LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
INTERVENTI/
L'ex
ministro rilancia il suo progetto riformista
Formica: pronto ad un pubblico
dibattito con Ugo Intini e Di Pietro sulla fine del Psi
RINO
FORMICA*
Ho visto che Intini a Bari si è fatto armatore.
Ha messo su una flotta: una piccola nave movimentista a
sinistra, una piccola barca post-Dc di Mastella e una
grande corazzata riformista del 30-35% che guidi la
coalizione.
Intini negli ultimi anni ha scritto libri che si
collocano in stridente contrasto con questi castelli in
aria. Solo il mio infinito amore per i socialisti che
sbagliano mi impedisce di fare le noiose e numerose
citazioni.
Allo stato attuale tre sono i dati di fatti che
fotografano la nostra impietosa realtà:
1. l'area della sinistra storica
massimalista e della sinistra di nuova generazione supera
per forza e per impegno le varie tendenze del riformismo,
che furono e sono largamente minoritarie;
2. i post-Dc non sono rappresentati dalla piccola
pattuglia di Mastella. Essi costituiscono il corposo
coagulo degli interessi minuti della società; di quel
comportamento pacifici e compromissori che regolano la
vita quotidiana; di quello spirito ambiguo che consente
il rispetto delle virtù altrui e la tolleranza per i
vizi propri.
I post-Dc, come i Dc e i pre-Dc sono quella parte vasta e
solida dell'Italia che è sempre sopravvissuta e (forse)
sempre sopravviverà.
3. Il
riformismo nuovo come riformismo plurale, cioè come
somma dei comportamenti moderati e gradualisti di forze
che per quasi un secolo hanno duramente duellato, esiste
solo nella fantasia esaltata di chi non vede e non vuol
vedere.
4. Intini dovrebbe
sapere che dai grandi disastri non si esce con l'abile
«mossa» o con il cambio della dama della quadriglia.
Nel preambolo della dichiarazione costitutiva
dell'Associazione politica Laica e Socialista è scritto:
«La disgregazione delle forze politiche laiche e
socialiste è una eredità negativa degli anni '90, che
continua a rendere debole il riformismo nella sinistra
italiana.
Il centro-sinistra non tornerà a vincere rimettendo
insieme le formazioni politiche dell'Ulivo così come
sono e ricercando accordi elettorali occasionali con la
sinistra antagonista, i micropartiti e le liste
personalistiche. C'è bisogno di un nuovo progetto, di
nuove iniziative, di nuovi protagonisti.
C'è bisogno di un nuovo inizio». Chi parte da questa
analisi può cominciare a tessere la tela. Sui tempi di
una operazione così problematica, ogni previsione è
ardua. Entreranno in gioco molti fattori, ma uno sarà
decisivo ed influente: i nuovi duellanti non potranno
essere prigionieri dei meschini calcoli sul proprio
giovamento. Se non è possibile il voto di castità, si
provi con un temporaneo voto di astinenza.
P.S. - Ho letto
sulla Gazzetta di domenica l'intervista all'on. Di Pietro
sui rilievi mossi da Intini al pool di Mani Pulite. Di
Pietro afferma che il Psi fu abbattuto dai suoi capi. Nel
biennio di fuoco 92-93 io, come altri dirigenti nazionali
del Psi, ho vissuto minuto per minuto, davanti e dietro
il fronte, tutte le fasi di quel furibondo assalto al
Psi. Di Pietro dirigeva le operazioni nello stato
maggiore del pool. Dopo dieci anni non sarebbe utile un
ben confronto diretto tra i dirigenti del Psi e l'on. Di
Pietro?
Io sono pronto ad iscrivermi per il primo faccia a
faccia.
Potremmo dare mandato al direttore della Gazzetta di
moderare il dibattito.
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