"ULTIME NEWS" 
10 Novembre 2003  - da Stampare e distribuire -

 
Lanciata da Formica, da Socialismo è Libertà
 e dai giovani della Costituente Pse,
"la ribellione dei socialisti"
sta avvenendo per davvero.
 
 
In tutta Italia migliaia di socialisti si incontrano e tornano nuovamente a discutere delle sorti del riformismo socialista come non avveniva da anni.
Sembra quasi che gli anni passati, gli anni delle alleanze elettorali, atte alla sopravvivenza, vengano questa volta messe in discussione proprio dai socialisti, da quella piccola base socialista che in questi anni ha avuto il merito di non far morire un secolo di storia.
 
 
I socialisti non "molleranno" di certo ora !
 
Delbene Daniele : << I socialisti hanno tenuto "duro" per dieci anni nell'attesa del momento "giusto", come veniva definito dai vari dirigenti per giustificare alla base le alleanze di sopravivenza".
Ogni scadenza elettorale necessitava di un'alleanza momentanea , gli anni sono passati e  il momento di alzare la testa non è mai arrivato.
 
Oggi i socialisti non possono e non devono più guardare alla sola propria sopravvivenza, oggi è il momento di guardare al  futuro.
Il futuro dei socialisti non può essere quello dell'ennesimo "annacquamento" elettorale, bensì, quello di un superamento della diaspora che ormai non è più una diaspora per i socialisti di base, ma lo è rimasta per le sole dirigenze partitiche.
Il riformismo socialista, al contrario di ciò che vuol far credere qualcuno, non è superato, ma è una necessità per il paese; questo non vuol dire che mettendo una forza socialista unitaria in campo, nei confronti elettorali, ci siano i risultati degli anni ottanta. Sarebbe sciocco pensarlo e presuntuoso sarebbe immaginare che una lista di unità socialista per le prossime elezioni Europee possa superare il 4 - 5  °-..
Il consenso elettorale potrà essere soddisfacente solo quando una forza socialista, presente nello scenario politico, sarà in grado di colmare quella necessità di riformismo socialista di cui si sente il bisogno nell'affrontare le grandi sfide sociali e democratiche dei giorni nostri.
Ovviamente il superamento della diaspora sarebbe un ottimo punto di partenza e le elezioni Europee dovrebbero esserne il momento.
 
Non dimentichiamo che, agli inizi degli anni novanta, nessuno avrebbe potuto immaginare che la DC e lo stesso Psi sarebbero finiti nel giro di pochi mesi.
 
Un nuovo "terremoto politico" potrebbe essere vicino, forse più di quanto si possa immaginare, e i socialisti devono essere, pronti in quel momento, a sostenere il proprio riscatto politico.
Qualcuno potrà definirla fantapolitica, ma innumerevoli sono gli avvenimenti che lo fanno pensare.
I socialisti hanno resistito per anni e oggi di certo non i rassegneranno cancellandosi in semplici operazioni elettorali di vertice.
Se i dirigenti vogliono decidere le sorti e il termine di una cultura, di una storia e di un futuro in "un salotto romano", i socialisti non possono far altro che reagire ( da Rino Formica ) e " attuare una ribellione di base " >> .
 
LETTERA DI RINO FORMICA :  FIRMATE e FATE FIRMARE
 
  << Una raccolta firme per travolgere i meschini desideri di chi parla a nome dei socialisti senza titolo ! >>
 

Cari Compagni, 

l’Associazione non partecipò al Forum del 22 u.s. perché lo Sdi ed il Nuovo Psi avevano dichiarato, che non intendevano lavorare per una lista di unità socialista.

Il Forum non poteva risolvere la diaspora socialista perché essa riguarda sempre di più i vertici e sempre di meno i compagni che da soli hanno resistito sul territorio all’assalto anti-socialista.

Siamo convinti, oggi più di ieri, che non può ritornare forte e libera una iniziativa socialista senza una ribellione di base.

Abbiamo deciso di rivolgerci a tutti i compagni socialisti,  perché sottoscrivano un appello semplice ed incisivo: vogliamo l’unità socialista.

 Firmate e fate firmare!

 Solo questa raccolta, copiosa e diffusa, può travolgere i meschini desideri di chi parla a nome dei socialisti senza titolo.

Ha ragione il portavoce dei Ds quando ricorda che solo i Democratici di Sinistra, a differenza dello Sdi e della Margherita, interpelleranno con un referendum  gli iscritti sulla scelta della lista unitaria.

 La nostra raccolta delle firme è un referendum tra il popolo socialista.

 Fraterni saluti

                               Il Presidente - Rino Formica
 
 
  STAND DI RACCOLTA FIRME IN TUTTA ITALIA ... I PROSSIMI ....
 
  Si stanno organizzando in tutta Italia degli Stand per la raccolta firme
 
 
 
LIGURIA :
A La Spezia - Lunedì 10 Novembre
dalle ore 16.00 alle ore 18.30 - Piazza Mentana
PIEMONTE :
Vercelli  - Sabato 15 Novembre
dalla Mattinata al Pomeriggio - Via del Mercato
 

 Chiunque volesse allestire nella propria città uno stand può farlo, per informazioni e materiale contattare : domanisocialista@libero.it

 
 
SOCIALISMO è LIBERTA' A GENOVA : IL FORUM SOCIALISTA
 
E' AVVENUTO, A GENOVA, AL FORUM SOCIALISTA ORGANIZZATO DAL COORDINAMENTO PROVINCIALE DI SOCIALISMO è LIBERTA'
Tutti i socialisti seduti ad un unico tavolo
 
 
Si è svolto nella mattinata di Sabato 8 Novembre, a Genova, il Forum Socialista promosso dal Coordinamento Provinciale di Socialismo è Libertà.
 
Ha aperto il Forum il coordinatore Provinciale Simone Bodio, seguito dal Segr Reg. dello SDI Giuliano Pennisi e da Matteo Fusaro Resp. Reg. del Nuovo Psi.
Hanno seguito gli interventi di Federico Pezzoli Coordinatore Reg. Socialismo è Libertà, Daniele Delbene membro del Coord. Nazionale, di Fabio Morchio Consigliere regionale SDI e di Pavan Segr. Provinciale del Nuovo Psi. Ha svolto il ruolo di moderatore Giorgio De Mauro membro del coord. Reg. Socialismo è Libertà. Tra gli altri presenti Alberto Bellantuoni socio fondatore di Socialismo è Libertà e numerosi rappresentanti dei Circoli di matrice Socialista.
Come proseguo del Forum, i socialisti Genovesi, intendono in maniera unitaria mettersi al lavoro sulle problematiche della città, prima tra tutte le aeree di Cornigliano .
 
 
IL DOPO ELEZIONI ...... IN TRENTINO
 
 
 
 
Dal quotidiano " Il Trentino " del 7 Novembre
Orgoglio e rabbia
dei giovani socialist i
 
 
La pagina aperta da Cesare Battisti non è stata archiviata. Non mi trova d'accordo il fatto che lei, de Battaglia, insistentemente voglia farlo a tutti i costi; e tanto meno il fatto che non si accorga che l'esperienza socialist a degli ultimi anni non sia stata quella di un partito ad personam, ma abbia rappresentato l'impegno costante e infaticabile di molte persone che si sono spese con convinzione per portar avanti gli ideali di Battisti. Sono ingiuste le sue dichiarazioni sul fatto che una presenza socialist a non avrebbe avuto alcun significato. La presenza di Leveghi in consiglio avrebbe significato non perdere una delle anime fondamentali del pensiero e della vita politica trentina, che per 100 anni e più, ha contribuito a costruire, sviluppare e valorizzare il Trentino . Chi ha voluto proporsi come gladiatore sotto la Quercia ha compiuto un atto scellerato di puro personalismo, altro che futuro politico del riformismo. Lei stesso ammette che per i socialist i non c'è posto nei Ds, immorale che plauda agli esperimenti kamikaze di un ex illustre, denigrando e offendendo il progetto di alternativa socialist a proposto da Socialisti Insieme. Certo è facile lavarsi le mani come Pilato affermando che sia un bene la scomparsa della rappresentanza socialist a. Sono logiche queste affermazioni, scontate perché se il 26 ottobre fosse salita in Consiglio Provinciale la rappresentanza dei Socialisti Insieme, il nostro caro ex-illustre non avrebbe più saputo cosa fare e cosa dire. Mi complimento con lui, rinnegare la storia che lo ha fatto partecipe di un periodo di grande importanza della vita politica italiana e socialist a. La questione, era ed è una, non si trattava di dare vita a un movimento nostalgico, una brutta copia di ciò che era, ma si trattava di costituire un contenitore di tutti i socialist i, una casa comune che nel segno dell'autonomismo socialist a potesse essere una fornace di elaborazione politica. C'è qualcuno che questo non l'ha capito e poiché aveva intuito l'impossibilità di fare l'illustre prima donna, se ne è andato in altri luoghi. Lidi che altro non attendono che l'arrivo dei socialist i per eliminarli, così è, così è stato, così sarà. Ricardo Lombardi, come si dovrebbe sapere, aveva davanti agli occhi una sinistra riformista socialist a, che faceva dell'autonomismo l'arma propositiva e vincente, non un carrozzone di anime disperse.
Quello che si deve fare ora è lasciare spazio ai giovani e rendersi conto che le forze sprecate in questi anni per una rivalsa personale non hanno fatto altro che disgregare le forze. Sicuramente se i vari ex si mettono dietro le quinte, offrendo ai giovani il loro bagaglio politico culturale, si potrà pensare al futuro dell'area che si rifà al laicismo e al riformismo socialist a.
Se al contrario si insisterà nel voler fare le prime donne prepariamoci a guardare per un lungo periodo la vita politica-amministrativa dall'esterno. Oggi il socialismo non parte da zero, parte da 100 anni di storia del movimento giovanile socialist a, le elezioni del 26 ottobre non rappresentano sicuramente il capolinea del socialismo. La sua analisi è denigratoria, anche considerando il fatto fondamentale che lei ha oscurato, in questi ultimi mesi, con i suoi articoli il nostro progetto, volendo valorizzare l'esperienza suicida di chi ha scelto altri lidi per rappresentare il socialismo invece di partecipare al progetto di unione delle anime socialist e. Battisti vive e vivrà nella nostra azione politica. Legga bene i dati elettorali, faccia partecipe la popolazione del fatto che il 10% dei voti socialist i sono stati portati da un gruppo di giovani che per la prima volta si confrontavano con l'elettorato, che hanno lavorato fra mille difficoltà, in primis gli atti di ostruzionismo verso il movimento dei giovani socialist i da parte dei quotidiani. Solo una cosa posso considerare positiva del suo editoriale, la "terza via" che propone. Dall'autobus Socialista, possono essere scesi, all'ultima fermata, Leveghi, Zoller e Pietracci aver perso alcuni dei suoi componenti più illustri, ma sicuramente non si parcheggerà nel deposito Diessino. I giovani non si abbattono di fronte a una battuta di arresto elettorale, anzi ne traggono forza per l'alternativa autonomista, come fu per Lombardi negli anni '70: una battaglia per allargare le prospettive del movimento socialist a in un progetto politico di stampo europeo. Ci spiace e siamo delusi per le azioni della stampa che hanno contribuito ad affossarci e a far scomparire alcuni compagni.
Le ricordo però che il socialismo e l'idea socialist a di Battisti, dal 27 ottobre 2003, sono ancora vivi e più forti in noi giovani

Mattia Filippi - Resp. Costituente Pse Trentino
 
 
ANCORA CONTRIBUTI DAI GIOVANI PER LO SPECIALE
 " FUTURO SOCIALISTA"
 
 
 
 
Non c'è Futuro senza i giovani !
 
Tanti pezzi di legno che galleggiano in un fiume sono in balia della corrente e prima o poi verranno spazzati via, ma nemmeno la corrente più impetuosa può smuovere uno scoglio….” …questo aforisma, tratto da alcuni scritti appartenenti alla filosofia New Age, raffigura in modo onesto e corretto la sorte che il tempo può riservare al movimento socialista in Italia di fronte alla sua persistente diaspora, a cui i giovani  possono e devono contrapporsi facendo valere le loro ragioni e  sentimenti di unità.

L’impostazione di Formica di dare vita con Socialismo è Libertà ad una forte tensione sociale all’interno dell’area socialista, mirante all’obbiettivo di realizzare il partito unico di tutte le forze laico socialiste e riformiste è allo stesso tempo acuta e responsabile. Non sono nuovi i tentativi di coloocare i socialisti sotto uno stesso tetto al fine di porre fine alla diaspora socialista: il primo tentativo, bisogna darlo atto, è stato di Boselli nel 1998 quando diede vita alla “costituente socialista” che riuscì, con loSDI, a mettere insieme pezzi importanti della tradizione riformista, come i laburisti i socialdemocratici e i socialisti italiani,  con l’impegno e il senso di responsabilità di autorevoli compagni come Schietroma,  Intini e Martelli. Non sempre però Boselli è riuscito in questi anni a mantenere alta nei rapporti a sinistra una posizione critica ed autonoma dei socialisti, sino a ridurre al minimo anche il tasso di dialettica democratica all’interno del partito. Socialismo è Liberta ha il merito di avere dato forza al dibattito nel mondo socialista ed a sinistra, di avere fatto emergere a gran voce quel grande desiderio dei socialisti di ritrovarsi, in modo organizzato, uniti sotto lo stesso simbolo, dopo tanti anni di disgregazione e ghettizzazione politica. L’idea è anche responsabile perché non c’è futuro senza i giovani ed una nuova classe dirigente che possa domani essere interprete della tradizione socialista e dell’impegno per il rinnovamento della politica italiana.

Non credo che l’esito negativo del Forum dei socialisti che recentemente si è svolto tra lo SDI e il Nuovo PSI debba rassegnarci all’idea di non riuscire a riunificare l’area socialista in vista delle prossime scadenze elettorali. Il Forum Socialista, anzi, ha permesso di mettere a nudo le reali intenzioni e contraddizioni dei leader di quei partiti, soprattutto di Boselli che adesso con grande difficoltà dovrà spiegare alla base del partito come si concilia l’adesione al partito riformista prodiamo senza il rischio di uno scioglimento dello SDI, e quindi dell’identità socialista. Ma crediamo veramente che chi è socialista possa alle prossime elezioni europee riconoscersi in un probabile soggetto riformista che abbia come fondamenta ideologiche la tradizioni post-democristiana e post-comunista? L’obiettivo di creare la casa dei socialisti deve colpire al cuore e alle pulsioni del popolo socialista, discepoli di una gloriosa stagione di riformismo interpretato dall’ex Psi, e non rincorrere l’adesione di singole personalità, soprattutto se questi in modo cinico ed personalistico si rendono artefici di una ingiusta eutanasia politica dell’identità socialista. Diverso mi sembra l’atteggiamento di De Michelis e Bobo Craxi sulla reale volontà di creare una lista unica dei socialisti alle prossime elezioni, anche se a questi ancora manca il coraggio di porre fine ad una schizzofrenica alleanza con il centrodestra. Se il prossimo importante appuntamento per il rinnovo del Parlamento Europeo forse non rappresenterà il momento per una definitiva soluzione della diaspora dell’area socialista esso può essere il preludio per intraprende il cammino del partito unico dei socialisti nel prossimo decennio. Non ci scordiamo che l’ultima parola spetta sempre agli elettori. “Socialismo è Libertà” e Nuovo PSI sono uniti dallo stesso orgoglio e volontà di riscatto dei valori e della tradizione socialista, da una auspicata comune intenzione di aderire al PSE (che sarebbe osteggiata dallo SDI) da una diversa idea circa la collocazione politica tra gli schieramenti in Italia. In questa fase è più importante, con senso di pragmatismo, ritrovarsi sugli aspetti che uniscono rispetto a quelli che ci separano: Nuovo PSI e “Socialismo è Libertà”, insieme alle innumerevoli fondazioni e associazioni di stampo riformista e socialista presenti nel territorio, diano vita al “Partito del Congresso”, che con una forte campagna di riscossa socialista, sia in grado di parlare al cuore del popolo dei socialisti. Il nuovo soggetto politico unitario, all’indomani della competizione elettorale europea, attraverso un congresso, scelga democraticamente, interrogando la propria base, quale deve essere la coalizione in cui collocare il partito dei socialisti e riformisti in Italia. Solo così avremo fatto un passo avanti verso l’unità e dato voce al grande desiderio di unità che permane nell’elettorato socialista.

Finché nel popolo socialista persiste questa voglia di unità e di dare sempre più vigore alla memoria socialista, finché ci saranno i giovani che con grande entusiasmo e decisione manterranno sempre attuale e vitale una tradizione di cento anni di lotte dalla parte dei più deboli e per l’affermazione dei diritti civile e delle libertà individuali, nessuna corrente, anche la più energica ed impetuosa,  riuscirà mai a spazzarci via!

 Leanza Antonio – Responsabile Costituente PSE Catania e membro del coordinamento provinciale “Socialismo è Libertà” di Catania

 

 
Il crocifisso
ed i nervi scoperti della Chiesa italiana
 
La settimana appena trascorsa è stata dominata dalla polemica sorta intorno alla controversa sentenza giudiziaria, contraria alla presenza del crocifisso nelle aule scolastiche e, in prospettiva, negli edifici pubblici italiani. Se la sentenza del giudice aquilano Montanaro, diventato, suo malgrado, famoso in tutto il mondo, è sembrata abnorme e dettata da un confuso ed astratto laicismo, allo stesso modo le reazioni di una parte della Chiesa cattolica, e del mondo politico che ad essa s’ispira, sono sembrate esagerate.

E’ bene essere chiari, senza ipocrisie, almeno tra noi socialisti: il dibattito, il confronto e lo scontro tra laici e cattolici di questo Paese, è vecchio di un millennio. Nell’ultimo secolo, con l’avvento dei partiti di massa organizzati, e dello Stato moderno, lo scontro (per fortuna solamente verbale, ormai) si è trasferito nell’agone politico, per influenzare la nascente “società civile”. Questo fenomeno è talmente radicato nella nostra vita e nell’immagine che il nostro Paese offre di sé all’estero, che i libri di Guareschi, imperniati sulle vicende di un sindaco comunista di provincia (Peppone) ed un parroco di campagna (don Camillo) hanno fatto il giro del mondo intero.

Ora, è come se tra Peppone e don Camillo fosse piombato improvvisamente Khomeini. Sappiamo tutti, infatti, che una delle questioni principali in tutto il mondo odierno è il confronto con il fondamentalismo politico di matrice islamica.

E siccome questo è il problema, è bene affrontarlo senza ipocrisie. Quindi è bene chiedersi: esiste il concreto pericolo che il “khomeinismo” usi anche sentenze come quelle di L’Aquila per infiltrarsi nella nostra società, usando il nostro sistema giuridico, le nostre leggi, la nostra democrazia e la nostra civiltà, contro noi stessi? Perché, se noi stabiliamo che esiste questo pericolo, allora è bene prepararsi non solo a proteggere i nostri monumenti  e gli obiettivi “sensibili”, ma anche leggi e tradizioni. E se deve esserci guerra, allora anche qualche tono da Crociata, come quelli ascoltati in questa settimana, è giustificabile: à la guerre comme à la guerre, diceva Napoleone.

Invece, fermo restando che tutto è sempre possibile, almeno in linea teorica (ma il nostro sistema legislativo e politico mi sembra sufficientemente in grado di difendersi da solo, da questo tipo di assalti), non mi sembra realistico questo tipo d’ipotesi. Credo che la galassia di movimenti e sigle terroristiche che innalza l’integralismo islamico a propria bandiera, e che predica la Jihad, non sia strutturato per questo tipo di lotte politiche: se tu prepari i tuoi adepti al martirio e alla guerra, non puoi al contempo vestirli in giacca e cravatta ed addestrarli al dibattito politico. E’ molto difficile essere contemporaneamente guerrieri ed oratori. E poi, si dimenticano dei fatti fondamentali: in nessun Paese Occidentale esistono (per ora?) vaste parti dell’opinione pubblica che siano ideologicamente vicine al khomeinismo. Al contrario, vari indizi ci dicono che la maggioranza dei circa 15 milioni di mussulmani d’Europa, è moderata e filo-occidentale. Infine, c’è un fatto indiscutibile: dal momento che Al Qaeda e gli altri movimenti simili vivono nella clandestinità, e nessun governo (almeno ufficialmente) intrattiene rapporti con loro, un partito che facesse in qualche modo riferimento a questi movimenti, avrebbe seri problemi di legalità e di sopravvivenza. Non c’è un Paese de “l’islamismo reale”, a parte l’Iran, che però ha un grave limite: è un Paese sciita, mentre la gran parte dei movimenti integralisti sono di matrice sunnita.

Piuttosto che fare ipotesi assurde, quindi, sarebbe bene concentrarsi sul presente e sul possibile. La reazione di una parte della Chiesa cattolica, e del mondo politico che ad essa si richiama, è apparsa fuori luogo e dettata da altri fini, piuttosto che non quelli della difesa del crocifisso a scuola. Sì, d’accordo, la sentenza è sbagliata e la richiesta di Adel Smith è stata assurda e da rigettare. E con questo? Che bisogno c’era, come ha fatto Ciampi, di parlare del crocifisso come di un “simbolo della nostra identità culturale e religiosa, da difendere ad ogni costo”? Anche il Colosseo a Roma e l’Arena di Verona  sono simboli evidenti del nostro passato e delle nostre radici culturali, con ciò si pretende di riaprire i “giochi gladiatori”? E la Santa Inquisizione, che purtroppo di santo aveva solo il nome, e che in nome di Cristo ha ucciso tantissimi innocenti, o comunque gente che non meritava punizioni così atroci? Vogliamo rifare i roghi delle streghe? O rendere di nuovo legale la schiavitù?

La scelta dei simboli e delle nostre radici culturali, come si vede, andrebbe fatta con molta attenzione e ponderazione, con un occhio rivolto alla tradizione, ed un altro al nostro prevedibile futuro prossimo.

Non potendo trattare questi argomenti qui ed ora, mi limito ad osservare che una parte (spero non maggioritaria) del mondo cattolico italiano, ha dei nervi scoperti, che riguardano i rapporti con lo Stato, la laicità delle istituzioni, la crescente secolarizzazione della società italiana. C’è chi comincia a vedere l’altra faccia della medaglia di questo papato tanto (e in gran parte giustamente) celebrato: il Papa polacco è famoso e stimato in tutto il mondo, compreso il mondo islamico, la Chiesa cattolica è cresciuta in prestigio e potere presso le altre fedi, ma la secolarizzazione della società e dei fedeli procede senza sosta. C’è chi, invece di riformare la Chiesa cattolica in senso moderno, vorrebbe fermare il naturale cammino della nostra società verso la modernità. Ed è contro queste persone che noi dobbiamo levarci, in maniera pacifica e democratica, ma anche in modo fermo e deciso: il compito più grande che ci attende nei prossimi anni, infatti, è quello di trasformare l’Italia e l’Europa in società autenticamente multicbulturali e multireligiose, senza dimenticare o rinunciare alla nostra identità, ma interpretandola in maniera sempre più laica.

Sarebbe bene che i sapienti della Chiesa, che ci sono, si rendessero conto che non è il laicismo moderno a minacciare la sopravvivenza delle religioni, ma il loro rifiuto a confrontarsi con la contemporaneità.

I prossimi anni, soprattutto dopo la scomparsa di Giovanni Paolo II e la scelta del suo successore, dovranno essere dedicati, dai fedeli, alla riscoperta della fede, e ad una profonda riflessione sulla propria identità: la Chiesa cattolica, e tutta la cristianità, dovrà “fare la traversata del deserto” verso una nuova Terra Promessa, altrimenti avrà grossi problemi a farsi capire dai giovani, dai non cristiani, dagli spiriti più inquieti. Oggi, fortunatamente, al di fuori di alcuni Paesi ed aree d’islamismo radicale, nessuno minaccia la vita dei cristiani, il comunismo ateo sta scomparendo, e perfino l’universo “no global” ha, al suo interno, importanti componenti cristiane.

Come socialista decisamente laico, ma anche cristiano e cattolico credente, sono fiducioso: la cristianità è sopravvissuta a persone potenti e feroci come Nerone e Diocleziano, Robespierre e Napoleone, Hitler e Stalin. Sopravvivrà anche ad Osama bin Laden ed Adel Smith. Purché non li usi come paravento dietro il quale nascondere i suoi reali problemi, le sue concrete paure.
 
Stefano Amoroso - Resp. Naz. Tematiche Europee ed Internazionali Costituente Pse
 
 

 
Dalla:
 
PERCHE' SONO CONTRARIO
 

Opinione. La proposta della maggioranza dei Ds per la lista unica alle europee

 

 La proposta di una lista unica delle forze dell’Ulivo alle prossime elezioni europee, in funzione della costituzione di un partito unico riformista, pone a tutti gli uomini e le donne della sinistra italiana una questione di rilevanza storica e politica tale da richiedere un vero percorso congressuale straordinario.
In poche settimane invece, questi uomini e queste donne saranno chiamati a decidere con procedure, allo stato poco chiare e inadeguate al quesito posto, se nel nostro paese debba ancora esistere un partito della sinistra che si richiama alla storia e alla tradizione del socialismo italiano e all’attualità del socialismo europeo. È una questione che tocca da vicino soprattutto quei socialisti, che non avendo mai rinuciato alla possibilità di avere anche in Italia un grande partito socialista, avevano aderito con entusiasmo al progetto dei Democratici di Sinistra - Pse.
L’idea di raccogliere in un unico partito tutte le sinistre, che dopo la caduta del muro di Berlino si riconoscevano nell’Internazionale Socialista e nel PSE, accompagnata dal processo di riaggregazione in nuovo soggetto politico di tutte le forze di centro dell’Ulivo, era un primo passo verso la semplificazione del quadro politico italiano.
Questo processo ha incontrato resistenze e oggettive difficoltà: i DS non sono diventati il partito unico del socialismo europeo in Italia e la Margherita non raccoglie tutte le forze del centro.
Vale la pena continuare a lavorare a sostegno di questi processi o girare pagina e aprirne un altro? È possibile pensare oggi al partito riformista unico senza che questi processi si siano conclusi?
Io non sono contrario in via pregiudiziale ad alcuna innovazione ma sono convinto che saltare le tappe fondamentali di un percorso e cercare le scorciatoie può allontanare dalla meta prefissata. Nelle attuali condizioni la proposta del Partito riformista non risolve i problemi aperti e rischia di creare un contenitore senz’anima.
Non risolve, infatti, il problema della collocazione di questo nuovo soggetto nell’ambito dello schieramento politico europeo; e, propone l’adesione preventiva ad un nuovo partito senza prima averne definito il profilo politico e insieme il programma: quale riformismo? Inoltre, non semplifica e non riduce la frammentazione all’interno dell’Ulivo.
I Verdi, il PdCi e l’Udeur hanno già detto no e nessuno può escludere che proprio il progetto del partito riformista unico possa indurre la nascita di ulteriori formazioni politiche.
Infine, in un momento così deliccato per l’Europa e per l’intera umanità, sarebbe auspicabile che i socialisti e i popolari italiani che si riconoscono nell’Ulivo, anziché proporre un’altra anomalia tutta italiana, fossero più impegnati all’interno dei partiti europei di riferimento per ontribuire alla definizione di un progetto unitario in grado di offrire soluzioni ai problemi della pace e delle nuove disuguaglianze.
In Italia, i socialisti, prima e più degli altri, hanno sperimentato e praticato la contaminazione di diverse culture e tradizioni; sono stati da sempre attenti ai problemi dell’innovazione e al rapporto tra questa e la velocità della politica, l’unica accusa che a loro non può essere rivolta è di essere conservatori o nostalgici.
Questa cultura ha portato me, insieme a tantti compagni, a dare vita al movimento Laburista e a partecipare insieme ad altri al progetto dei Ds per la costruzione, anche in Italia, di un moderno e grande partito socialista. L’obiettivo non è stato ancora raggiunto ma noi non abbiamo cambiato idea. Riformista è un aggettivo che si abbina bene al sostantivo socialista, essere riformista è nella natura e nella storia dei socialisti. Per queste ragioni mi sento impegnato a sostenere il no alla proposta, formulata dalla nuova maggioranza dei Ds, di lista unica alle prossime elezioni europee e ritengo necessario un dibattito trasversale all’intero schieramento di centro sinistra con modalità e tempi adeguati.

( Francesco Barra )

Direzione Nazionale Ds - Coord. Socialismo è Libertà

 

 
 UN CALOROSO SALUTO ........
                   .......... LOTTERMO ANCHE PER TE !
 
 
Ciao caro compagno Giorgio Pavesi !
 
Si è spento nei mesi scorsi, ma purtroppo solo ora la notizia ci è pervenuta, il compagno Giorgio Pavesi di Maccarese.
 
Giorgio in questi ultimi anni, nonostante una grave malattia, ha continuato a sperare e a lavorare per salvaguardare la storia socialista.
 
Giorgio, riusciremo a dare un futuro a ciò che anche tu desideravi tanto !