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I socialisti del partito democratico / Aprile

Date: 22/11/2005
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I socialisti del partito democratico ________ Sorpresa: nei Ds, forza dell'Internazionale socialista, oggi nasce una corrente che s'ispira al socialismo. Ne parliamo con Peppino Caldarola ________________ Peppino Caldarola, Antonello Cabras e Roberto Barbieri organizzano oggi a Montecitorio un incontro informale per parlare di "partito democratico e socialismo". Nei Democratici di sinistra iniziano quindi le grandi manovre per rimanere ancorati al socialismo europeo e non essere travolti dalla prospettiva – voluta in primis da Francesco Rutelli – di un partito democratico fuori dalla naturale tradizione politico-culturale del partito. Ne parliamo con Peppino Caldarola, uno dei protagonisti dell'appuntamento odierno. Ci puoi descrivere le motivazioni che ispirano il convegno su "partito democratico e socialismo", organizzato da te, Antonello Cabras e Roberto Barbieri? La motivazione è questa: noi pensiamo che sia giusto in questo momento far sentire il peso della cultura socialista nella politica italiana e nella sinistra. Noi interpretiamo il socialismo - pur nella sua diversità - come esperienza di governo in società complesse. Il socialismo europeo è una famiglia molto larga, molto differenziata persino con soluzioni diverse in vari campi, però è anche la sinistra al governo. Noi riteniamo che collegarsi con questo mondo sia una delle condizioni fondamentali per lavorare sulla sinistra di governo italiana e anche per discutere con grande franchezza con quelli che pensano non solo che sia scaduto il tempo per la sinistra e per il socialismo, ma che sia aperta solo l’ipotesi di un partito democratico. Il "Messaggero" di ieri, in un articolo di Nino Bertoloni Meli, si parla della nascita di un correntone socialista, di una nuova mozione. Cosa c’è di vero? Sono espressioni giornalistiche, e da giornalista non correggo mai i giornalisti. Non è detto che siamo un correntone, perché siamo invece un club informale. Abbiamo convocato un’assemblea di parlamentari senza chiedere loro di aderire ad alcunché. Convocheremo alla fine di gennaio un altro incontro con un tema più definito. Ho usato un’espressione: “Se si fa il partito democratico, noi saremo la mozione socialista del partito democratico. Con questa mozione punteremo alla guida di quel partito”. Come avete intenzione di relazionarvi a quell’area del partito, chiamata appunto “correntone", che è impegnata nell’elaborazione di un socialismo più attento alle trasformazioni e alle ingiustizie sociali prodotte dalla globalizzazione dei mercati? Penso che siamo entrati in una fase in cui le varie componenti dei Ds abbiano una doppia esigenza: da un lato quella di tutelare il patrimonio comune, condiviso, in modo che i gruppi futuri – se ci saranno – possano portare i Ds a questo appuntamento e contribuire a un arricchimento della cultura del partito. Per quanto riguarda invece il rapporto tra correntone e noi, c’è una curiosità reciproca. Nel senso che noi riteniamo la collocazione socialista collegata più direttamente alle esperienze socialiste, riformiste. Qui troviamo il tema della centralità del mercato, ma c’è anche il tema del governo della cosa pubblica per correggerne le storture. Forse nella componente a cui fai riferimento c’è una tematica più limpidamente anticapitalistica nella quale noi non ci ritroviamo. Però c’è materia per una discussione comune. Penso che facciamo parte di una famiglia che nella dialettica può anche portare avanti l’insieme che rappresentiamo. Se guardiamo a ciò che sta accadendo al socialismo europeo, ci accorgiamo, per esempio, che una parte della Spd va al governo e un’altra parte va all’opposizione. L’assetto della Spd però è anche fondato su leadership radicali. Credo che, se si accetta la logica di un partito democratico e socialista, si accoglie anche la logica che, in un secondo momento, non esistono parti destinate a governare e altri che fanno opposizione. Quindi, dialogo molto serrato. Per quanto riguarda noi, non siamo assimilabili al socialismo anticapitalista. Tornando al partito democratico. Non credi che sia paradossale, come fanno in molti da Amato a Parisi, passando per Prodi, identificare il risultato delle primarie con la domanda sociale di un nuovo partito? Non è paradossale, non esiste. È un artifizio politico-propagandistico del tutto infondato. Le primarie sono state un grande evento. La gente è andata a votare anche perché c’è stato un grande lavoro organizzativo, un lavoro oscuro di migliaia di volontari, quasi tutti dei Ds. Inoltre, sono andati a votare per chiederci di non perdere battute nella battaglia contro Berlusconi. Non mi è assolutamente sembrato che fossero andati a votare per chiederci di fondare un partito.

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