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Craxi-De Michelis la lite in tribunale / Corriere della Sera

Date: 06/11/2005
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Ilfiglio di Bettino ha fatto sfilare dal notaio i delegati al congresso Craxi-De Michelis la lite in tribunale Esposto di Bobo: Nuovo Psi, a me sede e simbolo ROMA - Finisce come si temeva: in tribunale. Bobo Craxi contro Gianni De Michelis. Il figlio di Bettino porta davanti ai giudici un compagno di viaggio di suo padre. Siccome De Michelis si considera tuttora il vero segretario del Nuovo Psi, mantiene la sede di via di Torre Argentina e non vuole mollare il garofano come simbolo, allora domani Bobo va a presentare un esposto per strappargli tutto, partito, sede e simbolo. IL CONGRESSO - È la conseguenza di ciò che accadde il 23 ottobre. Bobo fu acclamato segretario alla fine del congresso. De Michelis non considerò valida l’elezione perché, secondo lui, l’assemblea non aveva mai assunto dignità di congresso, mancava una regolare scelta dei delegati. Quasi in segno di sfida, ieri Bobo ha convocato i delegati da tutte le regioni e li ha fatti sfilare ad uno ad uno davanti alla signora Silvia Teodora Masucci, un notaio. Tutti ad attestare che il congresso era regolare e pienamente legittimato a scegliere un nuovo segretario. Forte di questa documentazione, Bobo va alla sfida di De Michelis e dei «governativi» rimasti nel centrodestra. Prende in giro De Michelis, «uno che a furia di esplorare ha perso la bussola». E in pratica butta fuori dal partito il ministro Stefano Caldoro. Si ripromette infatti di scrivere a Berlusconi per notificargli che Caldoro rimane nel governo «a titolo personale». Il Nuovo Psi, o almeno uno spezzone, va a sinistra e Craxi manifesta l’intenzione di lasciare il suo seggio parlamentare ottenuto coi voti del centrodestra. Una finta, secondo Chiara Moroni, rimasta con De Michelis e divenuta portavoce del partito proprio al posto di Craxi. A sua volta la Moroni lancia la scomunica contro Bobo, che lei considera «un segretario abusivo» e ha fatto una scelta «opportunistica, si illude di salire sul carro dei vincitori». LE ALLEANZE - Ma Bobo tira dritto ed elabora strategie. Il suo traguardo più immediato è una federazione con lo Sdi di Enrico Boselli. La sua priorità assoluta è «la riunificazione della famiglia socialista». Poi più in là una conferenza programmatica coi radicali per definire le forme di un’alleanza. Alle elezioni politiche accetta di presentarsi sotto il segno della rosa nel pugno, che dovrebbe accomunare socialisti e radicali. Ma alle amministrative vuole andarci col tradizionale simbolo del garofano rosso. Così non va bene al segretario radicale Daniele Capezzone. Lo considera un piano «non solo differente ma per certi aspetti opposto» rispetto al convegno di Fiuggi e al recente congresso Radicale di Riccione. Mentre Bobo privilegia l’unità socialista, i radicali puntano alla creazione immediata «di un nuovo soggetto politico laico, liberale, socialista e radicale». E non gradiscono che si torni a riproporre il garofano come simbolo. Coi Radicali, Bobo non riesce ancora a trovare la giusta sintonia. Ma non va meglio coi suoi futuri alleati a sinistra. La candidatura del prefetto di Milano a sindaco lo sconcerta: «Mostra la crisi politica della sinistra, a governare le città vengono chiamati prefetti e magistrati. Magari domani anche carabinieri». Parole che denotano l’intenzione di mantenere, dopo l’approdo nel centrosinistra, una posizione autonoma. Stesso atteggiamento di Boselli, il quale oggi riunisce lo stato maggiore dello Sdi.

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