"ULTIME NEWS"
11 Maggio 2003  - da Stampare e distribuire -

 
 IN TUTTE LE REGIONI D'ITALIA SOCIALISMO E' LIBERTA'
 
Riunioni Regionali dei Fondatori in ogni Regione entro metà Maggio
 
Dopo l'Assemblea Costitutiva nazionale, avvenuta 14 Marzo a Roma, con la conseguente elezione del Direttivo Nazionale e del  Coordinamento Nazionale (membri : S.Abruzzese, L. Angeletti, M.Artali, F.Benaglia, R.Biscardini,F.Borgoglio, R.Carannante, G.Campagnano, D.DelBene, L.Delfino, A.Foccillo, P.Larizza, G.Loy, E.Manca, C.Martelli, C.Signorile, R.Spano, D.Vercesi, S.Veronese, F.Barra.) si stanno svolgendo in questi giorni le riunioni dei soci fondatori di Socialismo è Libertà in ogni regione d'Italia al fine di creare dei primi e provvisori coordinamenti di lavoro Regionali.
Il passo successivo è  la creazione delle organizzazioni provinciali e comunali rendendo così l'Associazione Socialismo è Libertà presente in ogni realtà territoriale.
Un significativo lavoro che una volta ultimato creerà veri e propri luoghi di confronto e di elaborazione politica, dove protagonista sarà la base.
Di seguito riportiamo l'esito di alcune delle primissime riunioni Regionali. Nei prossimi giorni pubblicheremo tutte le altre.
 
LA BASE LA VERA PROTAGONISTA
 
TOSCANA
 
Un primo passo per Socialismo è Libertà in Toscana
 
Il giorno 5 Maggio si è tenuta a Firenze una partecipata assemblea dei Soci Fondatori toscani di Socialismo è Libertà.
Fra i diversi adempimenti organizzativi, è stato eletto un coordinamento provvisorio regionale rappresentativo delle diverse realtà territoriali, e delle diverse sensibilità politiche e sindacali che compongono l'Associazione, con una "segreteria" di riferimento che per i prossimi mesi è composta da Vittorio Mazzoni della Stella, Sandro D'Agostino, e in rappresentanza del prezioso contributo del sindacato UIL, da Mario Catalini.
 
E' stata confermata la volontà di creare un centro di elaborazione politica aperto al contributo di coloro che si riconoscono nei valori del socialismo, e di quanti fanno della laicità un principio cardine dell'attuale sistema democratico. Nelle prossime settimane si procederà con gli ultimi adempimenti organizzativi che consentiranno all'Associazione di ritagliarsi un ruolo di tutto rispetto nell'attuale dibattito politico della Toscana.
 
Tutti coloro che ritengono di poter offrire un contributo all'Associazione, persino attraverso critiche, possono mettersi in contatto con noi, anche per semplici informazioni, chiamando al numero 3471736407.
 
LIGURIA
 
Le Anime Socialiste Liguri nuovamente insieme per guardare avanti.
 
Si è svolta a Genova, Venerdì 9 Maggio presso la Sala dell'Aics, la riunione dei Soci Fondatori di Socialismo e Libertà.
A seguito della riunione e del forte entusiasmo dei presenti è stato nominato Coordinatore Regionale Federico Pezzoli coadiuvato da un primo Direttivo provvisorio composto da : Sassarego, Bellantuoni , Morchio, Da Molo, Mazzarenti, DelBene, Bodio, Da Giorgio, Sorvino, ai quali andranno ad aggiungersi nei prossimi giorni i rappresentanti di altre sensibilità politiche,della Uil e delle province.
Primo obiettivo la seguente organizzazione delle Province e delle realtà territoriali creando veri e propri luoghi di elaborazione in ogni realtà territoriale ligure e l'individuazione di una sede di riferimento.
 
 
CONTINUA LA COLLABORAZIONE
DELLA COSTITUENTE PSE E DI AVANTI-EUROPA
 
Una Federazione delle Associazioni Socialiste di tutta Europa
 
Di seguito una bozza di appello redatto da Gianni Copetti Presidente di Avanti Europa e dalla Collaborazione della Costituente Nazionale Partito Socialista Riformista Pse.
Daniele Delbene  commenta così l'iniziativa << potrebbe essere un ottimo laboratorio di analisi e elaborazione politica vicino alle esigenze dei cittadini europei, in grado di contribuire alla politica dei Partiti Socialisti d'Europa. >>

Appello atutte le Associazioni Socialiste e socialdemocratiche in Europa

Da numerosi compagni che operano da anni nell’associazionismo socialista in Italia, Francia, Belgio Lussemburgo ed in altri paesi dell’Unione Europea é nata l’idea di costituire un coordinamento di tutte le associazioni, movimenti, istituti che operano vicino ai e con i partiti socialisti e socialdemocratici nazionali in Europa.

Un tale coordinamento permetterebbe di conoscersi meglio, di sviluppare progetti comuni, di scambiare reciproche esperienze vissute e creare i presupposti per una ancor più grande forza socialista.

Pur restando naturalmente completamente indipendente, tramite lo scambio di siti web ciascuna associazione metterebbe le sue ricerche e studi regionali e nazionali a disposizione di altre organizzazioni in altri paesi, creando cosi una sinergia comune, uno scambio reciproco di informazioni e, permettendo anche di organizzare insieme le campagne politiche.

Riteniamo che le associazioni di base siano l’anticamera della partecipazione attiva alla vita di partito e siano dunque indispensabili per gli organi dirigenti.

Questo nostro invito si rivolge pure agli eletti regionali, nazionali e europei titolari di associazione e-o sito web, affinché aderiscano a questa nostra iniziativa che ha la sola e grande ambizione di promuovere il socialismo in Europa.

Nell’attesa di costituire un sito proprio al coordinamento, mettiamo a disposizione il sito : www.associazionisocialiste.ion.it

Questa nostra iniziativa è sostenuta sin d’ora da numerosi eletti socialisti e compagni non eletti, che operano per una nuova cultura politica socialista in Europa.

Attendiamo contributi .

 

NELLE EDICOLE, LEGGI :

 

di Claudio Signorile
www.gazzettapolitica.it 
 
 

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Informiamo che chiunque può inviare un proprio commento a:
domanisocialista@libero.it

 Lettera 1
 
Un sogno che pensavo ormai chiuso in un cassetto.
 
 In questi anni ho sofferto per la mancanza di una forza politica di riferimento, socialista di famiglia, dall' età di 22 anni ho militato da prima della giovanile del Psi per poi continuare il mio impegno per il partito come militante di sezione, ho provato dolore negli anni di tangentopoli vedendo con essi svanire parte della mia giovinezza passata insieme a quella di altre care compagne.Il vostro impegno è per me un sogno, mai più avrei pensato di rivedere dei giovani che con forte passione si sarebbero messi a lavorare per una nuova stagione socialista, di questo ve ne sono grata fin d'ora e sono convinta che come me i socialisti , quelli di cuore, saranno con voi.

Regalatemi e regalate a tutta Italia un sogno che tanti pensavano di avere ormai chiuso in un cassetto.

Con affetto.

Sandra R. - Milano
 

Lettera 2
 
Continua ad avere senso parlare di problema giustizia ?

Mi chiedo che senso abbia continuare a parlare di un problema giustizia in riferimento alle vicende che vanno dal processo SME alle varie polemiche fra forze berlusconiane e quella di una sinistra cieca.

Cerco di spigarmi.

Esiste un grave problema giustizia che è quello di processi lunghi, e quindi prescrizioni facili, ed ancora di una mancanza di norme serie in materia di responsabilità civile dei magistrati, della presenza norme odiose a garanzia di privilegi ingiustificati riguardanti il sistema di avanzamento in carriera e retribuzione dei magistrati. Problemi, insomma, che richiederebbero una seria riforma della giustizia civile e penale.

Altro, invece, le vicende di cui parlavo sopra. Il problema non riguarda la giustizia ma i nuovi poteri forti dello Stato. Turati diceva che “le vie della storia sono lunghe”, la rivoluzione giudiziaria degli anni ’90 mostra oggi i sintomi di una malattia che investe l’intero sistema democratico . Infatti, qualcuno ha creduto che spazzata via la prima repubblica si sarebbe creata dal nulla la seconda. Si sbagliava.Oggi assistiamo alla resa dei conti fra gli alleati di un tempo, che sono stati i protagonisti dello smantellamento dei principali soggetti del potere politico, e cioè i partiti. Lo scontro in atto è fra i beneficiari del vuoto politico creatosi con Tangentopoli, e vale a dire la magistratura, arroccata nella difesa di veri e propri privilegi, e il potere economico detentore dei mezzi d’informazione (Erri De Luca, il più premiato al festival del libro di Parigi, ha scritto: "Mani Pulite ha dato l’ultimo colpo alla dignità della parola politica. Da allora in poi, il personale politico è stato reclutato nei ranghi dell’economia. Abbiamo sputato nel piatto della politica e ne è uscito fuori il totem del successo personale negli affari da piazzare a capo e a simbolo di una nazione")  che pretende di rioccupare anche gli spazi di autonomia fortunatamente riconquistati dal potere giudiziario.

Ciò che è grave è che qualsiasi sia il vincitore non si avrà la risoluzione di una crisi istituzionale che minaccia direttamente la democrazia italiana. 

 Sandro D'Agostino - Direzione Nazionale Costituente Pse-Socialismo è Libertà


Lettera 3

 
Craxi non certo come Previti

 A mio malincuore e credo a malincuore di tutti coloro che amano la politica, intesa come bene collettivo e non certo personale, in questi giorni, in seguito la sentenza sulle vicende giudiziarie dell’On. Previti, abbiamo dovuto udire frasi riportate da giornali, tratte da questa e da quell’altra lettera inviata dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che in maniera del tutto incauta, che denota scarsa memoria storica e scarsa capacità di trarre accostamenti tra eventi passati e presenti, traccia parallelismi  tra alcune vicende giudiziarie che riguardano la sua persona e non, e quelle del leader socialista Bettino Craxi.

Parallelismi che a mio modesto avviso, “non ci azzeccano nulla” per dirla in dipietrese, la lingua del giustizialista degli anni novanta.

Accostamenti che trovano riscontri se li si guarda con attenzione anche senza una grande capacità critica innata o ricercata.

Primo, perché ciò che accadde a Bettino Craxi anni indietro è un fenomeno già tutt’ora storicizzabile per alcuni aspetti non secondari, basti tener conto che la Corte Internazionale di giustizia europea da pochi mesi a annullato alcune sentenze riguardanti i processi in cui Craxi era l’imputato principe rivalutandone la sua figura per molti aspetti, anche se guarda caso di questi casi l’attenzione dei media è stata scarsa quando presente!

Secondo, perché al di là di ogni vicenda giudiziaria, non si può senza offesa alcuna, paragonare la figura politica dello statista con quelle messe in campo in quei discorsi;

Terzo, perché i capi d’accusa  per cui Bettino Craxi venne “condannato”(si badi bene a non confondere quest’ultimo termine con quello di “indagato”), sono di natura diversa; in primo luogo perché le sentenze che lo  condannarono riguardarono vicende di partito (finanziamenti illegali); ed in secondo luogo le sentenze definitive  pronunciavano frasi del tipo “Non poteva non sapere”, non apportando alcuna prova che l’ illegalità (se si può usare questo termine in quel contesto specifico) commesse erano finalizzate all’arricchimento della propria persona e lasciando dubbi sulla sua colpevolità. Se si vuole poi continuare esaminando anche i diversi periodi, non si possono certo paragonare gli inizi degli anni novanta, dove la situazione politica italiana ed internazionale stava cambiando radicalmente in maniera rapida e costante con quella dei giorni odierni, che se pur confusa, non è fatta d’eventi improvvisi e rocamboleschi che la possano segnare tangibilmente.

Se proprio si vuole trovare un’analogia, questa la si può ricercare nella piazza, intesa anche come parte dell’opinione pubblica.

Le vicende che accaddero innanzi l’albergo romano, il San Raphel, il giorno che il parlamento votò contro l’autorizzazione a procedere nei confronti del leader socialista, sono fatti storicizzabili di cui certo si può evidenziare una piazza forcaiola facente capo ad una parte della sinistra massimalista allora presente nel neo Pds che aizzavano la folla  con il loro purità giustizialista, come se le il filone delle tangenti rosse, su cui poco si è indagato e ancor meno si è parlato, fosse un  fatto da poco conto di cui poter far finta di nulla. Bisogna anche ipotizzare, che come allora, qualcuno strumentalizzi le vicende attuali, se pur queste senza dubbio corrispondono in larga maggioranza alla verità, per il proprio tornaconto, senza capire che per governare servono progetti e proposte valide e non soltanto sdlogan e manifestazioni di piazza. Tanta gente si può portare in piazza, ma bisogna considerare che ancor di più resta a casa  e giudica insindacabilmente tutte le scelte ed i comportamenti, anche se a volte con troppa fretta e pochi dati.

Per concludere, è indubbio che il sistema giudiziario Italiano debba essere oggetto di riforme, per garantire maggiore sicurezza, equità di giudizio, dinamismo ed elasticità, punti cardine che non si intravedono nelle proposte dell’attuale maggioranza e in una piccola parte della sinistra massimalista che tenta di prendere il sopravvento su quella riformista. La politica si deve intromette soltanto con riforme serie e precise, magari dandosi anche un etica , il  che non fa male!

Parola di Riformista.
 
Nicola Carnovale - Resp.Costituente Pse Vibo-V. - Socio Fondatore Socialismo è Libertà
 
 

Lettera 4 

 
Non è accettabile accostare il nome di Previti a quello di Craxi .                  

Nn esiste alcuna similitudine nelle persone e nei ruoli storico-politici da loro ricoperti, né la vicenda giudiziaria presenta la benchè minima analogia. ( senza voler entrare nel merito della sentenza giudiziaria, dato che ciò compete ad altri).I paragone è puramente opportunistico, dato che gran parte della classe dirigente attuale non solo non fece praticamente nulla per difendere craxi, ma era in prima fila nel linciaggio (vedi lega ed an) e,  nel complesso,  deve oggettivamente la sua esistenza (come del resto anche parte dell’opposizione) al fatto di aver eliminato il partito socialista ed il suo segretario (aldilà degli errori e delle colpe da loro commesse). Uare per autodifesa la vicenda craxi,  perchè ora tocca a "loro", è una ulteriore dimostrazione della "precarietà istituzionale" di un sistema denominato seconda repubblica,  basato soltanto su valori spendibili in funzione del mercato del potere.Pr dirla tutta, anche lo schieramento tutt'altro che omogeneo che sta all'opposizione, non è certo esente dalla logica opportunista.Icapace di darsi un programma, "volteggia" tra un perbenismo in triplopetto (per battere quello in doppio petto del premier) ed una voglia di cambiamento che rimane più nella memoria dei bei tempi andati che in una volontà reale dell'oggi. Pu' immobilista di chi sta al potere, il cosiddetto "centrosinistra", affida il suo destino agli eventi derivanti dalle cadute di stile e dai ribassi azionari del premier e dei suoi collaboratori, auspicandone la bancarotta, senza che come "oppositori" ci si debba troppo sbilanciare con proposte ed azioni che farebbero emergere le divergenze interne ed i loro vuoti programmatici.

L nuova politica passa per un rimescolamento delle carte con l'aggiunta di cio' che manca per comporre schieramenti e proposte in  una democrazia matura che non è certamente  la vuota commedia teatrale, sovraffollata di comparse, che gli attuali pochi  protagonisti “recitano”  per gli italiani

Enrico Gervasoni - Bergamo
 
 

 Lettera 5

Ds e Socialismo è Libertà

Cari compagni,

ho letto con piacere le mail di Parlagreco, Baruffi e Piccoli. Spero che altri vogliano dire la loro per arricchire questa nostra analisi sul riformismo diessino e i suoi rapporti con l’associazione Socialismo è Libertà. Tra le cose lette ho trovato molto interessante la distinzione che Piccoli faceva a proposito delle diverse anime che si scontrano nei Ds. Come sapete anch’io facevo parte di questo partito (fino a qualche settimana addietro ero il segretario della Sg di Catania), quindi credo di poter parlarne con cognizione di causa. All’interno dei DS troviamo essenzialmente tre tipologie di "dirigenti": i riformisti dalemiani, i radical cofferatiani, i massimalisti nostalgici (non me ne vogliano i liberal morandiani, ma tento una sintesi di una situazione invero molto più complessa). Un dato che non deve sfuggire però è che gli arcinoti rapporti di forza tra i gruppi dirigenti non corrispondono ai reali rapporti (numerici..64% vs 33%) tra i militanti di base. I dati nazionali infatti risultano compromessi da una anomalia di fondo che altera profondamente il quadro reale, ovvero l’assenza di una vera alternativa (alla segreteria nazionale) nel precedente congresso. Uno scontro diretto tra D’Alema e Cofferati avrebbe sicuramente offerto una proporzione maggioranza-correntone più veritiera. E poi, siete sicuri che i D’Alemiani siano tutti riformisti? E che i tutti i berlingueriani non lo siano?

Non vorrei darvi l’impressione di perdermi in sottigliezze, ma è necessario approfondire alcuni punti. Tempo fa ho molto apprezzato un intervento di Daniele (Delbene) che correttamente consigliava di qualificare il nostro riformismo come "socialista" per distinguerlo da altri possibili riformismi (…basti ricordare che lo stesso Fini si definì tale!), oggi tale specificazione è d’obbligo. Innanzi tutto mi preme fare presente che le due correnti risultano essere molto eterogenee al loro interno (sicuramente in misura maggiore il correntone che raccoglie ex-filoamericani come Veltroni, radicali come Salvi, massimalisti come Berlinguer) ma soprattutto occorre notare come in ognuna di loro sia possibile ritrovare una complessa quanto contraddittoria stratificazione di programmi, strategie e ideologie. Lo stesso D’Alema, i cui sforzi "riformistici" vanno lodati nel merito, adotta una metodologia (intesa come strategia politica) che definirei togliattiana. Naturalmente mi propongo come semplice osservatore di una evidenza che è sotto gli occhi di tutti e di sicuro non è mia intenzione erigermi a giudice della situazione. Per questo motivo ho proposto questo dibattito: l’unico intento è quello di chiarire quale deve essere il nostro atteggiamento verso gli ex-PCI. Personalmente credo sia utile (oltre che doveroso) tentare di coinvolgere tutti questi compagni "riformisti" che per forza di cose si sono ritrovati in altri partiti e che oggi sono stretti nella morsa catto-comunista. Non me ne vogliano i cattolici né i comunisti ma qui il problema è di identità! In Italia i riformatori non sono stati mai ben visti in nessun campo e soprattutto in quello politico. Si è riusciti ad eliminare, con le buone o con le cattive, tutti quei movimenti di vero rinnovamento (se non addirittura personalmente alcuni fautori di tali proposte), e oggigiorno nel quadro politico nostrano non vi è traccia di un’intera area (non parlo solo di uno o più partiti) di pensiero: il socialismo è stato eliminato..anzi hanno tentato: i loro fallimenti sono rappresentati proprio dalla nostra presenza! Comunque non mi dilungo sull’esperienza di Tangentopoli, sebbene creda sia utile confrontarsi anche su questa, ma al di là dei giudizi sulla magistratura è un dato di fatto la diaspora dei socialisti. Per tutto questo ritengo necessario ricreare un luogo di incontro e confronto fra tutti coloro i quali si riconoscano in tale tradizione senza chiusure verso nessuno. Come sempre, il tempo ci darà ragione ma adesso occorre ricreare un tetto comune per tutti quei compagni che ritrovandosi senza una casa negli anni ’90 hanno cercato ospitalità da estranei.

Un saluto fraterno

Dario Specchiale - Catania


Lettera 6

 

  Apriamo la carriera di giudice anche agli avvocati

E’ possibile che Cesare Previti sia vittima di una persecuzione giudiziaria da parte della Procura della Repubblica di Milano che anche attraverso violazioni di principi costituzionali quali quello del giudice naturale e delle regole che presiedono alla acquisizione e alla verifica delle prove tanto dell’accusa quanto della difesa, ha ottenuto, in primo grado, una sentenza di condanna. E’ probabile che così stando le cose questa sentenza verrà, prima o poi, cancellata e forse il processo stesso annullato.

Ma, ormai, la questione è altra. Il presidente del Consiglio con la sua lettera a Il Foglio ha collocato il caso Previti nella prospettiva delle lotte politiche e di potere che attanagliano l’Italia da almeno vent’anni. E di cui da vent’anni lui stesso è parte sempre più importante e, infine, decisiva, ad un tempo - secondo lo stesso Berlusconi e i suoi aedi - vittima e demiurgo. Demiurgo politico in quanto vittima giudiziaria. Ma anche se si trattasse, come sostiene l’altra Italia, di un grande corruttore e di un più grande manipolatore, resta che Berlusconi ha vinto libere elezioni secondo le regole stabilite dai suoi avversari e resta che la politicizzazione di una parte della magistratura italiana è vox populi, esperienza replicata, prova chiara, evidente e dimostrata.

Quali riforme

Se non soprattutto anche per questo Berlusconi dispone dell’autorità a governare e proprio perché ne dispone dovrebbe esercitarla più che brandirla ed esercitarla secondo un disegno realistico e riformatore. Come si è visto le leggi ad personam sono sospette ed inefficaci oltreché inique. E siccome la difesa plurimiliardaria, perfettamente lecita, resta purtroppo inattingibile ai più, per riequilibrare i poteri dello Stato e per restaurare lo Stato di diritto, non c’è che la strada delle riforme. Quali?

Ho amato e rivendicato il coraggio anticorporativo del mio direttore degli affari penali, Giovanni Falcone, quando suggeriva la separazione delle carriere tra accusatori e giudici in nome di due diverse professionalità, tuttavia gli facevo osservare che la questione principale non riguarda la parzialità occulta o evidente del pubblico ministero, membro della casta indipendente ed autonoma dei magistrati o funzionario dello Stato, della sua sicurezza e dell’amministrazione della giustizia, ma innanzitutto la figura del giudice. Mentre il pubblico ministero, quale che sia la sua collocazione nell’ordinamento, esprime comunque la parzialità tendenziosa dell’accusa, il giudice deve essere super partes e per essere super partes deve essere reclutabile tra tutte le parti del processo. Innanzitutto tra tutti i cittadini attraverso le giurie popolari la cui applicazione va estesa, poi da tutte le professioni giuridiche per i ruoli che richiedono maggior esperienza e competenza del diritto. Basta il buon senso per comprendere che se il giudice deve essere imparziale deve avere uguale sensibilità per le ragioni dell’accusa, dello Stato che si erge ad accusa e per il cittadino e l’avvocato che ne difende le ragioni e gli interessi. Invento l’acqua calda. Sta scritto nella nostra Costituzione e siccome era rimasta lettera morta per mezzo secolo nel 1992 provai ad applicarne almeno un inizio presentando un disegno di legge che estendeva agli avvocati e ai professori di diritto l’accesso alla Corte di Cassazione. Fu bloccato, come altre riforme, da Luciano Violante allora responsabile per la materia del Pds e dall’opaca inerzia della maggioranza.

L’altra riforma che merita di essere introdotta è un rinnovato regime di garanzie dell’indipendenza del parlamentare attraverso un vaglio del giudice e del Parlamento che escluda ogni sospetto di discriminazione e di persecuzione nelle indagini che lo riguardino. E’ vero che ogni cittadino è presunto innocente sino alla sentenza definitiva e, come molti italiani, anche io ho potuto apprezzare la differenza tra perdere la carriera e perdere la libertà. Ma è anche vero che più di tutti gli altri cittadini l’uomo politico vive di reputazione e colpirne la reputazione equivale a ledere e contendergli il mandato popolare. Ciò non deve essere possibile se non dopo uno scrupoloso esame che escluda, preventivamente, i rischi di strumentalità nell’avvio di un’azione giudiziaria che in Italia è irresponsabile e gratuita per chi la muove e spesso disastrosa e senza risarcimento per chi la subisce. Nell’occasione si tratterebbe perciò, modestamente, di ripristinare i principi stabiliti dal referendum del 1987 (sulla responsabilità civile dei magistrati che sbagliano) di cui continuo a vantarmi di essere stato, con i radicali, promotore e primo firmatario. Risultato storico votato da più dell’ottanta per cento degli italiani, fatto abortire nella legislazione successiva da uno sciagurato compromesso tra Craxi, la Dc, il Pci e l’Associazione magistrati. Lo squilibrio data da allora, dalla dilatazione del potere del pm (sancita dal codice Vassalli) e dalla sua confermata irresponsabilità. Motivo e segno premonitore dell’inizio di un declino che precipitò poi, attraverso altri errori, sotto i colpi della violenza giudiziaria e mediatica sino alle turpi giornate del 29 e 30 aprile 1993.

Ha uno strano sapore il risarcimento di questi giorni, un po’ di circostanza, un po’ sincero, un pò strumentale, infine suggellato dalle sciabolate del Presidente del Consiglio nella lettera al Foglio. Sebbene mi fossi dimesso da tutto e non frequentassi più il Parlamento io andai a votare per Craxi. Mi ringraziò e ci stringemmo la mano dopo i mesi di scontro cui mi aveva costretto come sapeva fare con gli avversari e con i rivali primo dei quali mi aveva eletto dopo avermi eletto per vent’anni primo cavaliere. Dopo le oscillazioni di Achille Occhetto, il Pds veniva elaborando nella disfatta storica del comunismo la strategia del cuculo di Massimo D’Alema, cogliendo l’occasione di colpire a morte i socialisti per sostituirli politicamente. Solo dopo cercò di sostituirsi anche alla Democrazia cristiana. Marco Pannella, che voleva un martire per battersi per la Prima Repubblica, lo invitò a consegnarsi. Ma Bettino Craxi non era un martire, era un rivoluzionario istituzionale e un politico riformista che pur essendosi ormai "arreso" – come confessò in TV a Giuliano Ferrara quella sera stessa - sperava ancora nelle risorse di un potere che lo aveva abbandonato, che lo voleva capro espiatorio, che lo sacrificò per conquistare più potere o per salvarsi. Non è ingiurioso nè dimentico della grandezza supporre che Craxi come Willy Brandt, come Helmut Kohl, come Ronald Reagan, come Felipe Gonzales, nel corso di una lunga esperienza politica e di governo, si sia qualche volta calato il passamontagna o "qu’il aimait s’encanailler" come mi raccontò Gilles Martinet di François Mitterand. Ma questa impressione non deve essere fuorviata: la continuità non è tra Craxi e Previti ma nella condotta della procura di Milano e nel "trattamento davvero speciale" riservato a una parte del mondo politico in mezzo al plauso o all’ipocrisia dell’altra parte. Emule altre procure, altri media. E’ soprattutto questo aspetto replicativo a rafforzare l’idea che, se non subito, molto presto, in quegli anni novanta sia entrata in campo più di una cabina di regia "interdisciplinare" tra politica, magistratura, media e membri dell’establishment determinando un corto-circuito tra panico e potere, senza interruzioni di lucidità e spirito critico, senza verità, senza pietas, senza lungimiranza.

Per il resto la distanza tra un leader politico e un avvocato d’affari non potrebbe essere maggiore e in dieci anni, con i protagonisti, le condizioni della lotta politica e la scena mediatica sono cambiate al punto che il nuovo assalto extraparlamentare alla politica non ha alcuna speranza di sfondamento mentre dovrebbe averne molto più che allora la possibilità di riforme nell’interesse del paese e della democrazia.

Vantaggio democratico e personale

La condizione di vantaggio democratico e poi anche quelle di vantaggio personale dovrebbero consentire al premier di trascendere le campagne ripetute degli avversari e, anche, le questioni giudiziarie che lo concernono per concentrarsi sui problemi del paese. Il primato democratico della politica democratica che Berlusconi giustamente rivendica si tutela promuovendo l’interesse generale, anche in materia di rapporti tra politica e giustizia.

Quanto alla sinistra è incredibile che nessuno alzi la voce contro gli sbandamenti massimalisti, il pacifismo che convive con le dittature e si scaglia contro l’America, i rigurgiti di giustizialismo che si manifestano non solo nelle piazze ma nella volontà di preservare l’uso politico delle indagini anche a costo di negare il primato della politica democratica. Non c’è tra i leaders della sinistra italiana un leader riformista, garantista, democratico interventista. Anche per questo commuove e fa riflettere che la voce di sinistra più equilibrata e coraggiosa sia quella di Adriano Sofri e provenga dalla cella di un carcere.

Claudio Martelli - Pubblicato sul Foglio del 8 Maggio


BREVI  

 
DONNE SOCIALISTE
 
 Le Giovani Donne della Costituente Pse si organizzano
 
 
Le Donne Socialiste si stanno organizzando.
Dopo la creazione di un sito internet ( www.donnesocialiste.ion.it ) si è creato un primo nucleo organizzativo. le giovani compagne tra cui Persichella Maria,Greco Emanuela,Francesca Giambarella,Silvia Taverna, Bianchi Cristina, lanciano un'appello a tutte le donne socialiste d'Italia al fine di portare il loro contributo.
 
 Contributi - Cultura

 
 La nascita della Sinistra Europea – Gauche Européenne

1946-47   (M.S.E.U.E. )

(Mouvement Socialiste pour les Etats-Unis d'Europe)

1946 :

"Comité international d'études et d'action pour les Etats-Unis socialistes d'Europe"

1947

si trasforma in  « Mouvement Socialiste pour les Etats-Unis d'Europe »

Mozione

approvata dalla Conferenza internazionale socialista di Londra e pubblicata su « iniziativa Socialista » nell’anno II n° 7 il 1-15 aprile 1947 diretta da Adolfo Aniasi

PER  GLI  STATI  UNITI D’EUROPA

1)      Questa Conferenza di rappresentanti di organizzazioni socialiste e di membri di varie tendenze del movimento socialista in Inghilterra, Germania, Francia, Spagna, Grecia,Olanda e altri Paesi europei si impegna a lavorare incessantemente per il raggiungimento degli Stati Uniti Socialisti d’Europa.

2)      L’Europa oggi è arrivata al bivio della storia. Due volte in una generazione essa è stata devastata dalla guerra. La terza guerra mondiale, combattuta con la potenza distruttiva dell’era atomica, cancellrà per sempre ogni traccia della sua civiltà, e tale guerra, tra gli Stati Uniti da una parte e l’U.R.S.S. dall’altre, rappresenta il probabile risultato delle attuali rivalità politiche economiche e strategiche.

3)      Se la libertà non deve perire, l’unità dell’Europa deve essere basata sul socialismo libertario che é incompatibile con qualsiasi regime totalitario. Se il progresso economico deve continuare, è del pari indispensabile una economia pianificata, ma tale pianificazione deve essere attuata attraverso l’organica struttura di una vera democrazia sociale ed economica, basata sul controllo dei lavoratori, e non attraverso l’autorità del capitalismo monopolistico o della totalitaria burocrazia di Stato. Il suo obiettivo deve essere la libertà personale necessaria al pieno godimento da una parte di tutti, dei frutti della pianificazione. In tal modo i popoli d’Europa possono dare ,il loro insostituibile contributo alla prevenzione della guerra e alla costruzione di un ordine sociale logico e civile.

4)      Gli Stati Uniti Socialisti d’Europa non faranno mai parte di alcun blocco basato sulla politica di potenza. Al contrario il movimento sarà uno strumento potente per assicurare l’amicizia fra i popoli d’Europa e quelli dell’U.R.S.S., e tra questi ultimi. Il Movimento degli Stati Uniti Socialisti d’Europa potrà rimuovere le rivalità nazionali del passato perchè sarà basato sulla collaborazione internazionale socialista piuttosto che su i contrasti nazionali del copitalismo e dell’imperialismo. Infine il Movimento domanderà la liberazione di tutti i poipoli soggetti, concedendo loro completa indipendenza da ogni oppressione capitalistica e rivolgendo loro l’invito a lavorare insieme ai lavoratori europei per porre le fondamenta di una Unione Mondiale Socialista.

5)      Pertanto il Movimento Stati Uniti Socialisti d’Europa rivolge un appello ai popoli di tutti i Paesi perché lo assistano in questo compito immediato di salvataggio dell’umanità dalla distruzione completa insita nel sistema capitalistico e imperialistico della società.

6)      Esso si appella specialmente a tutte le organizzazioni il cui scopo è di fare progredire il socialismo, la libertà e la pace, particolarmente i sindacati, le coperative e i partiti socialisti, perchè usino la loro influenza e i mezzi a loro disposizione per promuovere questo compito urgente e vitale.

Dagli Archivi della Gauche Européenne a cura di Gianni Copetti