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Nelle elezioni politiche del ’21 fu eletto
Deputato al Parlamento nella lista dei Socialisti Unitari, ottenendo più
voti di Di Vittorio.
Leo Valiani, uno degli interpreti più significativi del socialismo
democratico europeo del Novecento, coglieva in uno scritto
sull’"Espresso" per i cinquant’anni dell’assassinio di
Giuseppe Di Vagno tutto il significato della violenza elevata a sistema
che avrebbe in poco tempo spazzato via le istituzioni liberali e lo
Stato di Diritto: "Nel settembre 1921 i delitti commessi dagli
squadristi si contavano già a centinaia in tutta Italia, ma per la
prima volta era ucciso un Parlamentare. Non era un caso che questo grave
crimine politico fosse stato commesso in Puglia. Già nel 1913 le leghe
bracciantili pugliesi erano più numerose di quelle di qualsiasi altra
regione italiana".
Il delitto del Deputato socialista di Conversano, noto per la difesa di
contadini ed operai nelle aule dei Tribunali, per l’impulso
all’organizzazione dei lavoratori e per il sostegno alle istituzioni
assistenziali (Società Umanitaria, Comitati per i profughi Serbi e
Montenegrini) suscitò una profonda impressione nell’intera opinione
pubblica nazionale in una fase in cui si tentava di arginare la violenza
che stava sconvolgendo l’Italia post-bellica.
Di Vagno cadde a Mola di Bari il 25 settembre del 1921 in un’imboscata
organizzata da circa venti giovani fascisti del suo paese natale,
qualcuno di Gioia del Colle, che dopo la conclusione di un comizio
spararono all’impazzata e lanciarono una bomba a mano per terrorizzare
i passanti.
Ma i suoi oppositori dell’estrema destra avevano progettato di
eliminarlo già durante la campagna elettorale. >>>
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