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Da Anna Craxi missione a Cossiga "Rimetti pace tra Bobo e Stefania" / Repubblica

Date: 03/10/2005
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Da Anna Craxi missione a Cossiga "Rimetti pace tra Bobo e Stefania" Ad Hammamet l´ex capo dello Stato raccoglie le speranze della vedova di Bettino sull´eredità del Psi GOFFREDO DE MARCHIS ROMA - «Tua madre è stata straordinaria, come sempre. Le ho fatto un´improvvisata e in poche ore ha organizzato un pranzo per 25 persone. C´era anche tua nonna, sai, l´ho trovata bene». Francesco Cossiga parla al telefono con Stefania Craxi. Racconta a grandi linee il suo viaggio ad Hammamet. E´ tornato giovedì sera dalla Tunisia, dopo una visita di tre giorni. Naturalmente è andato a trovare la vedova di Bettino. «Una donna semplice, una bella persona». La signora Anna è anche l´unico membro della famiglia Craxi a non aver ancora aperto bocca su come l´eredità politica del marito viene gestita e strattonata oggi in Italia, alla vigilia delle elezioni. Sappiamo che il cognato Paolo Pillitteri ha scelto di andare a sinistra mentre suo figlio è rimasto consigliere comunale azzurro a Milano. Sappiamo che Stefania vuole combattere nella trincea della destra per difendere la memoria del padre. Bobo invece ha ormai abbracciato la sinistra e gli ex comunisti cancellando l´alibi del risentimento, della vendetta. «Il morto non deve afferrare i vivi», ha detto quest´estate spiazzando molti reduci. Sappiamo molto, ma non quello che pensa la vedova. Eppure Anna ha compiuto il gesto più simbolico. Per custodire il «patrimonio» politico e personale di Bettino, continua a vivere nella villa tunisina con la madre Giuseppina, 95 anni. Ha preso la residenza e ha adocchiato un posticino, accanto al marito, nel cimitero che guarda il mare africano, per quando sarà. «Francesco, devi metterti in mezzo tra Bobo e Stefania. La nostra famiglia ha già sofferto abbastanza». E´ il messaggio che Anna ha consegnato a Cossiga sulla porta di Route El Fawara, Hammamet. Adesso il senatore a vita, seduto nello studio di casa, circondato da telecomandi, amplificatori, telefoni e telefonini, davanti a un enorme televisore al plasma, chiama Stefania e le dà appuntamento per i prossimi giorni. La sua delicata missione comincia dalla figlia, perché, a sorpresa, Anna, l´unica vera vestale di Craxi, sta dalla parte di Bobo. «Fa bene ad andare di là», ha detto tutto d´un fiato a Cossiga. Come se anche lei avesse messo da parte il rancore. E si capisce che la battaglia dell´indomabile figlia è diventata in salita anche dentro casa. Perciò Cossiga cerca di stare vicino soprattutto a lei, a Stefania. L´impresa del presidente emerito della Repubblica è quasi titanica. I fratelli Craxi non si vedono e non si parlano da mesi. Ogni giorno che passa sono più lontani uno dall´altra. Ripicche familiari, come ce ne sono a milioni. Eppoi il solco della politica. Ma Cossiga è tornato in forma e può accettare anche un incarico così delicato. «Ho ricominciato a rompere le balle», dice a un generale con il quale si lamenta per i soldi buttati nell´acquisto di una portaerei. L´apparecchio collegato a quattro - cinque centralini istituzionali funziona a pieno regime. Cossiga cerca Fini e Buttiglione. Parla con il sottosegretario Paolo Bonaiuti, annuncia ad Antonio Fazio un suo articolo in uscita su Libero e glielo spedisce per fax. «Antonio, non chiederò più le tue dimissioni». Si prepara per andare alla festa a sorpresa di Mariano Russo, ex dirigente democristiano e titolare di alberghi di lusso a Sorrento. «L´abbiamo attirato a Roma proponendogli un affare. Ha accettato subito». In Tunisia ha ricevuto un´accoglienza calorosa e titoloni sui giornali locali. Ha visto Ben Alì, che conosce da anni. «Abbiamo avuto una carriera parallela. Quando lui era direttore dell´intelligence io ero sottosegretario con delega ai servizi. Poi siamo stati ministri degli Interni, primi ministri e infine presidenti della Repubblica. Ma lui dura ancora». Ha fatto da «ambasciatore» per alcune joint venture sanitarie. Dopo il suo calvario finito bene, protesi all´anca, tumore all´intestino e un´operazione alla cervicale durata sette ore, si è messo in testa di creare una rete di strutture riabilitative. Infine, la visita ad Hammamet. I ricordi, il futuro. Due genitori e i «ragazzi». Anna Craxi si fida di Cossiga. Come il marito, del resto. Bettino convocò l´ex capo dello Stato in Tunisia, poche settimane prima di morire, alla fine del 1999. In pratica, lo indicò come l´esecutore testamentario della sua politica. Parlarono a lungo, ore di colloqui in veranda. «Craxi aveva peccato di ingenuità più di una volta. Non aveva capito che i suoi veri nemici erano i democristiani. Dopo la caduta del Muro bisognava fare le elezioni anticipate. Era cambiato il mondo, cosa doveva succedere di più? Io ero d´accordo, Forlani pure. Si opponeva solo Andreotti. Lui è per le soluzioni calme e in più non riusciva ad uscire dal vecchio schema». «Se è per questo, non c´è riuscito neanche adesso», sorride Cossiga. Quando salirono sul camper a Rimini, nel marzo del 1990, i giovani Veltroni e D´Alema implorarono Craxi di non andare alle urne: «Per il nostro partito sarebbe la fine». Ma fu Andreotti il vero ostacolo. Arrivò Tangentopoli «e Bettino sapeva che tutti i partiti facevano i quattrini come li faceva il Psi. Non sarebbe successo nulla, pensava. Invece i magistrati avevano bisogno di una sponda politica. Scelsero il Pds, lo salvarono. E colpirono tutti gli altri». In quegli ultimi giorni ad Hammamet Cossiga cercò di scuotere un Craxi depresso e malato. Gli chiese con foga: «Perché non dici che con quei soldi ha finanziato l´Olp, i sandinisti, i partiti socialisti in Cile, in Argentina, in Perù?». Perché non lo dici che hai finanziato Solidarnosc? Craxi sospirò: «Non posso mischiare le mie disavventure giudiziarie con delle cause così nobili». lA rEPUBBLICA 3-10-05

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