Date: 30/08/2005
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IL GAROFANO» I vecchi compagni: ci ha dato l’orgoglio di essere socialisti Per un attimo, pare di essere catapultati nel palazzone di corso Magenta, nello storico quartier generale del Psi, dove c’era l’ufficio di Bettino Craxi, dove si decidevano le giunte e i destini di Milano. Perché a salutare Aldo Aniasi arrivano in massa quelli del Garofano: ex assessori, onorevoli, segretarie, funzionari, presidenti di sezione. Alcuni hanno smesso di fare politica, altri si sono divisi, metà col centrodestra e metà con l’Unione e molti pensano alla riunificazione socialista. Tutti decisi a rispolverare l’orgoglio di essere stati, di essere ancora, socialisti. «Aniasi - sintetizza Ugo Intini, cronista e capo-cronista per l’Avanti ai tempi di Aniasi assessore e sindaco - imparò da Ezio Vigorelli il socialismo delle cose: case, scuole e ospedali. Quella che poi è stata la lezione del socialismo milanese: non dimentichiamo che Bettino Craxi ha cominciato a palazzo Marino costruendo fontane e organizzando la refezione scolastica». Secondo Intini, «Iso ha rappresentato la politica, contro l’antipolitica che per qualche anno ha dominato in Italia». Parla di «socialismo pragmatico» anche Nuccio Abbondanza, che con un gruppo di universitari entro nel ’67 nel Psi al seguito di Aniasi e che, nel ’76 fu nominato segretario della federazione socialista proprio per la corrente del «Comandante Iso»: «Dal punto di vista politico, sapeva trovare l’equilibrio senza venir meno alle proprie posizioni. Dal punto di vista amministrativo era molto scrupoloso e attento. Fra l’altro, lo caratterizzava un grande rigore morale: non per nulla, la sua gestione non fu mai sfiorata neppure dall’ombra di uno scandalo». In giunta, oggi, siede un solo erede del Psi: l’assessore Guido Manca che ricorda «la concretezza» di Aniasi. «Ha insegnato agli altri a fare il sindaco di Milano. Aniasi ha saputo caricare dal punto di vista politico il suo ruolo: era diventato una sorta di primoministro del Nord». Nando Vertemati, segretario dello Sdi milanese, ricorda «l’identità socialista» di Aniasi: «Non ha mai smesso di essere socialista, un compagno di esempio per le vecchie e le nuove generazioni. Grazie ad Aniasi, Milano è divenuta centrale rispetto allo sviluppo del Paese, a cavallo degli anni ’50 e ’70, dando la casa a molti milanesi, aprendo la città all’innovazione e alla ricerca». Il resto è il ricordo, ancora di Abbondanza: «Quando era sindaco, ci costringeva a stare con lui fino alle 2 e alle 3 di notte. Bisognava discutere di politica e dei problemi della città: parlavamo di socialismo e dei bisogni delle periferie». Già, perché molti anziani ricordano che il sabato e la domenica Aniasi arrivava in periferia e si occupava della bocciofila e del campetto di calcio per i ragazzini. Essere socialista era anche questo.
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