[Artchivio/_borders/disc2_ahdr.htm]

Muore la moglie di Pertini "Sandro, un grande amore "/Corriere della Sera

Date: 07/12/2005
Time: 8.51.46
Remote Name: 83.103.98.130
Remote User:

Commenti

IL PERSONAGGIO / Sposò l’ex presidente nel ’46: un uomo affascinante, forte e altruista. Mi insegnò a dissentire, ma con educazione___ Muore la moglie di Pertini «Sandro, un grande amore»__ Carla Voltolina, ex staffetta partigiana, aveva 84 anni Al Quirinale preferì la vita ritirata: io lì? Mai e poi mai ROMA - Carla Voltolina, ovvero l’antiretorica fatta moglie di un personaggio come Sandro Pertini. Dal febbraio 1990, quando il suo mondo s’era sfigurato per sempre con la morte di quell’uomo, aveva scelto uno slogan che ripeteva alle cerimonie o agli incontri con i ragazzi delle nuove generazioni: «Che volete che dica ancora? Sandro è stato per me un grande amore, un grande maestro, un grande socialista». Ancora più completa una definizione affidata a Mario Capanna, che la raccoglie e la scrive su Sette nel settembre 1996: «Un uomo affascinante, educato, forte, altruista, generoso, mai una slealtà. Un grande amore. Un grande compagno». Un solo aggettivo per espressioni diverse: grande. Conosce Pertini nel 1944 a Torino e lo sposa l’8 giugno 1946. Lui le ha insegnato (ancora Capanna) a «dissentire ma con educazione». Sarebbe ingeneroso ridurre la sua personale storia di vita a quel patto matrimoniale. Alta, bruna, una bellezza da foto Luxardo, gran temperamento, eccellente nuotatrice, nasce a Torino nel 1921 da una famiglia borghese. Insomma, impossibile non notarla. Diventa staffetta partigiana nella sua città (dove conosce Sandro e i 25 anni di differenza non ostacolano un amore lungo quasi mezzo secolo) poi nelle Marche, dove viene arrestata dalle SS, a Roma (accanto a Eugenio Colorni) e a Milano. Due lauree (Scienze politiche e Psicologia), lunghe collaborazioni a Il lavoro di Genova e a Noi donne : inchieste sulle carceri, sulle prostitute, sugli anziani. Per le edizioni de L’avanti pubblica con Lina Merlin il volume Lettere dalle case chiuse , in pieno appoggio all’abolizione della prostituzione organizzata. Quindi il lungo impegno come psicologa nei servizi romani di farmacodipendenza, alcolismo e cura psichiatrica. A tutto questo, cioè tantissimo, occorre aggiungere la vita di Carla Pertini, come non si è mai fatta chiamare davvero. A lei, di quello specialissimo lui, per prima cosa piace la voce. Il legame diventa d’acciaio («lui mi ha amato moltissimo, certo. Ma anch’io l’ho amato. Forse di più») cementato da mille interessi comuni. Ovviamente la passione politica, la fede socialista. La pittura e l’amicizia con tanti artisti: Guttuso, Vedova, Turcato, Manzù. Il teatro: li incontravi spesso, a Roma, lui con la pipa spenta tra i denti e lei nelle sue indicibili toilettes, famoso fu un suo smoking da uomo (pantaloni, cravatta nera, fascia) indossato a una prima all’Argentina. La presidenza della Camera non modifica i loro ritmi. Ogni tanto la vita pubblica irrompe nella privata. Capita dopo l’uccisione di Moro, due mesi prima di arrivare al Quirinale: «Se le Br mi rapissero, considerate falsi ed estorti i miei eventuali scritti», scrive alla moglie, l’unica di cui si fida davvero. Ma nemmeno la presidenza della Repubblica altera un equilibrio assai strano per i riti e le ambizioni della politica italiana. Lei affida la promessa a un’indiscrezione lasciata circolare senza fatica di smentite («io al Quirinale? mai e poi mai»). E resta al suo posto: il lavoro in ospedale tra i drogati e gli alcolizzati, la sera nella mansarda accanto a Fontana di Trevi, un cunicolo di stanzette, un bagnetto ricavato, un angolo cottura ma con la libertà di vista sui tetti di Roma. Lei chiama il Quirinale «quel lavoro lì» e si lamenta di vederlo troppo poco, lui non le chiede mai un impegno da First Lady. Solo una volta lei lo accompagna in Cina per curiosità, dice, e anche per seguire una terapia dell’agopuntore professor Wu. Diventa amica di Juan Carlos di Spagna e di altri potenti ma senza obbligo di banchetti e di brindisi. Poi Sandro nel 1984 torna a casa, i due festeggiano con un pranzetto solitario in campagna. Passano altri sei anni tranquilli. Infine nel febbraio 1990 lui muore battendo la testa in bagno dopo uno scivolone. L’antiretorica torna nelle immagini che la ritraggono mentre accompagna la bara al crematorio romano. Un addio con un cenno della mano destra. Poi l’urna stretta tra le braccia. Gli ultimi quindici anni registrano una Carla Voltolina impegnata a raccontare il suo Sandro. Ne parla sempre al presente («Sandro dice, Sandro vuole...»). Nel novembre 1992 il missino Giulio Caradonna chiede di sapere che fine abbiano fatto i quadri che gli regalarono da presidente. E lei: «Caradonna, imbecille, bastava informarsi, tutto è custodito al museo Pertini di Savona». Decide di affrontare i capelli bianchi tingendoli di rosso tiziano. Si amareggia per Tangentopoli che travolge il suo Psi: «Io sto dalla parte dei giudici, facciano pulizia, vadano fino in fondo. I ladri vanno puniti. Lo dice anche il settimo comandamento». Regala la pipa di Pertini a Bruno Trentin segretario della Cgil. Ogni tanto affida a una tintoria un vecchio abito del marito custodito in armadio: «L’ho fatto rimettere a posto, qui vicino c’è un signore che se la passa male, oggi glielo regalo». L’estremo bagno di folla, lei che non ne aveva mai avuti, risale al 25 aprile scorso quando Ciampi la saluta in piazza Duomo a Milano «a nome di tutti gli italiani», la piazza l’applaude e lei si commuove. L’ultima firma sotto un appello risale appena al 30 novembre: una richiesta a Ciampi da parte del Comitato pressione per le leggi paritarie. Nel 1997 subisce un’importante operazione chirurgica a Roma. Ovviamente all’ospedale «Sandro Pertini», fa sapere a tutti con soddisfatta, comprensibile civetteria.

[Artchivio/_borders/disc2_aftr.htm]