Date: 27/07/2005
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UNITÀ SOCIALISTA / QUELLO CHE NON C’È NELLA RELAZIONE DEL PRESIDENTE DELLO SDI, ENRICO BOSELLI Un percorso dal Forum alla Costituente 26/07/2005 Non ci siamo. Leninistiscamente parlando, Enrico Boselli ha fatto un passo avanti e due indietro. La sua relazione al consiglio nazionale dello Sdi non ci ha convinti affatto, perché contrabbanda la categoria dell’unità con quella dell’annessione. Siccome Gianni De Michelis, nella sua relazione all’Assemblea del Nuovo Psi, aveva lanciato la proposta del Forum come primo momento di discussione tra le diverse anime della diaspora, ci aspettavamo da parte del presidente della rosa una risposta in positivo, invece, ha preferito passare oltre, parlando d’altro, insomma, facendo orecchie da mercante. Non rendendosi conto che il suo modo di fare politica non fa fare un passo avanti alla unificazione assumendosi, di fatto, la responsabilità di essere colui che non la vuole. Il che darebbe, di fatto, l’alibi a De Michelis di non lasciare il certo per l’incerto. Nonostante che il certo non sia per nulla a portata di mano. Anzi. Il bello è che Boselli sembrerebbe più attento al dialogo con i radicali, anziché tessere la tela unitaria socialista. Senz’altro il rapporto con i radicali bisogna svilupparlo e renderlo vincolato a un progetto che non sia né un fatto elettoralistico né l’ambizione di costruire qualcosa del passato che faccia la fine del glorioso Partito d’azione: tutto testa senza corpo. Fuor di metafora, uno stato maggiore di tutto rispetto senza voti. Tuttavia, viene prima l’unità socialista, il primum vivere, e poi il resto, il deinde philosofare, l’alleanza con Pannella. Quest’ultima deve essere vista sotto molti aspetti, dato che Pannella ti potrebbe lasciare al più bello con un pugno di mosche. Non è la prima volta che il leader radicale, a cui vogliamo un bene da morire, lasci tutti con un palmo di naso, perché i propri interessi politici del momento non coincidono con quelli dei propri interlocutori e/o virtuali alleati. Detto questo, apprezziamo il fatto che Boselli abbia gettato alle ortiche il partito riformista, la Fed e la lista unitaria, ossia il Triciclo e di aver sposato, senza leggere e scrivere, i radicali per la costruzione di un soggetto socialista, liberale e libertario. Ma non basta. Questa alleanza con il vecchio Marco non può essere un fatto personale dello Sdi, senza tener conto del Nuovo Psi e delle altre componenti della diaspora che non aspettano l’ora di unificarsi e, al tempo stesso, di discutere del proprio destino politico. Unificazione sì, ma non cooptazione. Unificazione sì, ma non accettando supinamente progetti calati dall’alto, vantando la presunzione di avere il primato battesimale. Unificazione sì, ma attraverso un dibattito progettuale e programmatico, partendo dal Forum e arrivando alla Costituente socialista. Una volta tanto bisogna volare alto, questa è l’occasione per farlo, mettendo da parte i sentimenti e i risentimenti con cui non si fa politica, per dirla con Nenni. Oltretutto, è stato il Psi a teorizzare e a praticare il partito aperto in contrapposizione al centralismo democratico, ragion per cui non vorremmo che si praticassero strade che i socialisti hanno anzitempo condannato. Tantomeno bisogna guardare al passato socialista, allorché il Psi sul piano organizzativo, dopo la morte di Rodolfo Morandi, passò nelle mani militaresche di Giusto Tolloj che fece danni e guasti incommensurabili, stroncando sul nascere ogni dialettica politica e aperture all’esterno i cui effetti avrebbero potuto procurare, secondo lui, problemi al segretario d’allora, Pietro Nenni. Vale la pena muoversi nell’ottica dei pochi ma buoni e nella logica di non disturbare il manovratore? Il momento politico è tale che, viceversa, bisognerebbe superare coraggiosamente le Colonne d’Ercole e navigare a mare aperto, sapendo di andare incontro a tifoni e a quant’altro. Volterianamente coltivare il proprio campo e non guardare oltre la siepe, oggi non è il caso. I socialisti della diaspora si batteranno per l’unità se avranno la consapevolezza che Boselli, per un verso, e De Michelis, per l’altro, lavoreranno per portare in vita il Psi. Di cui vale la pena impegnarsi fino in fondo, tralasciando i piccoli giochi di bottega di sopravvivenza della specie boselliana e demichelisiana.
[Artchivio/_borders/disc2_aftr.htm]