"ULTIME
NEWS"
20
Luglio 2003
- da Stampare e distribuire -
UN SIGNIFICATIVO
PASSO VERSO UNA NUOVA STAGIONE SOCIALISTA
Socialisti
verso il superamento della diaspora per guardare avanti.
L'Associazione
Socialismo è Libertà, per mano del Presidente Rino Formica, invia
una lettera a Enrico Boselli cogliendo l'occasione del
Direttivo Nazionale dello SDI.
Intento della Lettera
una risposta comune di tutti i socialisti alla proposta di una unica lista del
Pse per le Europee, risposta intenta a tutelare al meglio il patrimonio
storico socialista.
"Ovvero prima di
tutto si deve ricomporre la sinistra socialista tradizionale e, solo
successivamente, si può prendere in considerazione ipotesi che vanno oltre
"...
Boselli legge la lettera
alla sala riunita a Roma lo scorso Giovedì e risponde a " Socialismo è
Libertà " in maniera positiva proponendo un FORUM PER L'UNITA' E
L'AUTONOMIA SOCIALISTA.
Non si fa attendere
nemmeno una presa di posizione di Bobo Craxi che, in una
nota, esprime la massima soddisfazione e la propria disponibilità per una
formazione unica.
Nella giornata di ieri,
in contrapposizione a quanto sopra, una nota di Boselli esprimeva
la disponibilità a una lista dell'Ulivo alle Europee, forse una mala
interpretazione da parte delle agenzie di stampa... nella speranza di una
smentita e di una riconferma di quanto emerso dal Direttivo Nazionale Sdi.
>> Siamo a
un bivio da cui non si potrà mai più tornare indietro, la fine di una storia
e di una significativa cultura politica
o un nuovo
stato di origine per una nuova stagione del Socialismo in Italia - interviene Delbene
che continua - tutti coloro che si sentono socialisti, sia essi
iscritti a partiti, associazioni, fondazioni o meno, e soprattutto tutti i
giovani di cultura socialista devono porsi quali protagonisti
di una nuova stagione, unici in grado di esprimere la strada "giusta"
senza preconcetti e interessi personali. I vertici di partito non dovranno
correre soli, ma in un cammino che solo i socialisti potranno indicare,
arricchire e rendere nuovamente motore di espressione politica nella società di
domani.E' il momento di un nuovo protagonismo della "base" e
sicuramente quanto riportato sopra apre un nuovo orizzonte...>>
SEGUONO L NOTE DI CUI SOPRA :
Lettera inviata
da Socialismo è Libertà a Boselli in occasione del Direttivo Sdi
Caro
Enrico,
vogliamo
cogliere l'occasione dell'annunciata riunione del Direttivo dello Sdi,
richiamato a discutere delle prospettive della situazione politica attuale,
non certamente per una non giusta interferenza nel vostro Direttivo, ma per
sottoporre alla vostra attenzione alcune nostre riflessioni sulla questione
che riguarda tutti coloro che si professano socialisti nel nostro paese,
rispetto alle novità emergenti nell'attuale crisi del sistema politico
nazionale. Tale
crisi non ha un carattere episodico e contingente: in contrassegnata dal
logoramento di questo bipolarismo che i fatti hanno dimostrato inadeguato a
formare sia una guida coerente ed efficace del paese sia un'opposizione in
grado di creare i presupposti di una credibile alternativa democratica. All'opposto
riprendono quota i processi di qualificazione identitaria delle culture e
delle aree politiche tradizionali
: da quella post-democristiana a quella post-comunista a quella della
soggettività della destra e del populismo antinazionale della Lega. Sul
versante del centro-sinistra pubblicamente e insistentemente viene avanzata-
prendendo spunto dalle elezioni europee - la proposta di una lista sotto
l'egida del Partito Socialista Europeo, che dovrebbe associare ai Ds, lo Sdi ,
Socialismo è Libertà, ed altre formazioni laiche e socialiste in uno schema
di tipo federativo. Crediamo
che di vitale interesse per tutti i socialisti discutere insieme e insieme
rispondere a questa iniziativa nella prospettiva di tutelare e valorizzare al
meglio il nostro patrimonio identitario. E' su queste basi che senza contrapposizioni organizzative nè preclusioni politiche, vi chiediamo un incontro - nelle forme concordate - per avviare tra tutti i socialisti che intendono svolgere una funzione autonoma e propria nell'ambito del centro sinistra un utile dialogo ed una iniziativa proficua. Rino Formica Rino Formica _________________________________ Dal Direttivo Nazionale SDI risposta di Enrico Boselli Proprio perché siamo interessati ad un processo unitario e vogliamo che ciò avvenga nella chiarezza, senza fraintendimenti e malintesi - ha affermato Enrico Boselli, nella relazione con cui ha aperto oggi i lavori del Comitato direttivo nazionale presso l'Hotel Exedra di Roma rivolgendosi a tutti i socialisti che non sono nello Sdi - bisogna subito identificare le forme in cui il dialogo può avvenire. Comunque noi riteniamo che questo processo non debba finire nelle secche con un nulla di fatto in cui non ci sia da parte di ciascun interlocutore una assunzione precisa di responsabilità. A tale scopo noi proponiamo che si costituisca un forum al quale aderiscano tutti i socialisti, qualunque sia la loro collocazione, per discutere nel merito di una eventuale presentazione di una lista unitaria alle elezioni europee. Questa nostra proposta - ed ben chiaro e definito il nostro intendimento - non significa affatto che lo SDI sia disponibile a concorrere in una lista collocata in un limbo della politica, equidistante o indifferente ai Poli. La nostra scelta per il socialismo e europeo e in Italia per il centro sinistra ha un valore irrinunciabile sul piano tattico e strategico. Noi siamo convinti che il bipolarismo, per quanto siano eterogenei, contradditori e per alcuni versi artificiali gli schieramenti che si contrappongono, rappresenti un salto di qualità nella nostra democrazia, che ci avvicina agli altri paesi europei". Boselli ha poi letto un appello per 'l'unità e l'autonomia dei socialisti' nel quale tra l'altro viene ribadito che "in vista delle elezioni europee, lo Sdi è pronto, nelle condizioni che si creeranno, a concorrere affinché sia in campo una lista socialista in grado di raccogliere tutti i socialisti. Per noi, è evidente che questa lista si deve collocare chiaramente nel solco della storia, con una scelta netta contro la destra e una piena riconferma della nostra adesione al Socialismo europeo. Non è senza chiarezza che si raggiunge l'unità, non è ponendo pregiudiziali che si può ritrovare una strada comune, non è senza partire dai principi che si può ricostruire una autorevole forza socialista. Per questo motivo, lo Sdi fa appello a tutti i socialisti perché si sviluppi una discussione su questi temi che possa portare a scelte comuni chiaramente condivise e basate su forti convinzioni". Roma, 17 luglio 2003 ____________________________________ Interviene Bobo Craxi “L’On. Boselli, rilanciando l’ipotesi di presentazione di un’unica lista alle elezioni europee del prossimo anno raccoglie, di fatto, il medesimo invito che aveva lanciato anche il Nuovo Psi attraverso reiterati appelli”. “Boselli, come noi, si rende ben conto che “non è ponendo pregiudiziali che si può ritrovare una strada comune” fondata, innanzitutto, su saldi principi, obiettivi chiari e prospettive politiche che non possono che essere comuni”. “Dovremo perciò lavorare a quella che ho definito, con un termine ormai abusato, una ‘road map’, fermo restando che l’unità si forma innanzitutto a partire da un riconoscimento di reciprocità e, soprattutto, su un valore fondamentale: quello dell’autonomia politica”. “Al Parlamento europeo, d'altronde, si esprimono orientamenti e, allo stato, non si eleggono governi. E l’orientamento politico espresso dal nostro movimento non può che essere riferito alla famiglia del socialismo europeo”. Roma, 17 luglio 2003
Nasce il coordinamento provinciale «Pse» DARIO SPECCHIALE ELETTO COORDINATORE
________________________ Rino Formica a Catania. Costituente
PSE: A Catania, venerdì 11 Luglio, Socialismo è Libertà ha organizzato
Lecce
Riprende il dialogo tra i Ds e l'ex ministro D'Alema: alle Europee uniti con il simbolo Pse Formica: non è questione di accordi elettorali LECCE Un partito socialista europeo per superare le frantumazioni della sinistra. Questa la ricetta che ha proposto il presidente dei Massimo D'Alema all'ex Ministro socialista Rino Formica nel corso di un faccia a faccia svoltosi all'hotel Tiziano. D'Alema e Formica hanno risposto alle domande di Giuseppe De Tomaso, vice direttore della Gazzetta, e di Adelmo Gaetani, vice direttore di Nuovo Quotidiano di Puglia. Ma la strada per costruire un tetto comune per la sinistra appare ancora tutta in salita. Alla proposta del presidente dei Democratici di sinistra, infatti, l'ex Ministro socialista ha risposto che «se si tratta di un'etichetta suggestiva in Italia viceversa è inconsistente in Europa poichè il socialismo europeo si trova in una posizione di debolezza e di contraddizioni come ha dimostrato quanto accaduto, per esempio, in Francia». La controproposta di Formica è stata «una lista comune con l'elaborazione di una sinistra che vuole vincere». In altre parole: «il problema non è la furbizia elettorale ma la convergenza politica, lasciando al "dopo" il problema delle liste vere e proprie». Da parte sua, D'Alema ha insistito sulla «crescente integrazione europea della politica italiana come tendenza da coltivare» aggiungendo, proprio in considerazione del fatto che «la frantumazione della sinistra non è solo italiana», che, a proposito del bipolarismo e del riformismo, «non si può pensare nè di riproporre il sistema proporzionale nè, dunque, tanto meno, il sistema politico con i partiti di una volta». Diversi i punti di vista anche a proposito del bipolarismo. Se per Formica «è in crisi perchè viene concepito come agli inizi degli Anni Novanta, vale a dire come assemblaggio di forze omogenee verso il bipartitismo», per D'Alema «non si può parlare di crisi, almeno nell'immediato. E' vero che appare confuso, frammentario, contraddittorio e schizofrenico come mostra il sistema di riforme elettorali; è vero che ha messo in sofferenza grandi realtà come i sindacati e l'unità politica dei cattolici; è vero - ha aggiunto ancora - che l'evoluzione del sistema politico italiano non ha costruito un sistema fecondo con le tradizioni politiche del nostro Paese ma questa - per D'Alema - non è la crisi del bipolarismo ma del nuovismo, della politica senza radici che ha segnato questa fase di transizione». Per i diessini, l'unità della sinistra, anzi del centro sinistra, passa anche attraverso il Mezzogiorno. «D'altra parte - ha sottolineato D'Alema - Il meridionalismo fa parte dei valori costitutivi. Il veleno della divisione degli italiani è stato un elemento della forza della destra, ma non è reale». Il confronto, si diceva, ha toccato pure la questione dell'unità politica dei cattolici che non c'è più «e che spero non cia sia mai più» ha rimarcato D'Alema. «Oggi - ha osservato - la difficoltà sta proprio nel coniugare l'unità sul piano ecclesiale, che è importante, con la distinzione sul piano politico. La modernizzazione starà proprio in questo».
24 Giugno 2003 EUROPEE. PENSIAMO UGUALE, MA SIAMODIVISI: PERCHÉ? La Uil per la Rifondazione Socialista L'analisi di Claudio Martelli sullo stato e sulle prospettive del movimento socialista induce ad alcune riflessioni. E' utile, in particolare, approfondire la discussione sull'ipotesi di una ricomposizione o, quanto meno, di una riaggregazione degli attuali partiti e dei movimenti di area socialista. Su questo aspetto, però, una forza sociale come il sindacato deve sospendere il proprio giudizio evitando inopportune e dannose invasioni di campo. E tuttavia, il dibattito sul modello di sinistra sociale possibile e, quindi, sulle prospettive strategiche del socialismo italiano non può lasciare indifferente il sindacato e, in particolare, buona parte di chi milita in un'organizzazione come la Uil, nata e cresciuta sullo stesso terreno di quell'antica tradizione. Occorre allora interrogarsi. Ha un senso oggi l'idea di una rifondazione socialista? Ci sono gli spazi nella politica italiana per una riaffermazione di quei valori? O le vicende degli anni '90 hanno cancellato dalla memoria collettiva il ruolo e i meriti del socialismo come forza propulsiva della crescita del Paese? E' difficile dare una risposta a questi interrogativi se non si individua una chiave di lettura sul piano dei principi e delle idee. Non vi è dubbio, a tal proposito, che la cultura ideologica di riferimento per questo mondo politico è stata, sin dalla sua nascita, quella del riformismo. Così come è altrettanto vero che la storia e la tradizione riformista hanno costituito sempre un patrimonio della sinistra sociale che ha, come suo tratto caratteristico, una chiara e netta vocazione di governo. La crescita, lo sviluppo e la modernizzazione del paese sono stati gli obiettivi dell'azione dei riformisti e dei socialisti. Quando queste idee hanno prevalso e quando quella cultura riformista è stata coerentemente applicata si è generato il progresso dei singoli e del Paese. Di quella cultura, da sempre e ovunque, sono stati depositari prevalentemente i laici e i socialisti. In Europa è ancora così. Può essere ancora così anche in Italia? Nel nostro Paese sono mutati radicalmente lo scenario e le stesse categorie mentali della politica. L'attuale sistema è strutturato infatti sulla base di un meccanismo elettorale e di alleanze che si prefigge l'obiettivo della stabilità e, dunque, della governabilità. Nelle elezioni amministrative e, ancor più, in quelle politiche il cittadino vota soprattutto per essere governato e non solo per veder rappresentate le proprie idee, scontando quindi il fatto di poter non riconoscersi appieno nella coalizione preferita. E' la logica combinata del bipolarismo e del sistema maggioritario che fa parte integrante ormai della nostra recentissima storia e che ha avuto l'innegabile pregio di determinare un'apprezzabile condizione di stabilità nella nuova dimensione dell'alternanza. Gli stravolgimenti della politica non hanno impedito tuttavia che i valori riformisti continuassero a permeare la società civile e ad essere elemento portante nella costruzione della nuova Europa. Oggi c'è una forte richiesta di autentico riformismo che resta ancora inevasa, mentre improvvisati riformisti dell'ultima ora e di diverso segno si affannano ad appropriarsi di quel modello che sembra essere diventato solo un'indefinita e generica categoria dello spirito o, peggio ancora, l'affermazione di una mera petizione di principio. Il riformismo è invece l'espressione di una politica alta che vuole coniugare la libertà con la giustizia sociale, lo sviluppo con le tutele, i meriti con i bisogni. I socialisti e i riformisti sono gli eredi di uomini e donne che hanno sempre creduto in quei valori. C'è dunque un patrimonio da valorizzare. Un patrimonio e una tradizione che sono stati alla base di tante battaglie per la difesa del mondo del lavoro e per l'emancipazione della società, per la salvaguardia dei diritti fondamentali della persona e per il progresso civile, per l'esaltazione delle specificità territoriali e per l'integrità nazionale nella prospettiva europea. Si tratta di decidere dunque come proiettare nel futuro questi valori e questa storia costruendo però una nuova dimensione sulle solide e antiche fondamenta del socialismo europeo a cui i socialisti italiani appartengono per tradizione e natura. Quel che è certo è che occorre recuperare un'idealità che sia in grado di andare anche oltre la politica. E, al contempo, bisogna progettare il nuovo e governare i cambiamenti con quella capacità e quella sensibilità propria dei riformisti socialisti. Se si crea un progetto, se si propone un programma su quelle basi, una gran parte degli italiani giovani e meno giovani potrebbe riconoscersi in esso poiché in esso riconoscerà la propria idea di riformismo. I socialisti, dovunque siano oggi collocati, continuano ad avere la stessa idea di organizzazione della società, del rapporto tra il cittadino e lo Stato e a manifestare posizioni identiche sui grandi temi di politica internazionale, economica e sociale. Si continui allora a ragionare sulle prospettive per comprendere se fosse giunto il tempo della riconciliazione. Quali sbocchi in termini di alleanze possa avere questo cammino sarà il breve tempo che abbiamo davanti a noi a stabilirlo. Una parte dei socialisti della Uil, così come quelli di altre realtà sociali, nell'affermazione della propria autonomia, non potranno comunque restare indifferenti alle possibili evoluzioni di questo processo. l'autore è il segretario generale della Uil
Dalla GAZZETTA DEL SUD del - 18
Luglio 2003 Pagina di Crotone.
L'AMBIZIONE è DI AVVIARE UNA NUOVA
STAGIONE POLITICA
Al convegno sul libro del sen. Landolfi presentata un'associazione culturale L'idea comune, rilanciare il socialismo Hanno l'ambizione di dare inizio ad una nuova stagione politica che rilanci il ruolo dei socialisti. Per questo hanno dato vita in città all'associazione “Socialismo e Libertà”. Si sono ritrovati nel giardino del Liceo classico Pitagora insieme al senatore Antonio Landolfi che ha presentato nell'occasione il suo libro “L'Europa dei socialisti”. All'appuntamento hanno partecipato rappresentanti istituzionali, dirigenti politici, cittadini. Al tavolo della presidenza oltre al senatore Landolfi, c'erano il segretario della Uil Mimmo Tomaino che ha coordinato i lavori, il consigliere regionale dei Ds Giuseppe Napoli che ha svolto la relazione introduttiva, l'ex parlamentare Rosario Olivo, il preside del Liceo Classico Vittorio Emanuele Esposito, il sociologo Vito Barresi e l'avvocato Francesco Verri. L'incontro è stato introdotto da Mimmo Tomaino che s'è soffermato sugli obiettivi politici dell'associazione, «che – ha sottolineato – vuole dare voce al bisogno di partecipazione che emerge dalla società e che non sempre i partiti sanno cogliere». Il consigliere regionale dei Democratici di sinistra Giuseppe Napoli, soddisfatto della riuscita della manifestazione, ha preferito parlare dei contenuti del libro di Landolfi senza tuttavia trascurare una rilettura politica dell'attuale momento storico. Napoli partendo dagli spunti storici offerti dal libro del senatore socialista (il Novecento come secolo in cui le socialdemocrazie escono vittoriose), ha sostenuto che il lungo inverno è ormai alle spalle e che i socialisti hanno da giocare un ruolo fondamentale nella società italiana e naturalmente nella politica locale. Anche Vito Barresi ha commentato i contenuti del volume scritto dall'ex esponente del Psi. Ricollegandosi con altri scritti pubblicati sulla storia del socialismo, Barresi ha ricordato che i pilastri della dottrina socialista moderna coincidono con lo stato sociale e lo stato di diritto. Inevitabilmente il discorso è scivolato sul rapporto tra politica e magistratura e su questo tema trattato poi anche da Landolfi, il sociologo ha detto la sua: «A fronte – ha sostenuto Barresi – di una piccola questione etica per quanto importante come quella italiana, la politica ha dimenticato che in Africa si stava e si sta tuttora compiendo un genocidio». Il preside Vittorio Emanuele Esposito dal canto suo s'è detto fiero di aver ospitato nella sua scuola una manifestazione così importante, mentre Francesco Verri s'è soffermato sulla proposta con la quale il senatore Landolfi chiude il suo volume: quella di un socialismo democratico fortemente partecipato. «Non è forse vero – ha argomentato Verri – che vi è un forte bisogno di associazione, di partecipazione che sale dalla società e che quando questo bisogno è rimasto inascoltato da parte della sinistra, ha determinato la sua sconfitta politica?». Le conclusioni dell'incontro sono state tratte dall'autore del volume “L'Europa dei socialisti”. Il senatore Antonio Landolfi ha elogiato i contenuti degli interventi che avevano preceduto la sua conclusione «il cui livello – ha osservato – è raro riscontrare in simili occasioni». Landolfi di fronte ad una platea assai attenta ha spiegato i motivi della sua ricerca: «Essa cerca di chiarire il ruolo del socialismo in Europa, ma non ha paura di ricordare che il garantismo e la separazione delle carriere dei magistrati sono temi cari al socialismo riformista così come concetti un tempo tabù come l'efficienza devono essere oggi la stella polare delle forze socialdemocratiche». (l. ab.) (venerdì 18 luglio 2003)
IL RIFORMISTA, 25 giugno 2003
Per
la riunificazione socialista Martelli propone: «Usiamo le europee come un
congresso»
Si chiama Stefano Moretti, ha 51 anni e fa il commercialista. Socialista di lungo corso, è pressoché sconosciuto alla politica nazionale; nel suo curriculum spiccano le elezioni del 2001, quando perse nettamente la sfida con Gavino Angius nel collegio senatoriale di Orvieto. Ciononostante, il carneade Moretti promette di diventare uno degli eroi nella tormentata vicenda della riunificazione socialista. A Perugia tutto è già pronto. Il commercialista domani farà sedere allo stesso tavolo Enrico Boselli e Bobo Craxi «per varare - si legge in una nota - l'ambizioso progetto politico di riunire sotto l'unica bandiera del riformismo, le anime separate del vecchio Psi». Iniziativa organizzata da Sdi e Nuovo Psi, e alla quale aderiscono la Fondazione Craxi, radicali, liberali, repubblicani e parte dell'Udeur. Quasi il battesimo di un nuovo pentapartito che «ha l'ambizione di esportare la formula nel resto del paese». Francamente, però, «l'ambizione» è un'altra e deriva dalla ritrovata intesa tra Boselli e Craxi, che dovrebbe condurre alla presentazione di una lista socialista, unitaria e autonomista, alle prossime europee. Un invito in questo senso è arrivato anche da Luigi Angeletti, che sul Riformista ha chiesto di «ragionare per comprendere» se «è giunto il tempo della riconciliazione», partendo da un «progetto riformista» di respiro europeo. La reazione di Craxi è positiva: «Si tratta di lavorare con costrutto, senza vincoli e mostrando, come fa Angeletti, rispetto e attenzione verso tutti coloro che hanno riorganizzato con pazienza la presenza socialista, attendendo l'ora di una possibile e necessaria riconciliazione». Per Craxi l'appuntamento di Perugia è «un primo passo. Se vogliamo cominciare a dare qualche punto fermo alle aspettative dei socialisti, dobbiamo infatti parlarci con franchezza e spirito costruttivo». D'accordo con Craxi è Donato Robilotta, assessore regionale del Lazio vicino a Gianni De Michelis. Ma «a condizione che Boselli non ponga condizioni. Non ci ci chieda cioè di lasciare la Cdl, così come noi non chiediamo allo Sdi di lasciare il centrosinistra». Per Robilotta «alle europee, il proporzionale permetterebbe di sperimentare il laboratorio autonomista, proprio a dieci anni esatti dalla scomparsa del garofano dalle liste, un simbolo che va assolutamente salvaguardato. Successivamente valuteremo insieme le scelte da compiere». Secondo l'assessore bisogna però fare in fretta: «Boselli ci deve dire subito, già a Perugia, se ci sta, senza farci perdere tempo». In Umbria non ci saranno invece i rappresentanti di Socialismo è libertà, che venerdì scorso ha riunito a Roma il suo stato maggiore (Martelli, Formica, Manca, Larizza, Signorile e lo stesso Angeletti). Ma non perché ci siano chiusure preconcette: «Sulla necessità di ricostruire l'autonomismo siamo stati i primi a esprimerci», dice al Riformista Claudio Martelli. Che però aggiunge: «Prima di tutto vengono le idee e i progetti. E mi pare che l'intuizione di Formica, coniugare cioè il riformismo politico e quello sindacale, sia un'ottima base da cui partire». Autonomismo, comunque, «non vuol dire equidistanza. I riformisti stanno a sinistra, seppure in modo critico rispetto all'attuale centrosinistra, che continua a commettere errori, come quello di inseguire Bertinotti nonostante la sconfitta al referendum. Insomma, penso a un autonomismo che si ponga in posizione dialettica con l'Ulivo, per farlo ragionare». Riguardo all'unità socialista, Martelli punta «su un modello federativo che coinvolga sia i partiti nazionali sia le liste locali, che devono essere più rispettate». Secondo Martelli tutto va realizzato senza porre condizioni ad alcuno: «Le europee possono funzionare come una sorta di congresso in cui le varie correnti, cioè i partiti nati dalla diaspora, si contano, partendo però dalle cose che hanno in comune: la storia, il riformismo e un simbolo». Martelli non lo cita, ma c'è un altro elemento che accomuna i socialisti: il rancore, che spesso rivolgono proprio verso gli ex compagni e che ha stoppato finora ogni ipotesi unitaria. Se Perugia servirà a cambiare qualcosa, lo sapremo già domani. Nel caso, il carneade Moretti dovrebbe chiedere un monumento.
Dalla prossima
edizione ogni socialista potrà esprimere la propria volonta sul futuro
dell'area socialista in Italia.
Riconposizione
della Sinistra di Tradizione Socialista?
I commenti
dovranno essere inviati a domanisocialista@libero.it
LEGGI :
di Claudio Signorile
Lettera
1
Non demordete voi non siete ne
rasseggnati ne sucubi.
Cari giovani compagni
e amici,
non demordete e non
lascate mai soffocare le vostre idee con gli scopi altrui, questa è la
forza dei socialisti.
Putroppo in questi
anni questa caratteristica culturale è andata indebolendosi e alla voglia
di reaggire e di esprimersi è valsa in maniera tombale la rassegnazione.
So convinto che voi,
una nuova generazione, sarete in grado di soccombervi.
Con affetto.
Mario Alberighi
Lettera
2
Socialisti....per
caso?.
Di
solito, per definire se stessi si comincia dalla memoria: da ciò che si è
fatto, dai sogni che si sono nutriti nel corso degli anni, per riconoscere
forse un filo conduttore che ci porti al presente, a quello che c'è da fare
ora.Dunque la memoria ha a che fare con la cultura, con determinati modi di
essere e di agire, con le figure che meglio hanno rappresentato il tipo
ideale dell'azione e del pensiero, per noi, per il nostro vissuto
quotidiano.Per questo, quando si parla di memoria ci si rende conto che
questa non riguarda soltanto la famiglia cui si appartiene, ma anche la
comunità umana in cui si è cresciuti, e più in generale il mondo e la sua
storia.La memoria individuale estende così le sue radici, per raggiungere
attraverso il tempo quelle forme espressive che si ritengono più affini al
proprio modo di essere, o ancora al modo ideale in cui si vorrebbe che il
mondo tendesse a divenire. Ma all'interno di questo mondo storico si
riconosce di avere un posto, uno spazio reale, quando si è liberi di
scegliere un modo del tutto personale di amare e di agire, di essere se
stessi: quando cioè ci si riconosce in una comunità d'intenti che si
avvicina il più possibile al bisogno fondamentale di garantire ed estendere
lo spazio espressivo della propria libertà individuale, per il bene
comune.Quest'ultima definizione, che per noi oggi dovrebbe essere scontata,
è frutto, in realtà, di una maturazione lenta e graduale dello
spirito umano, che giunge a esprimere l'istanza fondamentale e i principi
cardinali della democrazia rappresentativa proprio a partire dal bisogno di
garantire la libertà di ogni singolo per il bene di tutti, dopo che ci si
rese conto che qualcosa di nuovo era accaduto nella storia umana.In Europa,
nel Mediterraneo, nasceva l'individuo...nasceva cioè l'idea che ciascun
essere umano fosse unico e irripetibile, e quindi libero dalle
identificazioni precedenti con il gruppo, la collettività, la specie: ma
libero per creare insieme ad altri una società libera, espressione di una
civiltà più evoluta perchè aperta al confronto e alla tolleranza verso
ogni altra cultura umana.Questa istanza oggi fondamentale per il futuro
delle società umane ha dunque origini lontane nel tempo: la democrazia
greca la configura per prima, e quindi è l'umanesimo latino e medievale a
descriverla e rappresentarla, talvolta in forme e modi eterodossi, 'eretici'
rispetto al dogma e alle realtà istituzionali che organizzavano il potere e
le norme civili della società in quei tempi.Ci si riferisce insomma a
quelle realtà comunitarie variegate e molteplici, che si mantenevano al di
fuori dell'ufficialità, per realizzare modi di vivere e di governarsi che
propongono ancora oggi ai nostri occhi il modello di una società libera e
solidale, anche se le feroci persecuzioni subite fino al totale
annientamento le hanno rese poco visibili ai nostri occhi.Un esempio per
tutti: nella realtà della Spagna medievale coesistevano più o meno
pacificamente comunità islamiche, cristiane ed ebraiche, che hanno dato
alla storia europea le forme più belle e ricche della ricerca
medico-scientifica, architettonica, letteraria, filosofica e civile.Alcune
delle forme più significative dell'ebraismo e del cristianesimo, grazie
anche al contributo della cultura araba, concorrono
dunque insieme alla cultura greca e latina a comporre un quadro di
riferimento per ritrovare le radici comuni di un'idea di Europa di forte
attualità.D'altra parte, si offre così allo sguardo un punto di vista
particolare, una lettura degli eventi storici che è sicuramente parziale e
che non vuole essere dogmatica o esclusiva; si ritiene insomma preferibile
guardare a quei momenti della storia nei quali è emerso un senso nuovo, più
nitido, della dignità dell'essere uomini.Nuovo, alla luce dell'attualità e
dell'estremo bisogno che s'avverte oggi di darsi un fondamento, magari non
gravato di miracolose certezze, ma piuttosto più simile a un riconoscimento
della tensione alla vita, alla socialità e alla libertà che percorre la
storia umana e che si è presentato più forte in alcuni momenti di svolta e
di vitalità creativa della storia europea e mediterranea.Come, appunto,
quando si sono tentate altre definizioni del senso comune di una società,
in momenti privilegiati come sono stati quelli che hanno portato alla
nascita di comunità speciali, come quella dei Valdesi o di altre comunità
affini, perseguitate nel corso della storia rinascimentale e moderna.E,
ancor più in particolare, durante il seicento inglese (1650-70), all'epoca
cioè di massima definizione dell'ideale di libertà per ogni società
umana, espresso con la rivendicazione di una Magna Charta che
affermasse la più totale libertà di coscienza e di tolleranza per tutti.Il
medesimo ideale è alle origini, nel secolo scorso, della riflessione comune
ad alcune figure rappresentative della cultura ebraica mittel-europea, come
Martin Buber o Gustav Landauer, che contribuì alla formazione culturale
del 'socialismo sionista' nello stato d'Israele. Inoltre,
l'aspirazione a una società libera e solidale costituisce il carattere
fondamentale delle dichiarazioni di principio dei "padri
fondatori"degli stati uniti d'America. Esprimendo,
tentando altre vie che considerassero anzitutto l'importanza dell'equità,
della giustizia e della libertà per il buon governo delle "cose
comuni", questi momenti di risveglio della coscienza umana anticipano
ai nostri occhi le grandi rivendicazioni del socialismo libertario latino e
mediterraneo del secolo scorso. Che
cos'hanno in comune tutte queste forme di sperimentazione di un altro modo
di essere uomini, di costruire una società? Insieme alle persecuzioni
subite in nome della libertà di essere se stessi, pagate al prezzo
dell'esclusione e dell'esilio, fino alla cancellazione dal consesso umano,
programmate dai fondamentalismi di ogni tipo e di ogni tempo , queste forme
eretiche, libertarie, socialiste, non autoritarie potrebbero avere in comune
semplicemente una chance, quella di indicare un altro modo di
realizzare una società più
giusta e libera, nei limiti della naturale fallibilità umana.E che cosa c'è
di comune tra queste forme antiche dell'umanesimo comunitario e quello che,
secondo noi, costituisce la tensione più profonda oggi al socialismo in
Europa, nel quadro definito dalle regole essenziali di una democrazia
rappresentativa moderna? Semplicemente
un dato di fatto, insieme ideale e reale, concreto e storico: le forme del
dominio totalizzante, a est come a ovest, sono cadute e stanno finalmente
tramontando nelle coscienze umane.Tuttavia se ad esse non corrisponde un
risveglio della coscienza verso nuovi orizzonti di progetto culturale e
civile, questo fallimento incontrovertibile non apre di fatto ad altre
prospettive, e rischia di concludere nel nichilismo la sua parabola
discendente. Le
forme del vivere associato che gli 'altri socialismi' indicavano alla
speranza umana più che legittima in una società più giusta e libera, sono
insomma e a maggior ragione ancora attuali. Magari
proprio perchè escluse e perseguitate da ogni potere tirannico, restano le
forme in cui potrebbe rinascere il sogno socialista, quello che animava
Carlo Rosselli come Lelio Basso, Raniero Panzieri come Riccardo Lombardi. Il
sogno di una democrazia rappresentativa, che si realizzi nella piena libertà,
partecipata, che coinvolga le singole realtà sociali ed economiche, gli
individui, i gruppi, le associazioni e i movimenti che rappresentano oggi i
nuovi corpi intermedi della società attuale, rispettandone l'autonomia e
l'indipendenza progettuale di soggetti decisivi per il bene comune. Una
democrazia più giusta ed equa, attenta alle ragioni di chi dissente, per
garantire la libertà di pensiero, di associazione, di espressione
organizzata nel rispetto della libertà, della vita, della persona e della
coscienza altrui.Forse oggi soltanto chi si fa portatore della memoria dei
vinti, dei perseguitati per causa della giustizia e della libertà in ogni
tempo, può meglio garantirci dalla ricaduta in qualche ulteriore tentazione
nichilista, che rischia ormai di essere conclusiva, definitivamente
barbarica per l'umanità.Dunque, ancora una volta "socialismo o
barbarie"....? Curioso,
e non smette di sorprenderci il fatto che, a sinistra, di questo non si
discuta, e cioè di cultura, di memoria, di valori: insomma di 'socialismi'.D'altra
parte, ammettere che la storia avrebbe dato ragione alle ragioni di Proudhon
e non di Marx, di Carlo Rosselli piuttosto che di Togliatti, di Rosa
Luxemburg piuttosto che di Lenin, di Valdo o di Francesco piuttosto
che di Torquemada, non è facile per nessuna chiesa e anche la lingua
corrente del buonismo ecumenico rispetta le ragioni degli 'eretici', ma ne
sconfessa drasticamente la dottrina 'perniciosa', persino se si trattasse di
un innocuo....buddhista tibetano nato a Lucca.Però chissà mai che, da
qualche parte, non si stia preparando una pacifica, serena e
fiduciosa...rivincita dei vinti.Se non altro per fare con modestia e senza
proclami, semplicemente...e con i nostri limiti, un pò di cultura. Soltanto
per passione, perchè ci si ricordi che la storia ha dimostrato che con 'gli
altri socialismi'sarebbe forse andata diversamente... Potrebbe sempre andare
diversamente....per amore del socialismo e per l'interesse della libertà
umana. Mario Michele La Floresta 24
giugno 2003
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