Date: 03/02/2005
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Elenco titoli INTERVENTI/ Anna Prato «Quella coperta socialista tirata da tutte le parti Che spettacolo indecoroso» «Lo spettacolo della "coperta socialista" tirata da destra a sinistra e viceversa, diviene sempre più uno spettacolo indecoroso quanto triste e deprimente. E' di questi ultimi giorni la notizia che lo Sdi alle prossime elezioni sul suo simbolo farà comparire la scritta Psi (partito socialista italiano). Il liquidatore unico del partito Michele Zoppo, si legge sulla stampa di questi giorni, ha dato allo Sdi simbolo e nome dell'antico Psi riconoscendogli di esserne l'erede politico e di averne mantenuto viva la tradizione (?). A questi proclami fa eco la voce di De Michelis quale rappresentante dei "socialisti", notoriamente nicchiati nella Cdl, rivendicando anch'essi l'"eredità", pronti alla cancellazione dell'aggettivo nuovo per definirsi Psi. Non solo, ma a quanto pare anche i Ds, forse, si chiameranno Partito socialista europeo con la rosa ingrandita sulla quercia. Vien voglia di dire: amen, la messa o meglio la diaspora è finita, andate in pace; sicuramente, per una logica intuizione, non ci sarà la risposta, rendiamo grazie a Dio. Se non fosse per la preoccupante se non drammatica situazione del nostro paese e del mondo intero, ci sarebbe veramente da ridere. Rutelli ha affermato che la socialdemocrazia non ha più senso di esistere in un momento storico in cui il mondo ha più che mai bisogno del socialismo per combattere democraticamente, se non tutte, gran parte delle ingiustizie e prevaricazioni sociali divenute insopportabili ed inaccettabili. Il problema non è, quindi, la socialdemocrazia ritenuta addirittura demodè, ma sta in chi si definisce socialista quando nei fatti è decisamente smentito. Ma dove sono i socialisti? Viviamo un'epoca in cui gli illusionisti o i giocolieri di termini e simboli pullulano e si sprecano. Assistiamo e sentiamo quindi definizioni come moderato, riformista, radicale, socialista, il tutto in incomprensibili divisioni e lotte di primariati. Sostantivi e aggettivi come etichette appiccicati su di uno "scatolame" vuoto e di conseguenza senza senso. A divertirsi in questo sciorinare di terminologia ormai logoro ci sono solo loro: i giocolieri o gli illusionisti, oggi solo di se stessi. Ce lo dicono i fatti. Sostantivi ed aggettivi che i più del personale politico li indossano come un gessato (per non dire ingessato), a doppio petto da ostentare e da usare nella festa delle chiacchiere. Un gessato che indossato, invece, dai più del personale comune, dalla gente, del cosiddetto popolo della società civile, ecco che quel gessato acquista morbidezza, senso. Non è forse un moderato chi ha fatto e fa parte di quel colossale movimento della e per la pace? Non è un riformista e un radicale chi dice: questo mondo non ci piace e va cambiato? Non è un socialista chi si spende per combattere democraticamente la precarietà totale della vita? Ma dove sono i rappresentanti concreti di tutto ciò fra le truppe di quel personale politico esperto in terminologia illusionistica della definizioni fine a se stesse? Perchè le divisioni, cosa vuol dire diaspora? Potrà mai essere socialista chi è intento solo a spendersi nel triste, sterile e deprimente gioco del tiraggio di una copertina sflilacciata, ormai logora e svillanata irresponsabilmente? Si potranno cambiare tutti i simboli e le definizioni possibili ma il socialismo è morto (almeno per quanto riguarda le rappresentanze...) con i Turati, i Lombardi, i Nenni, e con tutti quelli come loro, ma soprattutto con l'assenza dei fatti concreti e testardi. Resta il fatto che il mondo, tutto il mondo ha più che mai bisogno del socialismo, di quello vero, di quello che nel mondo in cui ci troviamo non può e non potrà prescindere dall'essere moderato, radicale, riformista, nell'unità di rappresentanze e dell'azione concreta, determinata chiaramente, lo ribadisco, nel giusto senso del termine. Quel senso che se praticato concretamente ci porterà tutti alla salvezza, poichè, come afferma il filosofo Bauman: "...oggi gli obiettivi coincidono: o ci prendiamo cura della dignità di ognuno, nel pianeta, o moriremo insieme. E attenzione, non basta assicurare a tutti cibo e acqua: molte iniquità ieri tollerabili oggi non lo sono più, la modernità è arrivata, si è fatta conoscere in tre quarti del mondo, dunque tante ingiustizie prima ritenute "inevitabili" vengono avvertite come inaccettabili. Parecchi conflitti attuali non sono nati per il cibo, ma per la dignità offesa, ora aggiunge, è indispensabile il socialismo, non lo ritengo un modello alternativo di società, ma un coltello affilato premuto contro le eclatanti ingiustizie della società, una voce della coscienza finalizzata a indebolire la presunzione e l'autoadorazione dei dominanti...". La dignità, quella stessa dignità calpestata e mortificata quando si è costretti ad assistere all'irresponsabile gioco del tiraggio di una "copertina" definita da alcuni "socialista". Se il contesto storico non fosse così drammatico ci sarebbe davvero da ridere. Anna Prato (socio fondatore del movimento politico "Socialismo è libertà") 03/02/2005
[Artchivio/_borders/disc2_aftr.htm]