Date: 20/04/2005
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INTERVISTA Il leader dei Socialisti autonomisti Tedesco: per i socialisti finito il grande freddo «Ma subito una nuova classe dirigente» BARIÈ alla quinta legislatura regionale (forse un record nazionale) ed è stato, con 8.760 voti, il socialista più votato di Puglia. Alberto Tedesco, più volte assessore regionale, nel colloquio con la Gazzetta rilancia il progetto dell'unità socialista. Un'area che, con i tre consiglieri dello Sdi, i due di Socialisti autonomisti, il consigliere del Nuovo Psi e altri eletti in altre liste, si raffigura in crescita ed in ascesa, dopo i decenni della lenta ma costante diaspora. Un risultato quello dell'area socialista, forse sorprendente. E' finito il grande freddo? «I primi segnali positivi erano già emersi dalle amministrative degli scorsi anni. Nelle elezioni provinciali e nei Comuni principali, i socialisti hanno riaffermato con forza la loro presenza. Questo significa che c'è una forte rivitalizzazione dell'iniziativa politica dei socialisti, e soprattutto che all'interno della sinistra il vuoto lasciato dieci anni fa non è stato sufficientemente colmato. Una volta che si è attenuata la memoria delle vicende più o meno strumentalmente utilizzate contro i socialisti, l'elettorato è tornato a premiare presenze, nuove o meno nuove, dell'area socialista». Una nuova unità dei socialisti potrebbe diventare polo di attrazione per i socialisti che si sono rifugiati nel centrodestra? «Certo. Lo sforzo compiuto fino ad oggi dalle formazioni che si rifanno alla tradizione socialista ha fatto segnare il punto più alto al quale si poteva pervenire. Adesso se si vuole fare un ulteriore salto in avanti, riportando la presenza socialista in Puglia, ma il discorso vale per tutto il Paese, alle percentuali che otteneva in passato, occorre fare uno sforzo che vada seriamente sulla strada dell'unità. Su questo, però, vedo un rischio: che l'unità venga utilizzata da vecchie figure del socialismo pugliese, e anche nazionale, per riaffacciarsi in prima persona sullo scenario politico regionale e nazionale. E questo sarebbe un grave errore. Le nuove leve socialisti, che o non hanno conosciuto o hanno conosciuto molto relativamente i vecchi protagonisti della politica socialista di 15 anni fa, non comprenderebbero le ragioni di questi "rientri". Allora cosa bisogna fare? «Bisogna utilizzare quello che chiamo il "metodo Formica", e cioè la capacità di aiutare, in forza dell'esperienza e dell'autorevolezza, le nuove leve a diventare i protagonisti della vicenda politica socialista degli anni futuri. La generazione alla quale appartengo io e molti dei compagni che sono stati eletti in Consiglio regionale, deve avere questo ruolo, e cioè lanciare definitivamente una nuova leva di dirigenti socialisti che si è già andata affermando negli enti locali. Questa nuova leva può essere la vera molla che può riportare i socialisti al protagonismo politico del passato». Ma i quartieri generali dei vari partiti socialisti hanno veramente lavorato per una vera unità? «Più che a non cercare la vera unità, ci sono stati alcuni socialisti che hanno individuato le difficoltà elettorali alla quali sarebbero andati incontro se avesse favorito, prima delle elezioni, una riunificazione socialista. Poi, i risultati hanno dimostrato che sarebbe successo questo, e cioè che, probabilmente, qualcuno non ce l'avrebbe fatta a farsi eleggere. Adesso, però, queste polemiche bisogna archiviarle e utilizzare il risultato ottenuto che ha consentito a tutti i candidati socialisti di punta di essere eletti. Adesso su costoro incombe l'onere di avviare seriamente, e senza riserve, questo processo unitario che deve servire a mettere in campo, anche in previsione delle elezioni politiche, una nuova classe dirigente». Come Socialisti autonomisti pensate di aderire alla Fed? «Abbiamo ricevuto un invito a prendere in considerazione alla Fed. Discuteremo anche d questo nella riunione del coordinamento regionale in programma domani (oggi, ndr). Se l'unità socialista può essere favorita dalla nostra adesione alla Fed, noi valuteremo questa possibilità. Non abbiamo una preclusione. Se l'adesione alla Fed dovesse essere vista da chi in qualche modo l'ha proposta, come una maniera di omologare anche la nostra presenza alla vicenda della Fed, credo che non sarebbe utili per nessuno. Anzi, la nostra collocazione nella sinistra e nel centrosinistra è funzionale ad attrarre nella coalizione tutte quelle realtà che fino ad oggi si sono collocate fuori dal centrosinistra». Pensa ad un gruppo di tutti i socialisti eletti nella Fed oppure ad un gruppo autonomo? «Prima sarebbe utile costruire il gruppo federato socialista e poi valutare insieme le ragioni dell'adesione nella Fed. Questo va fatto con prudenza, dal momento che ci sono partiti che nella Fed». C'è un problema di rapporti di forza?«Non tanto questo, quanto valutare quale percorso può favorire l'unità socialista. Se invece il processo di ricomposizione dell'area socialista deve continuare ad essere uno specchietto per le allodole, allora tutto il ragionamento cambia». Ci può essere una posizione comune dei socialista nelle trattative per la nuova giunta? «È difficile che ci possa essere un'iniziativa unitaria per gli assetti. Vedo auspicabile la convergenza sui programmi che devono caratterizzare l'azione del governo Vendola». Michele Cozzi
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