Formica scrive a
Borgoglio e Spano
Cari
Compagni, intervengo
con questa lettera, pur non essendo stato invitato al vostro Convegno, perché
penso che i socialisti devono parlarsi per evitare di continuare a sbagliare
in solitudine. La
discussione intorno all’uso eccessivo dell’arma referendaria per
risolvere problemi politici complicati è ricorrente. Purtroppo essa
scompare con la stessa rapidità con la quale si affaccia. Vorrei
intervenire su una iniziativa in corso per ridare solidità e concretezza
alla soluzione di un problema reale: la debolezza del sistema elettorale
vigente. Esso
falsa il quadro della rappresentanza, senza garantire stabilità reale di
governo ed è inadatto ad introdurre riforme costituzionali di larga e lunga
durata. La prova regina è fornita da coloro che, per aggirare l’ostacolo,
propongono un’Assemblea Costituente eletta con il sistema
proporzionale. Per
risolvere questioni complesse nella vita di una nazione, non si può fare
ricorso al meccanismo surrettizio dell’istituto del referendum abrogativo.
Non possiamo curare i mali attuali invocando la medesima medicina che provocò
tale malanno (i referendum Segni-Occhetto). Bisogna
partire dalla realtà materiale nata con
i famigerati referendum del ‘90-’93. Si
volle dar vita alla seconda repubblica fondata su alcuni principi angolari: -meno partiti più società civile; -meno Stato più mercato; -meno parlamento più governo; -meno
sindacato generale più rappresentanza di interessi. Ci
troviamo invece: -meno società civile più lobby; -meno mercato più Stato privato; -meno democrazia più potere personale; -meno
coesione sociale più corporativismo. Se
l’analisi è questa, non possiamo pensare che l’annullamento del
meccanismo tecnico che agevolò l’operazione politica “Seconda
Repubblica” sia sufficiente a ricreare un ciclo virtuoso. Dobbiamo
guardare con interesse alla proposta dell’Assemblea Costituente.
Con una avvertenza: se essa dovesse nascere senza un confronto ampio, sereno
e veritiero sulle ragioni che hanno provocato la morte prematura della
Seconda Repubblica, rifaremmo il doppione della Commissione D’Alema per la
revisione della seconda parte della Costituzione. E fu un triste e penoso
fallimento Una
Costituzione per la III Repubblica è la nuova frontiera politica dei
socialisti. L’Assemblea
Costituente, quando diventerà esigenza non rinviabile, dovrà coesistere
con un governo di garanzia e di tregua istituzionale. Un
anno è sufficiente, se le forze politiche hanno una chiara visione dei
problemi nazionali. Se,
invece, le forze politiche sono esauste ed inaridite, le tecnicalità
normative saranno un decotto che prolunga la degenza. Fraterni saluti. Rino Formica - Presidente Nazionale Socialismo è Libertà
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