di Daniele Delbene
Con la fine della prima repubblica e con il
cambiamento degli scenari e degli equilibri politici internazionali,
avvenuti alla fine degli anni ottanta, il nostro paese si è trovato a vivere quasi 15 anni
di vuoto politico, più o meno,generalizzato. La politica è stata
sostituita dalla prima metà degli anni novanta fino ad oggi da altri
poteri che potremmo definire antidemocratici perché non dipendenti dal
volere dei cittadini, ma da lobby e corporazioni spesso intrinseche, tra
le altre, di frizioni provenienti da ambienti religiosi. I partiti si
sono ridotti a cartelli che spesso terminano il loro attivismo con il
momento elettorale, deboli di una partecipazione dei cittadini e quindi
inevitabilmente succubi di interessi di parte. In questo quadro la
sinistra italiana non ha saputo fare i conti con la propria storia, con
un revisionismo di fondo e con la maturazione di un serio e necessario
progetto politico che le permettesse di superare la propria anomalia
rispetto gli altri paesi europei. Si è perso tempo per ricercare formule matematiche, che prive spesso di
motivazioni culturali e sociali, garantissero i numeri per il governo
dell’attuale, senza indirizzi per il giorno successivo, ma per la
gestione, spesso conto terzi, spesso personalistica, del potere. Oggi la sinistra italiana è a un bivio che
rischierebbe di veder scomparire l’anima socialista, riformista figlia
della ragione che ha permesso nel secolo passato, al nostro paese, di
ottenere grandi conquiste sociali, civili fino a renderlo uno dei paesi
tra quelli più sviluppati, economicamente e socialmente, del mondo. Il
rischio è quello della nascita di prospettive, che prive di motivazioni
fondanti, di anima e
sentimento, creerebbero un’ulteriore crepa tra le realtà sociali, le
organizzazioni politiche e le istituzioni. Crepe che determinerebbero un
crescendo distacco dei cittadini dalla partecipazione alla vita politica
del paese con l’inevitabile venir meno dei loro interessi
dall’attualità di governo e nella proggettualità del futuro. Già
oggi è presente e vivo, forse non ancora ben visibile, il venire meno,
anche nel nostro paese, della libertà degli uomini intesa come
emancipazione sociale degli stessi, al fine di far valere la propria
dignità di esseri umani, con le proprie prerogative e la propria
ragione di voler essere parte attiva di una società in veloce evoluzione.
In questo quadro il tempo che abbiamo di fronte è breve ! Sta a
noi, uomini capaci di comprendere, aprire una nuova fase politica che
sappia essere garante di un riequilibrio sociale nel nostro paese, nel contesto
quindi europeo e poi internazionale. Sta a
noi cogliere questo momento storico! Sta a noi cogliere la grande
assemblea che si è appena conclusa a Bertinoro per avviare un
significativo progetto politico! Sta
a noi costruire i presupposti per la ri-normalizzazzione della sinistra
italiana! Sta a noi, prendendo esempio
dai grandi partiti membri del PSE, costruire una grande forza del
socialismo italiano quale espressione della sinistra
laico-socialista-riformista del nostro paese! In
questa fase diviene di fondamentale necessità creare i presupposti di
una nuova forza politica che abbia però ben salde le proprie radici in
un ben definito contesto storico e politico. La forza che deve nascere
non dovrà essere figlia di “ nessuno”, ma evoluzione di più
sensibilità e culture politiche provenienti da una comune matrice. Da Bertinoro si è lanciata la Costituente per
arrivare in tempi brevi ad un nuovo soggetto politico che sia
espressione di tutta la sinistra di matrice laico-socialista. Da questo percorso è nostro interesse e interesse
della sinistra guardare con attenzione a quello che accade attorno a noi
per accompagnare realtà politiche vicine al nostro percorso. Nessuno
sarà e dovrà essere escluso, ma tutti dovranno essere consapevoli del
contesto nel quale intendiamo operare e quindi esserne convinti
partecipanti. Nei Democratici di sinistra si è aperta una fase
congressuale che sta segnando prevalentemente due strade : il
superamento della sinistra riformista con un nuovo partito Democratico,
che rischia di essere un allargamento della Margherità e il presupposto
per una nuova DC, e chi invece è consapevole della valenza di una
presenza del socialismo nel nostro paese. A quest’ultima area, come è
naturale che sia, va la nostra attenzione e il nostro interesse nel
renderla partecipe al nostro cammino. Altresì a quell’area liberale,
repubblicana, laica, che in parte era gia presente a Bertinoro, e che in
tutti i paesi d’Europa trova una rappresentanza rappresentanza nel Pse
dobbiamo guardare con attenzione e spirito di coinvolgimento. Al superamento della diaspora dell’area socialista tradizionale dobbiamo porre attenzione affinché il nostro progetto possa decollare. In questo cammino si devono creare i presupposti per un ricambio generazionale che sia però accompagnato dall’esperienza
delle classi dirigenti che si sono prestate fino ad oggi. Sarebbe un errore
pensare di porre una linea netta tra padri e figli nella
dirigenza del nostro percorso politico, ma sarebbe altrettanto poco
credibile creare un i presupposti di una nuova forza politica
semplicemente mettendo insieme dirigenti, che pur meritevoli di aver
consentito alle rispettive sensibilità politiche di giungere fino a noi
oggi, hanno sullo loro spalle il peso dei cammini trascorsi. In questo contesto il gruppo che seguirà la
fase costituente per la forza socialista dovrà essere equilibrato tra
la nuova e la precedente classe dirigente. Il paese ci attende! La sinistra attende il nostro responso quasi fosse
come un verdetto di vita o morte ! Quella Socialista dovrà essere la nostra nave per costruire un paese che possa, ogni giorno che passa, essere migliore per tutti gli uomini.
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