Non basta una buona idea perché una
iniziativa generosa di animazione culturale-politica possa
trasformarsi in un movimento organizzato.L’unità socialista
è certamente una buona idea, ma essa non ha trovato
accoglienza negli organi dirigenti ufficiali dello Sdi e del
N.Psi, nonostante l’insofferenza di larga parte della
periferia di questi partiti.Solo in Calabria è stato
possibile dar vita ad una lista regionale di unità socialista
nel centro-sinistra con la partecipazione di “Socialismo è
Libertà”.La scelta dello Sdi di partecipare in nove regioni
a liste unitarie
della Fed ha influenzato il comportamento dei socialisti,
divisi in più formazioni, nelle altre cinque regioni. E’
difficile allearsi con un partito che nella stragrande parte
del Paese affronta l’elettorato annunciando che la propria
prospettiva politica è il superamento e la scomparsa della
propria esperienza di partito autonomo nella sinistra
italiana.Ed il difficile si è trasformato in impossibilità.La
scelta del N.Psi di
essere nella casa della libertà, nella buona e nella cattiva
sorte è uno splendido esempio di fede nella
indissolubilità del matrimonio.
Dispiace constatare che la vita presente e futura dello Sdi e
del N.Psi è ormai storia di destini personali che ha rotto
ogni residuo legame con
la storia collettiva del popolo socialista, ferito ma non
ucciso dalle terribili esperienze di questi ultimi 15 anni.
In questa riunione del Comitato di coordinamento del
Movimento, abbiamo il dovere di indicare
ai compagni, che ci hanno seguito e che ci hanno
ascoltato, una linea coerente e dignitosa da tenere nella prova elettorale del 3 e del 4 aprile.
- Escludiamo ogni sostegno alle liste di centro-destra.
- Dobbiamo sostenere i candidati socialisti del Movimento presenti
nelle liste di centro sinistra interessate ad una
esplicita prospettiva di rifondazione socialista.
- Riteniamo di non poter favorire liste che hanno il dichiarato scopo
di superare e di spegnere la forza organizzata ed autonoma
del socialismo.
- Nelle elezioni amministrative locali, il coordinamento regionale
del Movimento darà le indicazioni opportune non
confliggenti con l’orientamento nazionale.
Se
il quadro post-elettorale ci consentirà di rispondere in
forma univoca e senza difficoltà a questa domanda, vorrà
dire che si è chiusa la
lunga e tormentata fase della transizione e si è
aperto un secondo tempo che sarà al buio, perché il
rimescolamento delle forze supererà vecchi e nuovi confini ed
emergeranno revisionismi culturali sul tronco delle antiche
culture politiche. Come
essere pronti a questo evento è il rovello che ci angoscia e
che tanti socialisti “ ufficiali” vogliono rimuovere dai
loro pensieri perché avvertono il grande divario che corre
tra altezza del compito e modestia delle forze.
Se, invece, il panorama del dopo elezioni sarà illeggibile o
enigmatico, vorrà dire che è in atto un processo di
assuefazione alla stagnazione e al pensiero povero della
transizione e che il distacco dalla politica invaderà
un’area vasta del Paese e produrrà una radicalizzazione
fuori del sistema delle forze inquiete e compresse.Dopo le
elezioni regionali ed i ballottaggi per le elezioni
amministrative locali, ci toccherà affrontare il voto
referendario.
Anche
noi abbiamo firmato per i referendum insieme a tanti laici e
cattolici e, quindi, voteremo
SI’.Sui
quesiti dei referendum e sul voto di astensione è in corso
una vivace e a volte aspra polemica tra la Chiesa ed il resto
del Paese.Per
noi socialisti, educati alla scuola della
libertà, il nocciolo politico della questione non è
sul punto del diritto della Conferenza Episcopale a
richiedere ai cattolici un atto di fede e di disciplina alla
fede nel voto.
Altro è il nostro interesse. Vogliamo misurare
l’ampiezza dell’area di consenso tra i cittadini del voto
disciplinato all’indicazione della Chiesa.Una
consistente area trasversale nel sistema
politico, retto da una legge maggioritaria, che sente
il vincolo della fede come verità assoluta, pone un problema
serio in una democrazia pluralista.Ci
si allontana dalla laicità dello Stato e ci si avvia verso i
lidi dello stato
confessionale.La
ridotta unità nazionale tra cattolici su questioni religiose
è una novità della seconda repubblica; ciò non avvenne nel
passato per opera dei cattolici liberali De Gasperi e Moro.Le
lacerazioni provocate nei due blocchi dopo la contesa
referendaria si sommeranno alle fratture mai sanate in questi
anni: l’inadeguatezza della Carta Costituzionale di fronte
al radicale mutamento degli equilibri internazionali; la lotta
tra i poteri istituzionali senza freni e senza i luoghi
autorevoli della ricomposizione; l’assenza di un
futuro programmato del sistema produttivo; il dominio
assoluto della finanza sull’industria residua; la crisi
della coesione sociale e della saldatura tra generazioni.Con
queste insofferenze dovremo affrontare un evento che per la
prima volta si presenterà al giudizio degli elettori turbati
e smarriti: in primavera del 2006 si voterà con una legge
maggioritaria che trasformerà una maggioranza relativa del
Paese in maggioranza assoluta del Parlamento, chiamato ad
eleggere un Presidente della Repubblica per 7 anni ad un
Governo per 5 anni.Si
tratta di un esito certo che induce ad ipotizzare un clima di
tensioni e di asprezze inedite per la storia repubblicana. Verrà
al pettine il nodo avvelenato che ha incatenata la vita
democratica del Paese: l’abolizione
del sistema proporzionale a costituzione invariata
|
Questo
errore di partenza che il messaggio di Cossiga alle Camere nel ’91
cercò di evitare, fu la declaratoria che indicò l’esaurimento
creativo di una classe dirigente.In
questi 15 anni la questione è stata messa in ombra, per pudore o
per paura, nella speranza che il tempo risolvesse il problema. Ma il
sovrapporsi di nuove e più complesse difficoltà richiede una
incontaminata freddezza di analisi ed un coraggio
nell’azione politica straordinaria, e,
forse, inedita.I
socialisti sin dalla fine degli anni ’70 con la proposta della
Grande Riforma, si posero in prima linea per abbattere il mito
primitivo e religioso della intoccabilità delle Tavole
Costituzionali, ma lasciarono perdere
l’occasione,
perché ritennero che la conservazione degli equilibri di
sistema fosse condizione necessaria per la stabilità di governo.In
questi anni i socialisti sono apparsi più dolenti che combattivi,
più risentiti che riflessivi, più richiedenti che orgogliosi e non
hanno saputo trasformare le nostre mutilazioni in risorsa vitale per
fare appello alla cultura istituzionale, per poter aiutare il Paese
ad uscire da un sistema paralizzato da due blocchi nati nella
provetta di una forzata e innaturale legge elettorale.Nel presente i
socialisti sono divisi e ciò non costituisce una novità assoluta.
Sono, anche, sfiduciati. A questo punto notiamo una ambiguità sulla
motivazione della sfiducia. Si può essere dubbiosi sul futuro del
socialismo e si può essere depressi per insufficienza dei
socialisti.Temo che si voglia coprire
lo sfinimento dei singoli con il dubbio nella prospettiva
storica. Il caso non è infrequente quando si è pagato molto ed
ingiustamente sul piano personale per una causa. Ciò serve a
spiegare ma non a giustificare.Il N.Psi ha responsabilità politiche
gravi e non perdonabili: ha rovesciato la nostra storia
disperdendola su un terreno ostile per natura e per destino.Lo Sdi
che ha preteso, con una consistenza irrisoria rispetto alla forza
storica del socialismo italiano, di poter parlare a nome di tutta la
tradizione socialista, si
è assunta una responsabilità imperdonabile: cancellare la presenza
socialista dal sistema politico italiano per una conversione al prodismo,
specie ibrida o, meglio, improbabile del giardino politico
domestico. Nei
prossimi
mesi la lotta politica in Italia sarà certamente influenzata
e condizionata dalle vicende europee ed intercontinentali, ma
l’urto dall’effetto imprevedibile sarà dato dallo scontro di
tutti contro tutto per il controllo del potere istituzionale e dal
peso che eserciterà la Chiesa nel far valere la sua Tavola dei
principi e dei valori.
La
sinistra italiana travolta dalla sconfitta del comunismo e mutilata
dalla creatività socialista, ha accettato il falso luogo comune
della fine della ideologia e ha dato il passo ad ideologie
neoconservatrici che hanno fatto terra bruciata delle politiche
della liberazione dal bisogno, dalla paura e dall’oppressione.In
un mondo attraversato dai timori e dalle incertezze, milioni di
esseri umani cercano nel trascendente le nuove indiscutibili
autorità ed accettano la superiorità
della legge religiosa su la legge degli uomini.Il nostro
Movimento è piccolo e non possiamo attendere la crescita per poter
influire in un sistema che lascia alla politica il compito di fare,
di conquistare la “roba” e di tutelare gli interessi e assegna
alla religione l’ufficio di tutore delle coscienze
e di fonte della verità assoluta dopo il fallimento delle
ineluttabili leggi della storia.Entro l’anno si delineeranno gli
scenari possibili che l’esito del voto del 2006 selezionerà e che
ci consegnerà per un periodo medio-lungo.I progetti intorno ai
quali febbrile è l’opera delle vecchie volpi della raffinata
scuola italica dell’essere e del non essere sono due:
-
A
sinistra il progetto della Fed.
Esso forse non mira al partito unico dei Ds, della Margherita e
dello Sdi, ma a fissare l’egemonia dei cattolici sociali su la
sinistra storica marxista. L’operazione è destinata
all’insuccesso perché non è sufficiente la capitolazione
dello Sdi, occorre lo scioglimento del più forte partito
post-comunista d’Europa e una collocazione nel parlamento
europeo fuori della famiglia socialista.
-
Tra
i moderati del centro destra e con rapporti solidi nel centro
del centro sinistra, sono in corso grandi manovre per la
formazione di una grande area che non sarà la riproduzione
fisica della Dc ma la reincarnazione dell’anima degasperiana
del partito dei cattolici. De Gasperi costruì una realtà
politica su solide basi: sicurezza democratica occidentale e
gradualismo sociale. Gli ingegneri della nuova
piattaforma logistica, liberalcristiani e socialcristiani
lavorano intorno a due pilastri: forte apertura al capitale e
al lavoro e accettazione in piccole dosi di un mite stato
confessionale.
|
Questo
è il progetto più forte che ha anche un punto debole: vive solo
all’interno di un sistema elettorale proporzionale. La
spiegazione più lucida è stata data dall’accorto e lungimirante
on. Andreotti.
Vi sarebbe un terzo progetto: il neo-lombardismo di Bertinotti.
Però tutti hanno capito che si tratta di una opposizione di sua
maestà che intende arrecare molestia ai Ds. Non vale la pena
addentrarsi in una sofisticata analisi.
L’assenza di un progetto socialista per la soluzione della crisi
italiana ha origini in due cause rilevanti:
- La
crisi della cultura revisionistica dei socialisti. Dopo il Midas
Craxi lanciò la parola d’ordine: prima vivere e poi
filosofare. Ma vivere voleva dire: vivere collettivo; e
il tempo di filosofare venne presto: all’inizio dell’80
con Rimini e la
conferenza programmatica. In questi quindici anni il prima
vivere dei socialisti è stato un prima sopravvivere dei
singoli con qualche opportunismo di troppo; il tempo del
filosofare, invece, non è mai arrivato.
- Il
complesso d’inferiorità dei diessini nei confronti dei
cattolici ed il loro complesso di superiorità nei riguardi
dei socialisti. L’attuale polemica interna ai Ds sulla
fine del dalemismo e sulla debolezza del fassinismo, fa pensare
che qualcosa nel profondo del partito potrà riemergere presto.
E’
aperta una discussione all’insegna della ricerca di nuove
soggettività politiche. L’oggetto
misterioso di questa fase è il socialismo italiano.Che fanno, che
pensano, che dicono i socialisti nessuno lo sa!
Chi
è appagato dal lancio pubblicitario della parola riformismo, deve sapere che si tratta di un trucco deviante per
far cadere nell’oblio la impronunciabile parola: socialismo.
Vi
sarà pure una ragione se post-democristiani e post-comunisti
convergono sull’uso fraudolente del termine riformismo.
C’è sicuramente la cattiva coscienza perché nel passato il riformismo fu da loro
sempre osteggiato, ma c’è anche lo sforzo di evitare di fare i
conti con un socialismo
senza frontiere.Un
socialismo più pragmatico e più intriso di vecchi e di nuovi
valori.Il socialismo ha fatto i conti con la democrazia ma resta
ancora ambiguo il suo rapporto con la religione ed i suoi vincoli;
ed è certamente non
risolto il nesso tra socialismo e libertà, libertà
intesa come libertà della persona nel rispetto della libertà della
comunità.
I socialisti oggi sono deboli perché sono stati incastrati nelle
pastoie del potere quotidiano ed hanno rinunciato dopo l’89 a
rilanciare il nuovo progetto di vita e di civiltà. So
bene che è troppo tardi, ma so anche che se non troviamo il
sentiero per obbligare tutta la sinistra di popolo a rivisitare e
revisionare la esperienza della sinistra storica italiana in una Rimini
2,
la destra ed il moderatismo sfonderanno nelle nuove
generazioni con nuovi e disinvolti modelli culturali di
vita.Dobbiamo sapere che nei prossimi mesi, alla vigilia delle
elezioni del 2006, tutte le forze di potere giocheranno la loro
partita sino in fondo.
La società richiede la ricomposizione delle rotture
dei primi anni novanta.Ogni restaurazione non può imporre il
passato come era. Occorre un inventario dei mutamenti avvenuti e
delle novità rifiutate.
La
lotta furibonda è per la conquista del sistema.Due
sono i campi dove si sprecheranno i colpi bassi: il
nuovo assetto istituzionale e la ricerca di un diverso equilibrio
tra i poteri.Siamo
un nucleo piccolo ma resistente che conosce la ferrea legge dei
rapporti di forza e che ha appreso, nelle tempeste attraversate, la
potenza che può sviluppare una coscienza critica nella vasta area,
stagnante e disorientata, di una sinistra che vuole vincere senza
convincere.
Dopo
il referendum valuteremo se le nostre forze sono all’altezza delle
difficoltà di sistema e se siamo in condizione di stimolare una
elaborazione creativa di un socialismo moderno e revisionista, che
sia senza frontiere nell’azione, perché
dovrà rivolgersi a tutto il Paese, e che abbia una visibile
frontiera ideale per sostenere un progetto di vita e di civiltà.
La
nostra analisi non è visionaria perché pensiamo di poter vedere
delle soluzioni possibili; ma se essa non diventerà corale nella
sinistra tutto sarà rinviato ad un tempo imprevedibile.
Il
nostro augurio è che con le elezioni vi sia una scossa salutare.
Con il Direttivo da convocare per giugno, faremo il nostro esame di
coscienza.
Oggi il nostro dovere è di sostenere con slancio i compagni che
hanno deciso di affrontare la prova elettorale.Ciò
che abbiamo detto è solo un promemoria per il domani.
Il Presidente Nazionale
Socialismo è Libertà
On. Rino Formica |