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CONVENTION SOCIALISTA / Corriere della Sera

Date: 28/01/2006
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CONVENTION SOCIALISTA--- «La Seconda Repubblica franerà». Applausi al film di Bettino__________________ La platea applaude alle parole di Craxi padre ma anche a un capo dell’Unione quasi sorpreso: grazie per questa calda accoglienza _____________________________________________________ ROMA - Il giorno di Bobo si apre con un filmato del padre Bettino, una lunga intervista in cui il vecchio capo socialista racconta. I suoi nostalgici lo ascoltano in piedi e applaudono. A un certo punto la voce di Bettino lancia un cupo presagio: «La cosiddetta seconda Repubblica è costruita sulla menzogna. E le cose costruite sulla menzogna franeranno». Nella penombra della sala, il dalemiano Gavino Angius, accomodato in prima fila, elegante e impassibile, ascolta con un certo distacco. Come la vede? Crollerà davvero la seconda Repubblica? «Mah - fa lui, garbato -. Non saprei». Siamo nel salone dell’Hotel Summit, sull’Aurelia, proprio di fronte a quell’hotel Ergife che nella storia del Psi e di Craxi segnò una tappa fondamentale. E adesso da qui cerca di prendere il volo un altro Craxi. Bobo si avvia verso il microfono. Comincia a scaldare la platea dicendo che la scelta di entrare nell’Unione è definitiva, che la tradizione socialista è lì, a sinistra, e che il garofano rosso non si tocca. Scrosciano applausi, qualcuno grida «bravo», ma un po’ tutti sbirciano verso il fondo della sala. Aspettano di veder comparire l’ospite d’eccezione, il leader del centrosinistra Romano Prodi che viene a dare la benedizione a Bobo e ai suoi seguaci. Qua e là spuntano le facce un po’ invecchiate di protagonisti della prima Repubblica. Giulio Di Donato si aggira col telefonino incollato all’orecchio, sorride gioviale Ugo Intini, mentre Carmelo Conte ha sempre quel lampo di arguzia negli occhi. C’è anche un fedelissimo del vecchio Craxi, Massimo Pini: «Sono qui per Bobo, ho affetto per lui». Ha appena finito di scrivere una biografia monumentale di Bettino. Un migliaio di pagine. Di colpo la sala si anima. Bobo smette di parlare. Sono tutti in piedi ad applaudire il Professore che avanza rapido e sorridente. Abbraccia l’erede di Bettino. «Ha una forte simpatia per lui», ci sussurra un collaboratore di Prodi. L'ospite d'onore va a prendere posto al tavolo della direzione, ascolta il seguito del discorso di Bobo, prende appunti e fa sì col capo quando sente che bisogna smetterla con «il vetusto anticlericalismo proprio di minoranze arrabbiate», un atteggiamento che non si addice a chi si presenta come forza di governo, «noi vogliamo far rispettare i patti del Concordato». C’è voluto coraggio, dice, a separare «i nostri destini dal blocco moderato». Lancia frecciate a De Michelis e a chi ha scelto «la conservazione e la prigionia nella Casa del Grande fratello». Fa ironia su Berlusconi che descrive Prodi vittima di attacchi di panico, «il panico verrà agli italiani se continua a snocciolare dati inesistenti, un esercizio di illusionismo». Vuole creare «una lista socialista nel centrosinistra». Pronto ad alleanze «compatibili con la nostra identità». Il sogno è sempre una riunificazione dei socialisti, «ma le famiglie si ricompongono facilmente se in casa non si incontrano parenti acquisiti». Chiara allusione ai radicali che si sono messi insieme allo Sdi nella Rosa nel pugno e hanno manifestato ostilità a due aspirazioni di Bobo, la riunificazione socialista e il garofano rosso. Un'ovazione si leva quando tocca a Prodi. Sembra quasi sorpreso. «Grazie per questa calda accoglienza». Dalle prime file sale un urlo: «Sarà così anche nelle urne». Il Professore cerca con lo sguardo chi ha fatto risuonare quella promessa. «Il vostro entusiasmo incoraggia». Poi piega lo sguardo sugli appunti e si mette a elencare le malefatte di Berlusconi, l'uomo che «fa modificare i palinsesti per occupare il video». E adesso ha guadagnato due settimane in più per «aggiungere alle leggi ad personam quelle ad partitum».Promette che con lui al governo non saremo più «nella coda delle statistiche europee». Ma serviranno «riforme profonde». «Le faremo con te», gli gridano. In questo clima di piena sintonia il Professore fa l’elogio delle primarie, che «hanno riavvicinato la gente alla politica» e difende le 200 pagine del programma, «le hanno criticate, ma le abbiamo messe insieme in uno spirito unitario». Abbraccia Bobo e si congeda. Si piega verso la sedia a rotelle di Franco Piro, lo bacia e va via fra le acclamazioni. Un trionfalismo fuori posto secondo Gianni De Michelis, al quale il tribunale ha attribuito la paternità del Nuovo Psi e del garofano. A suo avviso «Prodi è davvero ridotto male se è costretto a fare da amplificatore a una riunione di un gruppo di socialisti senza casa, trascinati in questa avventura da Bobo Craxi, mentre un sondaggio assegna loro un misero 0,3%».

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