasta sotto al tre per cento. «La Rosa nel Pugno - si consola Roberto Villetti, vicepresidente dei Socialisti democratici - è un partito-bambino, e quando uno è nato da poco ha pochi voti, di sicuro crescerà». Tutti dicono che si va avanti. Daniele Capezzone, per esempio, segretario dei Radicali, afferma che il progetto del Partito Democratico (Ds più Margherita) «deve confrontarsi con gli "zapablairisti" della Rosa nel Pugno». Ed Enrico Boselli, presidente Sdi, conferma che il progetto Rosa nel Pugno «ha un futuro». Resta l'impressione che la fusione delle culture non abbia funzionato, che la voce radicale abbia gridato più forte di quella socialista e ora sono soprattutto i dirigenti dello Sdi a domandarsi: perché siamo ancorati a quel 2,5 per cento, 18 deputati, neanche un senatore, Pannella e Intini fuori dal Parlamento? Prepotenza radicale o timidezza socialista, è un primo dilemma. Sostiene Ottaviano Del Turco, presidente della Regione Abruzzo e da sempre fautore dell'«incontro bellissimo di socialdemocratici e radicali»: «C'è stato uno sbilanciamento di comunicazione, troppo sui diritti civili, poco sulla copertura dei bisogni sociali. Quindi, la mia risposta è: timidezza Sdi, non prepotenza loro. Risultato: nostri elettori hanno votato ds, mentre molti elettori radicali, liberisti, sono rimasti a destra». E Giovanni Crema, già senatore Sdi di Belluno, conferma. Partendo dalle valli del Bergamasco, del Bresciano: «Là sono andati a votare 90 elettori su cento. Artigiani, piccoli e medi imprenditori, ai quali non abbiamo parlato e che sono diventati prede del populismo». In Campania, alle regionali dello scorso anno, lo Sdi arrivò al 5,4 per cento. Ieri la «Rosa» si è bloccata al 2,6. Ecco Fausto Corace, ingegnere e segretario regionale Sdi: «Per fare liste miste con i radicali abbiamo dovuto tenere fuori molti nostri amministratori. In cambio, speravamo nel vento radicale al Nord, invece...». Secondo Roberto Villetti, vicepresidente Sdi, le ragioni della sconfitta sono altre: aumento dei votanti, successo delle ali estreme, scarsa conoscenza del simbolo della «Rosa», liste-civetta. Dice: «Tuttavia, siamo stati decisivi, unici ad aver intercettato i voti in uscita dal centro-destra». Vista dall’esterno, per esempio da Rino Formica, storico ministro socialista, la vicenda è diversa: «Boselli ha improvvisamente rotto col progetto di unità dei socialisti e con il progetto Ulivo. La "Rosa" è nata sotto il segno dell’esasperazione radicale con dentro niente socialismo. Così, è apparsa un trucco elettorale: Boselli voleva sfuggire all’allargamento socialista per un cinismo di nicchia e Pannella voleva servire la vecchia minestra radicale con una spruzzata mitterrandiana». Villetti e Del Turco parlano della possibilità per la «Rosa» di partecipare al costruendo partito democratico, per correggerne il giustizialismo ds e il clericalismo della Margherita. Formica è meno fiducioso: «I radicali resteranno radicali, lo Sdi riprenderà la strada del prodismo».
[Artchivio/_borders/disc2_aftr.htm]