Date: 30/11/2005
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MEMORIA «Non ci ispiriamo a quel modello»... Boselli archivia Craxi E Bobo si infuria.... MILANO — Bobo Craxi e il suo seguito vanno bene a Enrico Boselli (a sinistra nella foto LaPresse). Servono a rendere più forte l’alleanza radicalsocialista della Rosa nel pugno. Ma di eredità del craxismo, il segretario dello Sdi non vuole sentire parlare. Con cautela, ma anche con decisione, Boselli archivia l’esperienza di Bettino Craxi (a destra, Pressphoto) alla guida dei socialisti italiani. Parla della svolta autonomista del Garofano e poi del craxismo senza mostrare nessuna nostalgia: «Molte luci, qualche ombra», per cui «non ci passa neanche per l’anticamera del cervello di fare un partito craxiano». E scandisce: «Quella storia appartiene al passato». Intervistato da Anna La Rosa, che gli chiede se non gli dispiaccia neanche un po’ abbandonare il Garofano, il leader dello Sdi replica gelido: «No. Appartiene a un’altra storia, è una cosa di trent’anni fa». E, d’altra parte, ricorda che quando Bettino Craxi nel 1976 divenne segretario del Psi, «la prima cosa che fece fu cancellare dal simbolo la falce e il martello». E allora? Spiega Boselli, facendo infuriare l’alleato Bobo, che «socialismo e garofano sono due cose diverse». Perché il «socialismo in Italia esiste da più di un secolo» e il craxismo ne è stato «solo una parte». E per chi veramente stentasse a farsene una ragione, Boselli conclude con una sentenza che non si sa quanto i suoi freschi alleati possano apprezzare: «Non possiamo fare politica con la testa rivolta al passato». E infatti Bobo Craxi non apprezza. Emette un comunicato in cui parla di una rilettura storica «alquanto sommaria e un po’ maldestra». Ricorda che il garofano non è né «un logo elettorale», né «il simbolo di una fase politica», bensì «rappresenta il mondo del lavoro da oltre un secolo, in Italia, in Europa e nel mondo». E’ irritato, il figlio di Bettino, dispiaciuto e avverte Boselli che l’unità socialsita nella Rosa nel pugno, «utile da realizzare», si fa se c’è «il nostro apporto». Insomma, fa capire, Bobo, lo Sdi ha bisogno del Nuovo Psi e del suo simbolo. Ma quest’opera di revisionismo storico, compiuta da Enrico Boselli non aiuta. Perché, dice Craxi, «la maggioranza del Nuovo Psi ha aderito ad una scelta politica chiara e mi appare evidente la volontà di chi ha condiviso quella scelta di voler convergere sul progetto della ‘Rosa nel pugno’. Esso può infatti rappresentare la sintesi moderna di una proposta politica socialista, liberale e radicale che può e deve mettere radici nell’Italia di oggi, ma che prenderà, come ha preso, influenza ed ispirazione dall’Italia socialista e radicale di ieri, specie se si vuol fare riferimento alle battaglie per i diritti civili di Loris Fortuna e Marco Pannella». Per questo, la rilettura storica che ha fatto Boselli del craxismo è, secondo Bobo, «alquanto sommaria e, certamente, un po’ maldestra: non vi è contraddizione tra vecchio e nuovo quando gli orizzonti e gli approdi sono chiari». Ci sono « storie e simboli che vanno maneggiati con cura e rispolverati quando essi rappresentano un senso». E il Garofano, secondo il figlio di Bettino Craxi, è uno di questi. Fatto sta che, sempre ieri, mentre Boselli archiviava il craxismo, da un esponente di An (Italo Bocchino) arrivavano parole di lode per Bettino Craxi: «Tra lui e noi molti punti in comune». r. m.
[Artchivio/_borders/disc2_aftr.htm]