Documento di GIUSEPPE TAMBURRANO Pres. Fondazione Nenni Per dare vita ad una formazione schiettamente ispirata ai principi del socialismo democratico, come è scritto nello statuto degli “Amici= della Fondazione Nenni”, il primo tema con il quale occorre confrontarsi è: che cos’è il socialismo oggi. Non possiamo dare per scontato che il socialismo sia vivo: nè il fatto che esistano partiti che si dichiarano “socialisti” rappresenta una prova. E’ certo che il socialismo del ‘900 è superato, ma è aperta la questione se superati sono gli strumenti e i programmi del passato, e sono invece vivi i valori, i principi e i fini. E’il problema dell’identità e cioè dei caratteri costitutivi e delle finalità di una forza politica che voglia essere socialista, e cioè voglia cambiare le cose secondo un progetto ispirato ai valori della giustizia e della libertà per tutti. Il crollo del comunismo e l’esaurimento del welfare hanno sancito la crisi dell’ideologia fondata sullo statalismo e sul collettivismo. D’altra parte il mercato ha dimostrato di essere più efficiente come meccanismo regolatore della vita economica. Tuttavia la funzione della politica e dello Stato non è per questo venuta meno per quanto attiene alla regolamentazione -o governo- del mercato, all’intervento nei settori, di crescente importanza, estranei alle dinamiche economiche e alle regole di mercato, e al perseguimento di fini generali. I grandi cambiamenti intervenuti nel mondo occidentale nel corso degli ultimi decenni hanno fatto sorgere problemi del tutto nuovi, inediti. La globalizzazione in sè, come processo che apre le frontiere e fa comunicare liberamente popoli e individui, è, per una ideologia internazionalista quale è il socialismo, un fatto altamente positivo. Ma la globalizzazione di cui si discute, quella liberista, è dominata da potenze finanziarie, economiche, mass-mediatiche e richiede alla sinistra di acquistare una visione planetaria che tenga conto delle tante interdipendenze tra livello mondiale, europeo, nazionale e locale e proponga progetti di governo della mondializzazione. L’Europa è il principale attore. Nel vecchio modello della sinistra la classe operaia era concepita come la forza motrice della rivoluzione- violenta o graduale-. Questo modello politico-ideologico non esiste più. Ma, ovviamente, esistono operai e lavoratori dipendenti con i loro bisogni e i loro diritti. Inoltre il mondo del lavoro si è frantumato in interessi distinti e in una molteplicità di figure, talchè a ragione si parla di “lavori” e non più di “lavoro”.= Questo mondo dei lavori- i cui diritti e le cui esigenze vanno fermamente difesi- non può, per le sue caratteristiche moderne, essere concepito come il “soggetto collettivo” protagonista della riforma socialista = della società. E’ l’errore commesso da quella parte della sinistra ch= e, critica la deriva liberista dei partiti socialisti, laburisti e socialdemocratici e impugna gloriose ma ormai vecchie bandiere. Purtroppo la sinistra oggi è divisa tra che difende questo modello superato e chi si è puramente e semplicemente convertito al mercato in conseguenza sia dei fallimenti o dei superamenti dello statalismo e del collettivismo, sia dei grandi cambiamenti intervenuti nel mondo. La scommessa del socialismo oggi è di trovare la sintesi tra il vecchio e il nuovo e di proporre, illuminate dai principi e dai valori tradizionali, le soluzioni ai problemi del nostro mondo: quelli della miseria, della fame, del sottosviluppo del Sud, e quelli della liberazione, grazie anche alla globalizzazione e alla tecnologia, degli uomini e delle donne del Nord dall’assoggettamento agli interessi e ai “valori” dei pot= enti dell’economia, della finanza, della politica, dei mas-media, delle tecnostrutture, delle burocrazie. L’individualismo del capitalismo è egoismo e lotta di tutti contro tutti: l’individualismo del socialismo è il pieno spiegamento = armonioso della persona. E’ proprio il Manifesto di Marx ed Engels che annuncia una società nella quale “la libertà di ciascuno è la condizione per la libertà di tutti”: non vi è la classe ma l’individuo (ciascuno) nella sua correlazione con la collettività (“tutti”). La scommessa di una moderna forza socialista è di essere e apparire portatrice di interessi e finalità generali nei quali possano ritrovarsi e comporsi gli interessi e le finalità degli individui, di tutti gli individui. Se la sinistra non sa riconoscere i caratteri nuovi del nostro mondo e con essi confrontarsi, se non sa capire le grandi potenzialità della tecnologia al servizio di un diverso modello di sviluppo, rischia di essere emarginata da altre soggettività collettive fortemente motivate ed attive sui temi caraterizzanti della sinistra (i bisogni dei più deboli, l’uguaglianza, ecc.): mi riferisco ai movimenti, agli anti-global........ Solo se sarà capace di avanzare grandi proposte, una forza socialista tornerà a scaldare i cuori, specie dei giovani, e ad essere punto di riferimento mobilitante. E’ necessaria una battaglia culturale contro l’apatia e lo scetticismo che nascono dalla convinzione- indotta dalle ideologie neo-conservatrici alle quali si è arresa culturalmente la sinistra- che non ci siano più differenze tra destra e sinistra: il che in realtà vuol dire che obsoleta non è la destra, ma la sinistra, e che il “superamento” è rappresentato dal pensiero unico basato sul = liberismo,il mercato, la flessibilità, la globalizzazione, in una parola sul “modello americano”. In realtà questa ideologia, che= è sembrata vincente, ormai fa acqua da tutte le parti incalzata a sinistra dai no-global e a destra dal populismo xenofobo; e negata al suo interno dal protezionismo, da un neo-keynesismo classista e dall’unilateralismo americano. I fatti hanno fatto apparire la debolezza del mito del mercato e della globalizzazione: dalla crisi del Messico della fine del 1994 alla crisi argentina è stato un crescendo di fallimenti della globalizzazione liberista; l’occidente = capitalistico, a cominciare dagli Stati Uniti, non è ancora uscito da una recessione assai grave; la disoccupazione (negli USA sfiora il 6%), la precarietà, i sottosalari dei poor workers sono in crescita preoccupante e contribuiscono alla sensazione di insicurezza che si diffonde specie in Europa e che alimenta la deriva populista; del “miracolo” della new economy non si parla più, mentre preoc= cupano fenomeni come la bancarotta di Enron (che non è un caso isolato) o su un altro piano la crisi della Fiat che sono una smentita alla trasparenza e alla efficienza del capitalismo. E’ il caso di esclamare: sinistra, apri gli occhi! Problemi vecchi e problemi nuovi richiedono proposte di sinistra. Tra i problemi nuovi emigrazione e sicurezza attendono che la sinistra, invece di tallonare la destra, offra le sue soluzioni. Purtroppo essa paga il ritardo di decenni e l’insufficienza di elaborazione. Quando fu chiaro che l’Occidente ricco sarebbe stato “aggredito” da masse di immigrati provenienti da paesi po= veri in cerca di lavoro, i socialisti dovevano mobilitarsi per una seria politica mondiale di investimenti diretti a promuovere la crescita e l’occupazione nei paesi di provenienza: una giusta politica a favore = dei paesi poveri e dell’Europa ricca! E quando fu chiaro-or sono molti anni- che aumento dell’immigrazione e inadeguatezza della capacità di accoglienza in Europa avrebbero provocato populismo e xenofobia sulla base dell’equazione immigrazione uguale criminalità, = si doveva correre ai ripari. A quell’equazione si sono aggiunte la precarietà del mercato del lavoro, l’obsolescenza dei connotati storici di identità nazionale per la diffusione di modelli di vita stranieri, la rinuncia a quote di sovranità nazionale a favore non di una patria più grande, l’Europa dei popoli, ma di banche e burocrazie europee estranee e lontane: è questa la miscela dell’insicurezza, nel senso più ampio della parola, di cui si nutre la destra populista. Una sinistra che recuperi i suoi antichi ideali e dia risposte moderne ai bisogni di oggi ha per sè l’avvenire: che ritrovi= l’ispirazione laica sui problemi nuovi della scuola, della famiglia, = della bioetica; che faccia valere i principi di giustizia sociale a difesa dei lavoratori dipendenti e dei lavoratori atipici e soprattutto di chi il lavoro non c’è l’ha; che promuova e difen= da i diritti di libertà dei cittadini contro gli abusi e le deviazioni dei poteri politici, giudiziari, economici, mediatici, burocratici e tecnocratici; che ritrovi la sua fede internazionalista nella lotta contro le ineguaglianze, la miseria, lo sfruttamento del Sud del mondo con la stessa determinazione con la quale ha combattuto per oltre un secolo in favore del riscatto delle plebi contro il capitalismo nazionale. Dopo i successi degli scorsi anni in tutta l’Europa, i partiti di sinistra sono in regresso ovunque tranne che in Inghilterra (per ragioni specifiche irriproducibili nel Continente). E’ un campanello di allarme, e un monito: lo spostamento della sinistra verso il centro è giunto alle sue colonne d’Ercole, non paga= più. L’avanzata della destra e dell’estrema destra non lascia s= celte alla sinistra: competere sul terreno del liberismo senza regole e del monoculturalismo è un suicidio: l’originale si imporrà sulla copia. La sinistra può solo tornare ad essere se stessa: con le sue antiche radici e con un nuovo progetto. Il mondo in cui viviamo non è il migliore dei mondi possibili. Un mondo migliore è possibile: costruirlo è il compito dei socialisti. Giuseppe Tamburrano