"ULTIME NEWS"
24 Aprile 2003  - da Stampare e distribuire -

 Dal :
il Riformista
 
23 Aprile 2003
 
DIASPORE
Formica ritorna e cerca socialisti
«Voti scambiati con amnistie»

«La questione socialista non risiede nell'insoddisfazione della nomenklatura del Psi sopravvissuta a tangentopoli, ma nell'atteggiamento dell'elettorato: i problemi di questo o quel colonnello nascono e finiscono con loro. Più utile è indagare sui motivi che hanno condotto milioni di persone di sinistra a votare per il centrodestra». Con la franchezza che lo ha reso celebre, Rino Formica apre così la sua conversazione con il Riformista, a poche settimane dalla convention che ha lanciato il movimento Socialismo è libertà, del quale ha assunto la guida. L'ennesimo mini-partito nato dalla diaspora? «Per carità! Non ci pensiamo nemmeno a scendere in campo elettoralmente. La nostra è una libera associazione, aperta a tutti coloro che sono e si sentono socialisti». Infatti, al progetto di Formica aderiscono rappresentanti di diverse aree. Ad esempio, Mario Artali dei Ds, o Roberto Biscardini dello Sdi, ma anche spiriti liberi non iscritti a partiti, come Giorgio Cardetti, Daniele Delbene e Filippo Fiandrotti, oltre a Claudio Martelli e i suoi fedelissimi. E non è passata certo inosservata la presenza di Luigi Angeletti alla convention. Spiega Formica: «La Uil ha capito che il riformismo sociale senza una sponda politica non è possibile».
Ma se non punta a diventare partito, a cosa mira Socialismo è libertà? «A rompere gli attuali equilibri politici, che chiaramente non funzionano. Al paese manca una seria cultura riformista. I voti del Psi finiti a Forza Italia dopo tangentopoli sono solo il frutto del sentimento anti-giustizialista del popolo socialista. A guardar bene, Berlusconi si è assicurato i voti socialisti, senza attuarne la politica. Anche dal punto di vista degli uomini, il Cavaliere ha assicurato a parte della nomenklatura una sorta di amnistia politica, lasciandola però ai margini decisionali». Un'operazione che pure i Ds hanno tentato, ma senza riuscirvi: «I postcomunisti hanno immaginato di macinare le tradizione storiche del paese attraverso una semplificazione ad personam. Però più puntavano sul personaggio da amnistiare e più creavano una frattura con l'ex elettorato del garofano: il titolo di socialista non si raggiunge con l'integrazione o addirittura l'inglobamento di qualche esponente della nomenklatura. E, comportandosi da trasformisti, i diessini hanno fatto spostare milioni di persone verso il grande centro, ormai divenuto larga maggioranza del paese. Il guaio è che quei voti tendono a stabilizzarsi». Come si può fare per riportarli dal lato "giusto"? «Certo non seguendo le proposte di Michele Salvati, che appartiene alla categorie delle splendide gioie negative della sinistra. Mi dà la sensazione di quei bravi arredatori che prima di costruire la casa pensano già al divano. Ecco, prima di parlare di nuovi partiti, bisogna che ognuna delle tradizioni politiche del paese si confronti all'interno della propria area storica, sia essa comunista, socialista o cattolica. Poi valuteremo gli spazi sovrapponibili: più sono questi spazi, più una nuova alleanza sarà possibile. Guardando al futuro, però. A sinistra non possiamo più permetterci di andare avanti con i rancori degli ultimi dieci anni». 
 
 
 

 
SOCIALISMO è LIBERTA' IN TUTTA ITALIA 
Entro metà Maggio Coordinamenti in ogni Regione d'Italia
 
Dopo la grande assemblea Costitutiva Nazionale, in tutte le Regioni d'Italia, in maniera spontanea i socialisti di ogni parte si stanno ritrovando per dare vita ai Coordinamenti Regionali e Provinciali della neonata Associazione "Socialismo è Libertà".
Un significativo percorso politico sta nascendo sulla strada indicata da Rino Formica, una nuova pagina di Storia per la Sinistra Riformista è iniziata e i Socialisti vogliono esserne nuovamente i protagonisti.
Continuano contemporaneamente le iniziative e i convegni di presentazione dell'Associazione, nelle varie località d'Italia, dopo il Molise, La Puglia, La Sicilia, La Liguria, La Calabria, e altre numerose provincie, nei prossimi mesi sarà la volta di tutte le altre Regioni.
 

Dall'Ossimoro

PROPONIAMO L'ESITO DEL PRIMO DIRETTIVO NAZIONALE DI SOCIALISMO è LIBERTA'

 
 

Si è riunito a Roma il Comitato Direttivo Nazionale di "Socialismo è libertà", che ha eletto alla unanimità Rino Formica Presidente della Associazione.

Formica ha svolto la relazione introduttiva - che riporteremo quanto prima- a cui è seguita una ampia ed articolata discussione.

Al termine dei lavori è stato eletto il Coordinamento Nazionale, così composto: 

S.Abruzzese, L.Angeletti, M.Artali, F.Benaglia, R.Biscardini,F.Borgoglio, R.Carannante, G.Campagnano, D.Del Bene, L.Delfino, A.Foccillo, P.Larizza, G.Loy, E.Manca, C.Martelli, C.Signorile, R.Spano, D.Vercesi, S.Veronese,  oltre ovviamente al Presidente ed al Tesoriere, F.Barra.

La relazione introduttiva di Rino Formica:

L’Associazione è una comunità libera, alla quale aderiscono uomini liberi.

Agli aderenti non è posto alcun problema di incompatibilità con l’eventuale appartenenza alle formazioni politiche nate dalla complessa e contraddittoria storia della sinistra democratica, laica e socialista.

Agli aderenti non è posto alcun vincolo di acritica disciplina ideologica.

Agli aderenti chiediamo qualcosa di più alto e di più profondo: chiediamo una coerenza tra comune elaborazione e comportamenti pratici individuali.

Agli associati che aderiscono anche ad altre formazioni politiche e sociali, spetta in prima istanza verificare la qualità della coerenza.

Spetta all’Associazione rilevare i casi di rottura profonda tra vincolo associativo ed altri vincoli di appartenenza.

In questi giorni ha preso forma e connotazione simile alla nostra iniziativa l’Associazione Aprile.

Essa era nata come associazione di tendenza: oggi è dentro e fuori del suo partito originario. Massimalismo e movimentismo politico si sono ricongiunti con la radicalità sindacale per dissolvere la sinistra storica e per avviare una nuova fase costituente a sinistra.

L’on.le Caldarola così fotografa la situazione dopo la saldatura della sinistra Ds con apparato della Cgil: “ Per la sinistra è tornato il momento di pensare al proprio futuro con fantasia e determinazione. La sinistra riformista ha due interlocutori, diciamo così, nella stessa famiglia. C’è Rifondazione e c’è il neo-partito personale che si coagula attorno a Cofferati, l’anti-Di Vittorio del 2000. Si può lavorare assieme, ma non si può stare nello stesso partito. La sinistra riformista deve riprendere la propria libertà di movimento. Se l’Ulivo è la camicia di forza in cui vogliono inglobarla per marginalizzarla e distruggerla, allora è bene dire addio all’Ulivo. Al suo posto può nascere l’Alleanza per l’Italia che si rivolge a un vasto mondo che si può distaccare da Berlusconi e deve fare perno sulle forze dell’ex Ulivo, ma ciascuna pro quota.

Questa nuova strategia richiede una vera e propria rivoluzione nel modo di pensare. Si deve considerare chiusa la fase della Seconda Repubblica e, dal lato istituzionale, ci si deve attestare sul modello tedesco. Si deve puntare diritto alla nascita del moderno partito socialista di massa. Socialismo pacifico e non pacifista, socialismo occidentale che critica Blair ma dialoga con lui, riformista in economia e nella definizione dei capisaldi di una nuova società civile”.

“Socialismo è Libertà” priva dei larghi mezzi, dei rocciosi apparati e della invasiva e pervasiva copertura dei media di “Aprile”, è nata per concorrere ed organizzare il fronte della sinistra di governo: è un progetto idealmente discordante, operativamente opposto, sostanzialmente diverso da quello dell’Associazione dei movimenti e degli apparati.

Si annuncia una inedita stagione delle “Associazioni politiche” come luogo comune di riflessione per iscritti e non iscritti ai partiti tradizionali.

Si sta consumando, forse, l’ultimo segmento di vita del vecchio partito e si sta prendendo atto della inefficienza dei partiti personali e della precarietà dei movimenti.

E’ vero che il vecchio partito è in affanno ed in esaurimento: le sue regole ci hanno consegnato dei corpi chiusi ed impenetrabili: le sue tavole dei valori hanno prodotto un forte senso dell’appartenenza a danno del rispetto dei doveri verso la comunità nazionale; la circolazione delle elités si è bloccata dinanzi ai processi di selezione e di scelte secondo i rituali di promozione e di cooptazione per fedeltà.

I movimenti per natura sono magma a perimetro variabile senza una “identità legittimante” di stabile riferimento.

Vittorio De Capraris, scomparso prematuramente nel 1964, acuto ed attento studioso di scienze politiche di matrice liberal-democratica, sul “Mondo” di Pannunzio, affrontò, in polemica con la scuola di pensiero antipartitocratica, sempre presente nelle classi dirigenti suggestionate dalle scorciatoie autoritarie, la questione cruciale della indispensabilità del partito politico. Così scriveva nel 1962 sul “Mondo”:

“…Mi pare troppo semplice considerarli una sorta di burocrazia parassitaria ed ingiusta la cui sola esistenza offende il sentimento democratico e la libertà degli iscritti ai partiti e dei cittadini, e che pertanto vanno distrutti. Il fatto è che i partiti organizzati, di cui noi abbiamo diretta esperienza sono figli legittimi del suffragio universale e di quel fenomeno che usa chiamare l’ingresso delle masse nella vita pubblica; e gli apparati sono, a loro volta, conseguenza di questa nuova dimensione dei partiti”.

De Capraris saggiamente così ammoniva:

“…se ci decidiamo a toccare i partiti, a legiferare su questa delicatissima e difficile materia, dobbiamo avere chiara la coscienza che tocchiamo uno degli strumenti più sensibili della nostra vita democratica; e bisogna, quindi, che le modifiche che si propongono siano pensate nel quadro di una riforma globale delle nostre istituzioni e che, in conseguenza, alla istituzionalizzazione dei partiti corrisponda un rafforzamento delle garanzia di libertà dei cittadini e dei partiti stessi”.

Lo scritto del “Mondo” concludeva con questa profezia, tanto attuale e vera:

“…quando si avviliscono i partiti si avviliscono tutte le altre salvaguardie della libertà, e si pone questa in pericolo di perdersi. Credendo di camminare per il famoso chemin royal delle riforme salutari s’imbocca, appunto, la scorciatoia che porta al cesarismo”.

L’Associazione non è un partito, ma vuole preparare il terreno sul quale possa formarsi una nuova generazione di duellanti a sinistra.

L’Associazione prenderà forza innestandosi sul corpo identitario della sinistra di governo e sulla grande tradizione del riformismo sociale della UIL e del sindacalismo di matrice non massimalista.

Vogliamo fare politica con posizioni limpide ed inequivoche:

1. non siamo interessati alle polemiche interne degli schieramenti già logori e superati;
2. non siamo interessati alle vertenze di potere che tanto agitano le coalizioni;
3. siamo interessati alla trasformazione profonda dell’attuale sistema politico;
4. siamo interessati al cambio di qualità dei poteri tradizionali e, al sorgere di nuovi poteri democratici;
5. vogliamo essere portatori di una visione istituzionale che sappia rompere il ciclo delle modifiche costituzionali di fatto;
6. vogliamo partire dall’89, dalla caduta del muro di Berlino quando entra in crisi il Pci, il partito più partito, e quando la politica italiana perde l’innocenza;
7. vogliamo capire perché è fallita la transizione e perché le riforme della politica e delle istituzioni sono rimaste al palo.

Vogliamo animare un confronto serio e virtuoso tra la grande esperienza politica dei socialisti e la creativa elaborazione del movimento sindacale, cominciando ad arare tre campi:

· il ruolo della contrattazione nazionale che ha trascinato il ruolo politico del sindacato e che si è concluso con la concertazione e la politica dei redditi agli inizi degli anni ’90;
· la trasformazione del mercato del lavoro e la crisi di alcuni strumenti tradizionali del sindacato. Vi è una risposta massimalista di Cofferati che non apre strade luminose. Vi è un brutale attacco al riformismo, che minaccia il sindacalismo unitario. Va esaminato con attenzione l’effetto che produrrà la dialettica riformismo-massimalismo nel sindacato e nella politica;
· il referendum sull’art.18 è una occasione per i socialisti e per la sinistra di governo di poter riscrivere la Carta dei nuovi diritti del lavoro.

L’Associazione è allo stato una “identità resistenziale” che deve trasformarsi in “identità progettuale”.
Perché ciò avvenga presto e bene bisogna radicarsi sul territorio, avere una forte autonomia di elaborazione e tenere ben presente che le alleanze seguono e non precedono la verifica delle convergenze.
Come dissero i compagni che presentarono l’Associazione il 14 Marzo, la sfida è possibile se è alta ed ambiziosa.
Vogliamo dotare di un cuore centrale le mille piante che nasceranno con la elaborazione territoriale.
Vogliamo nel territorio creare una rete di cellule virtuose che siano alimentate dalla ricchezza di tante sensibilità umane.
Non abbiamo bisogno del carisma di un capo perché crediamo nel pensiero robusto delle idee-forza.
Non siamo interessati ad istituzioni centralizzate o burocratiche ma miriamo ad insediare una pluralità di centri gestiti con visioni unitarie ed ostili ad ogni localismo egoista.

In questa opera non siamo soli.
Sta emergendo in casa socialista e in vaste parti della sinistra e nelle aree elettorali del centro un interesse per il nuovo riformismo.
Sbaglieremmo se dovessimo ritenere che l’aprirsi di un ampio spazio politico è condizione sufficiente per cogliere copiosi successi.
La presenza di uomini della mia generazione che lottarono per una causa che si ripropone, è il segno della straordinarietà dell’evento.
Ma per misurare il nostro successo dovremo guardare al tempo che impiegheremo a passare il testimone alle nuove e promettenti generazioni. Se ciò avverrà in tempi brevi vuol dire che la montagna si è mossa.


La nostra iniziativa muove i suoi primi passi nel mezzo di una crisi internazionale che investe tutti gli organismi sopranazionali, che la seconda guerra mondiale aveva posto a presidio della pace nel mondo e della ricomposizione dei conflitti di area.

L’ONU, l’Unione Europea e la Nato sono in crisi come poteri legittimanti.
Si fronteggiano due visioni:

· un ordine mondiale negoziato da una rigorosa disciplina imposta dall’unica superpotenza economica e militare sopravvissuta al crollo del muro di Berlino;

· un ordine mondiale negoziato tra grandi aree geopolitiche che assicurino pace e sviluppo dentro e fuori dei propri confini.

Non guerra di religioni, non scontri di civiltà, non chiusure neonazionaliste o, peggio, isolazioniste.

La pace non può essere gridata deve essere costruita dai popoli e dai governi con lunga, paziente e persuasiva politica.

La sinistra che ha visto dissolversi il suo internazionalismo, non può arroccarsi dietro le fatue semplificazioni dei “senza se e senza ma”.

Oggi nel mondo vi sono in atto almeno quaranta conflitti armati.

I democratici, le chiese, la cultura e le nuove generazioni hanno la forza di imporre soluzioni politiche di lungo periodo per garantire un futuro di eguaglianza ai poveri del mondo e per sollevare dall’angoscia del terrorismo le genti dei paesi sviluppati?

Su questo terreno si dovrà misurare la sinistra europea senza lasciare solo Tony Blair.

Nei prossimi due mesi dovremo verificare le nostre idee, i nostri convincimenti e le nostre speranze almeno intorno a due temi:

· far vincere la pace dopo una guerra che auspichiamo sia di breve durata;
· piegare il fondamentalismo sociale che emergerà con la campagna referendaria sull’articolo 18.

Avanzare a piccoli passi non vuol dire fare piccole cose.
In passato le riforme più incisive le ottenemmo con un accorto gradualismo.
Umiltà e generosità devono essere le nostre armi migliori.

Cominciamo a provare! 

Grazie per la fiducia. 
So che la nostra iniziativa ha prodotto aspettative, forse, superiori alle nostre possibilità.
La speranza nasce dalla constatazione che gli eventi hanno giustiziato il cieco e brutale antisocialismo degli anni ’92-’97.
Ciò non basta per restituire all’idea che ha caratterizzato un secolo di storia la forza feconda che è necessaria.
La nostra fraterna unione potrà fare molto, se questo nostro assetto durerà poco.
Nuove passioni dovranno far vivere, nuove energie dovranno indicare il cammino.

 


Dalla :

 

di Claudio Signorile
 
 Un partito senza padroni

Dalla convenzione diessina a Milano non esce quel progetto che porterebbe lontano

Non mi è chiaro quali fossero gli obiettivi che lo stato maggiore Ds si riprometteva dalla frettolosa convocazione di una Convenzione programmatica a Milano nei giorni del 4, 5 e del 6 aprile. Non il programma - o il contributo al programma dell'Ulivo. Perché chiunque si sia dato la pena di leggere i testi, ha potuto constatare quanto "leggero" - ed anche datato - sia risultato lo sforzo. Quella dei programmi - ed ancora più dei "progetti"- è una brutta storia in casa Ds, così brutta da aver stancato ed allontanato uno come Giorgio Ruffolo che ostinatamente - ed a mio avviso a ragione - crede alla forza ed alla necessità dei progetti, sia perché costringono a piegarsi sulla realtà, a riflettere su quel che è cambiato e su quel che "deve" cambiare, sia perché i partiti - e più in generale le aggregazioni politiche - non vivono senza una prospettiva ed un disegno, soprattutto da quando l'ideologia è praticamente morta.

Vivere alla giornata sulla base di programmi che non ci sono

Nei Ds di tutto ciò non c'è traccia. Morta la vecchia fede - un’ideologia totalizzante come nessuna - si tende a vivere alla giornata, naturalmente con continue dichiarazioni sull'importanza dei programmi, che tanto poi non vengono elaborati (magari vengono scritti, tanto qualche "chierico" volenteroso lo si trova sempre.) Ma la Convenzione di Milano non era stata immaginata in funzione del programma. Doveva, più semplicemente, servire a "fare propaganda", a mostrare che programma e progetto c'erano, a comunicarlo alla società italiana, a mobilitare la base e quant'altro sta negli usi e costumi di un partito dall’antica sapienza propagandistica. Ma… qui casca l'asino. Infatti, un’organizzazione propagandistica postula alcune condizioni, di ampiezza e di unità, che si sono manifestate carenti. L'ampiezza: non basta esibire intellettuali e personalità - ma come era più bravo a farlo il Pci! - occorre mostrare anche che il profilo del partito (non più comunista) è profondamente cambiato.

Dichiarazioni di pluralismo e minacce di scomunica

Invece… nessuno che non abbia frequentato le Frattocchie fa parte dello stato maggiore allargato del partito, e nessuno quindi dei non-Pci ha un minimo di autorità nei Democratici di Sinistra. Stavolta la cosa è stata addirittura più evidente che a Pesaro, al Congresso; e neppure le "ombre" di quelli che furono dirigenti politici laici e socialisti si sono viste. L'unità: per fare l'unità, almeno quella necessaria alla propaganda, non si può oscillare continuamente tra dichiarazioni di pluralismo e minacce di scomunica, predicando il libero confronto delle idee e praticando il centralismo burocratico, anche perché c'è nei Ds un signore -Sergio Cofferati- che sa bene la sorte riservata a chi non viene dalla gerarchia di partito e che non ha la minima voglia di fare… il sindaco di Amelia (come toccò a Lama). Fassino può fare tutti i tentativi di accordo che vuole con una parte dell'apparato "di sinistra", ma non va da nessuna parte se non affronta - se può farlo - la questione di un partito radicalmente diverso e senza proprietari.

Occorre uno sforzo di ben altra dimensione

Lo ha un pochino detto - e vedremo cosa potrà significare - Bersani, il quale ha concluso che senza uno sforzo di ben altra dimensione, i libri di storia probabilmente riporteranno che il più grande partito comunista dell'occidente non era mai riuscito a diventare un partito della sinistra democratica. Se questo vale per quelle forze - mi riferisco a Cofferati ed ai suoi - da cui mi dividono molte opinioni, vale a maggior ragione per quanti - orgogliosamente socialisti riformisti - non sono disponibili nei Ds a farsi esibire a comando, a riprova di un pluralismo di là da venire. La Convenzione programmatica si è così conclusa senza programma e senza la sperata operazione propagandistica, con la stampa che ha impietosamente evidenziato limiti ed errori. Non sempre in politica l'eccesso di furbizia paga.

( Mario Artali - Direttivo Nazionale Ds )


 Brevi

CREMA - CREMONA
 
CONTINUA NEL CREMASCO L'OPERATO DELL'ASSOCIAZIONE SOCIALISTI RIFORMISTI
 
Nei prossimi giorni l'Associazione Cremasca, nata sulla scia della Costituente Nazionale Pse, di cui sono promotori Nicola Fontanella Responsabile Regionale della Costituente e Virginio Venturelli nominatone Presidene, si riunirà al fine di contribuire nel proprio territorio all'Associazione Socialismo è Libertà.
_________________________________
 
FRIULI
 
NUOVA EDIZIONE DEL "IL CARUL" ORGANO D' INFORMAZIONE DELLA COSTITUENTE NAZIONALE PSE DEL FRIULI
 
Continua a rinnovarsi di contenuti e interventi l'organo d'informazione della Costituente Nazionale Partito Socialista Riformista Pse del Friuli che vede tra i suoi fondatori Giovanni Bossi Responsabile Regionale della Costituente. www.ilcarul.it
________________________________
 
DONNE SOCIALISTE
 
LE DONNE SOCIALISTE SI ORGANIZZANO -CREATO IL SITO DELLE DONNE SOCIALISTE DELLA COSTITUENTE NAZIONALE PSE
 
Si stanno organizzando le donne Socialiste, è stato creato un primo nucleo di giovani donne , prossimamente si avvieranno le prime iniziative. www.donnesocialiste.ion.it
 

PER NON DIMENTICARE
Il 25 Aprile e il 1° Maggio
DUE GIORNI DI FESTA SOCIALISTA 
 

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Informiamo che chiunque può inviare un proprio commento a:
domanisocialista@libero.it

 
Cari compagni,seguo costantemente domanisocialista
e vi ringrazio per la passione che mettete nel ridare la
parola a questo silenzio, provvedo ogni volta a distribuirlo
tra i compagni a me vicini a quali trasmette un momento
di gioa e di speranza.Siete il nostro futuro, il futuro
che ci aspettiamo.
 
 
Con affetto - Carlo Alberto T.(Rm)
 

 

Caro compagno Daniele,
  
So che sei tremendamente indaffarato in questi giorni che vedono ritornare, (e spero PREPOTENTEMENTE) sulla scena politica i vecchi socialisti.
 Per me che come te, ha appreso dalla lettura le conquiste che il Partito Socialista ha saputo dare a tanta gente meno fortunata, non resta che augurarmi che presto rinasca una forte componente laico-socialista-riformista che mai come in questi giorni, segnati da un forte richiamo al passato (colonialismo) sappia con chiarezza dare una risposta sia a coloro che sono schierati per un anti-americanismo di maniera sia a quelli che supinamente si schierano al volere della potenza americana.
 
Spero che presto avrete l'occasione per organizzare un incontro nella provincia di Lecce.
 
Ti saluto fraternamente.

Massimo Lotti - Lecce