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La Cdl è finita, i socialisti stanno a sinistra Intervista a Gianni De Michelis / Il Messaggero di oggi

Date: 22/09/2005
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22/09/2005: La Cdl è finita, i socialisti stanno a sinistra Intervista a Gianni De Michelis tratta da Il Messaggero di oggi De Michelis: «Non voteremo la devolution, aspettavamo il proporzionale che non arriva» ROMA Onorevole De Michelis, il Nuovo Psi non vota la devolution, esce dal governo e passa nel centro-sinistra? «Non è tutto così meccanico, in politica». Ma la devolution la votate? «Non la votiamo». E il vostro ministro, Stefano Caldoro, lascia la poltrona? «Non è attaccato alla poltrona». Dunque? «Ha detto lui stesso che è pronto a uscire dal governo. Noi, su molte questioni, non siamo d’accordo con la politica della Casa delle libertà». E allora, fate il salto dall’altra parte? «Non la metterei affatto così». E come la mette? «Ha detto bene Chiara Moroni: l’Unione non ci piace, abbiamo dei dubbi su Prodi ma, siccome noi dobbiamo rimettere insieme tutto il popolo dei socialisti sparpagliati fra Sdi e Nuovo Psi, se il centro-sinistra ci dà questa possibilità noi andiamo con il centro-sinistra». Già da subito: dalla convention dei socialisti e dei radicali a Fiuggi in questo week-end? «Mi sembra ancora più importante il seminario, che si svolgerà giovedì prossimo al Capranica di Roma e a cui parteciperemo sia noi sia il partito di Boselli». Comunque, traslocate? «Io ho sempre usato questo gioco di parole: ”Ci troviamo in una provvisoria alleanza. In una alleanza provvisoria”». Traduzione? «Provvisoria è stata la nostra scelta di stare nel centro-destra. E provvisoria ci è sempre apparsa la Casa delle libertà». Ora è finita? «E’ in una crisi irreversibile». Però, sul proporzionale, siete in linea con il Polo? «Ci sforziamo di dare il contributo massimo, per cambiare la legge elettorale. A Berlusconi, abbiamo detto pubblicamente e privatamente che per noi il ritorno al proporzionale era l’ultima risorsa per poter continuare a stare nel centro-destra». E siccome il proporzionale non ci sarà, andate via? «Questa è una spinta in più». Sperate che il centro-sinistra vi darà tante poltrone? «Sappiamo che ne avremo pochissime. Ma non è questo che ci interessa». Lei si sente un «vile» e un «traditore», come dice Stefania Craxi? «Non sono affatto così. E non mi pento delle scelte che ho fatto fare al Nuovo Psi in questi anni e di quelle che faremo da qui in avanti». Ma voi dicevate «a sinistra mai!». «Non l’ho mai detto. Anzi, i socialisti soltanto a sinistra possono stare». Ma la sinistra non era, ai vostri occhi, un’accolita di mozzaorecchi? «E’ cambiata molto. Si sta liberando dal giustizialismo. E la maniera in cui i post-comunisti parlavano di Craxi negli anni ’90 non è certo quella in cui parlano oggi». Stefania dice che lei è scappato allora e sta scappando adesso. Davvero? «Sono stato al fianco di Bettino fino alla fine». E oggi Bettino approverebbe la vostra svolta? «Non si possono fare questo tipo di discorsi, troppo aleatori». Bobo Craxi è andato avanti verso il centro-sinistra e lei lo ha seguito obtorto collo? «Macchè! Controlli le agenzie e vedrà che io, a maggio scorso, ho detto: se Boselli è pronto a fare l’unità dei socialisti, noi siamo pronti a metterci nella stessa direzione anche dentro il centro-sinistra». Folgorati da Prodi? «Su certe cose, siamo d’accordo con lui. Su altre, no. E’ molto cresciuto in questi dieci anni. E’ un politico di valore e privo del vizio, italianissimo, del provincialismo. Noi spingeremo Prodi a somigliare il più possibile a Schroeder e a Blair. E a rifiutare l’idea, bertinottiana, di una gauche plurielle ».

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