"ULTIME
NEWS"
10 Dicembre 2003
- da Stampare e distribuire -
"Socialisti
basta alle oligarchie"
Caro Gianni, il
27 agosto ad Aosta ci siamo incontrati con vecchi e giovani compagni che ci
hanno sollecitato a trovare la forza ed il coraggio per il rilancio di un
partito socialista. Oggi si è chiusa la fase della repressione brutale
antisocialista ma si è aperta una stagione insidiosa e vellutata perche'
scompaia dal lessico politico anche la parola socialista. Ho
molto apprezzato la tua adesione alle analisi che abbiamo fatto. Così
le riassumo: Affettuosamente e fraternamente Il
Presidente
Nell’area politica del della tradizione socialista dopo l’esaurirsi o l’attenuarsi dell’offensiva ostile del periodo 1992.200, due questioni restano aperte per la discussione e le decisioni. Una è contingente : le elezioni europee. L’altra è di prospettiva : il futuro di un forza socialista in Italia ed in Europa. Le due questioni non sono disgiungibili. La soluzione dell’una condiziona la soluzione dell’altra. Le liste socialiste unitarie nel centro-destra e nel centro-sinistra, che sciolgono una storia di civiltà, una tradizione culturale e una esperienza i lotta politica, all’interno i più vasti ed indistinti contenitori novisti, partono dal presupposto che il socialismo è storia passata, superata e non riproponibile. La materia futuribile è degna di riflessione ma è talmente opinabile che può essere piegata ad ogni diversa conclusione. Un solo elemento è certo : questa discussione in Europa è circoscritta alla provinciale Italia dove il riformismo socialista trovò agguerriti e tenaci avversari tra i fascisti, i comunisti e gli integralisti cattolici. Sono sufficienti questi precedenti per capire che nel parlamento europee il velleitarismo della lista Prodi ed il trasformismo delle liste Berlusconi, saranno il segno distintivo di una Italietta che rinnova lo spettacolo ma recita sempre lo stesso copione. Negli ultimi tempi abbiamo avuto modo di dire che una forza socialista non rinasce per grazia ricevuta o per pietà altrui. Nascerà se i socialisti sapranno proporre alle nuove generazioni e ai delusi e agli affaticati delle generazioni mature, non solo un coerente programma di riforme istituzionali, economiche sociali ed una tavola di difesa e di affermazione di vecchi e nuovi diritti civili e di cittadinanza, ma una prospettiva di iniziativa socialista nella sinistra italiana. Il bipolarismo coattivo fondato su una tecnica elettorale buona solo per creare blocchi di potere, utili solo per vincere le elezioni e disadatti a governare, è la vera malattia della nostra vita democratica. Un partito personale, senza principi e con molti interessi, non può essere il perno di un riformismo moderno e compassionevole, un partito artificiale di post-comunisti e di post-democristiani del partito RAI-ENI-IRI, non può essere il fulcro di una vasta alleanza di riformismo socialista e cristiano. L’iniziativa socialista deve essere distinta e distante da uno schieramento moderato di governo e deve ricercare la sua funzione specifica, originale ed autonoma nella sinistra di governo. La lista di unità socialista è la pre-condizione per una iniziativa socialista. Se è, invece una ricerca di nicchia elettorale, agevolata dal proporzionale, per una irrilevante testimonianza, non può produrre suggestioni e nuove e moltiplicate presenze. Rino Formica
Domenica
30 Novembre è stata inaugurata la sede Provinciale dell'Associazione
Socialismo è Libertà - Costituente Pse di Vercelli, presenti tra gli altri Daniele
Del Bene Presidente.Naz.Costituente PSE, l'On.Felice Borgoglio
membro del coordinamento nazionale, il sindaco di Caresana Montagnini,
l'ex sindaco di Vercelli Fulvio Bodo, il coordinatore provinciale Tressoldi
Giovanni e Piero Dottino Resp. Costituente Pse Alessandria.
InformaCittà settimanale di informazione della Costiera Amalfitana
SOCIALISMO è LIBERTÀ SBARCA IN COSTIERA VENTI STORICI SOCIALISTI DELLA DIVINA LANCIANO UN APPELLO PER ADERIRE AD SèL Amalfi
– Si riorganizzano i socialisti della Costiera Amalfitana, a quasi dieci
anni dalla liquidazione del Psi i maggiori esponenti di quello che fu il
partito del garofano tornano a confrontarsi e a discutere di politica, tornano
a proporre un “nuovo progetto per la Costiera Amalfitana”. È
l’associazione Socialismo è Libertà, il luogo d’incontro e di confronto,
per chi pur avendo seguito percorsi diversi non ha mai smesso di sentirsi
socialista, ma che solo per ventura si è separato da quei compagni di idee e
di pensiero che portarono il locale PSI a diventare il primo competitore della
potentissima dc amalfitana. Tornano lanciando un appello, firmato dalle figure
storiche del socialismo costierasco, dalla prof. Stefania Venturini (più
volte consigliere comunale e già vice Sindaco di Minori), all’ex Sindaco di
Praiano Castellano,passando per i due ex consiglieri provinciali Eduardo Bruscaglin
e il dottore Massimo Del Pizzo di Maiori, ma anche
storici militanti come Andrea Citarella e numerosi
consiglieri comunali vecchi e nuovi come Andrea Amendola,
Pino De Maio, Umberto Aceto e tanti altri. Amalfi: Pino
De Maio, Andrea Amendola, Aldo Bruscaglin, Andrea Citarella,Andrea
Bunsostegni
Nel
buio il fuoco intermittente delle luci dell’albero faceva il paio con
l’andirivieni dei pensieri e delle inquiete domande, una su tutte: dov’è
la terra promessa?
Una domanda quasi superflua in questi giorni riempiti dagli intrighi e dagli sciamani, dalla politica tribale dove solo l’agguato è la prima virtù.Si possono anche infrangere le regole, spezzarle ma non si può uccidere una speranza.Cos’è quest’arsura quasi millenaria che ci brucia il sangue, non ci dà pace, in un giuoco pretestuoso continuo. Che politica è questa? Non basta incantare i serpenti, ci hanno sempre detto che bisogna smuovere soprattutto le pietre. C’è un fuoco dentro che brucia senza fine. Che serve giurare guerra ai compromessi alle partite perse su arrese concessioni? Che serve resistere agli inviti pretestuosi, ai ricatti simulati, alle preghiere fittizie? Se la politica è come legare l’assurdo ed il possibile, l’effimero e l’eterno; siamo dunque tutti inadeguati al ruolo.A che serve scrivere e parlare? E’ meglio lo stupore della quiete, del silenzio. Sembra di vivere una morte! Perché noi oggi siamo semplicemente l’ombra di ciò che fummo ieri e che forse non saremo ancora domani! Il testimone è ormai morto, ora può solo rinascere un uomo ribelle.Eppure l’ottimismo ci suggerisce ciò che conta: l’umiltà della ripresa, il caparbio resistere, ritornare a giocare con un presente che dobbiamo a tutti i costi considerare nuovo. Il passato resta sempre nella memoria, per assurdo gli invadenti limiti del ricordo rimangono i nostri spazi e li dilatano.E la memoria continua a far germogliare inquietudini, nonostante i lunghissimi silenzi che provengono dalle vie antiche. Cerchiamo di disseppellire le nostre radici ma le nostre vicende c’è chi li vuole sommergere. E rimaniamo aggrappati ad una bandiera che non fu mai pronta e vicina come adesso alla resa.Può il socialismo arrendersi al rito irrimediabile ed irrinunciabile delle albe dei tramonti ? L’unità socialista è come una memoria che accumula profezie, corpi ed anime che si cercano senza più ritrovare la grumosa e sanguinante ferita di incontri non più ripetibili. Perché ci ostiniamo a ribaltarci a vicenda verità equivalenti ed opposte condizioni di vivere o morire? Eppure siamo stati testimoni e compagni di momenti di grazia.Ripetiamo oggi maldestramente una storia impaziente che ha segnato la nostra seduzione ed il nostro commiato.Abbiamo consumato insieme un lungo decennale inverno, oggi siamo solo capaci di consumare le parole, la lingua ed i coltelli.Siamo stati testimoni di un regno che si è sfaldato, siamo oggi testimoni di un risveglio semplicemente ottuso.Ci ostiniamo a cercare una nave in un porto che forse non c’è più.Andiamo tutti alla ventura lungo piste remote e perse: rischiamo di perdere noi stessi.Si dice spesso: guardiamoci allo specchio! Ma non serve a fugare le torbide paure che salgono dal nostro intimo.C’è ancora un cuore socialista che, con il suo filo rosso, ci può indicare i giusti venti della rotta? Dove la ragione e lo sguardo non arrivano facciamo ancora tremare il cuore per il povero e l’arreso.Tentiamo ancora l’avventura dopo il respiro selvaggio della fuga. Forse si è spenta una lampada ma non abbiamo perso la memoria della sua magia. La nostra diaspora è dolore, come spina acuta piombata senza tregua nel costato. Abbiamo camminato a lungo nella notte ma, sull’ultima lanterna, al limite del buio, c’era scritto “Osteria dei socialisti”.Finiamola con questa specie d’azzardo, questo continuo compromesso tra la resa dei conti e l’eresia. Diversamente il futuro non ci apparterrà, non può toccarci. Ci rimarrà solamente la memoria. Siamo ancora protagonisti? O solo tra perdite e memorie custodi di noi stessi? Chi orchestrò la danza? Chi la festa? Chi l’inganno dell’inverno? Chi espresse giudizi? Chi reclamò condanne? A che serve domandarlo? Traghettammo il secolo ultimo col peso dei suoi anni. Fu il nostro un passaggio altero ed insolente.E le nostre sorti infinitamente umane hanno pure scritto di un esilio ingiusto e sconfinato……………….Oggi siamo gli erranti senza approdo. Ascoltiamola la voce delle nostre occasioni perdute, dei precipitosi anni che ci hanno distrutti. Ritorniamo nella vecchia casa.Oggi è difficile amarsi, ma più difficile è capirsi.Ritorniamo nella casa giovane, ancora nostra, nel grumo del dolore, nel sussulto del sangue, nella casa dove tutti i giuochi furono persi e sconsiderati. Ma la casa nostra, quella dei giuochi del Natale!
Alfonso Del
Vecchio - Vibo-Valentia
Lettera 1
Valutazioni sul Convegno ItalianiEuropei
Le mie valutazioni sul convegno della
Fondazione Italianieuropei di D'Alema
e Giuliano Amato e più in generale sulla questione socialista. Premesso che l'iniziativa è stata lodevole per aver riaperto la discussione sulla "Questione Socialista" e che la stessa ha funzionato come tramite per la legittimazione a sinistra dell'area riformista quale frutto di un chiuso processo di inglobalizzazione delle residuali progettualità ad operare dei "Socialisti". D'Alema ed Amato hanno portato a termine ufficialmente e cinicamente lo sdoganamento di Bettino Craxi nell'area di loro pertinenza senza pagare alcun prezzo politico. L'intervento di Stefania Craxi, al di là del fine da Lei perseguito, è stato un ottimo intervento sulle responsabilità di ieri, d'oggi e di domani (con la lista ideata da Prodi) dell'attuale sinistra che, naviga a vista come Caboto, solo perchè ci sono le elezioni europee e un comun interesse nello sconfiggere Berlusconi. Quello che più di ogni altra cosa ho notato nella finale tavola rotonda è stata l'incapacità dei "noti dirigenti" socialisti presenti a porsi come alternativa al progetto dalemiano. Con il loro azzuffarsi hanno sancito la fine del socialismo "socialista", di craxiana memoria, nell'agone politico e la loro manifesta incapacità di trovare soluzioni unificanti attraverso un'analisi, non più retrospettiva, ma lungimirante ed audace sul "che fare" per essere presenti sulla scheda elettorale delle prossime elezioni europee. Questa nostra classe dirigente del vecchio PSI non ha più niente da dare e si è adagiata in questo percorso di una nuova società globalizzata e prettamente edonistica che tanto piace a Berlusconi e D'Alema. E da ciò deduco che il grido di bisogno generalizzato della gente comune non ha referenti cui rivolgersi e ben abbiamo fatto noi, dei partiti regionali socialisti, a tentare di mettere in piedi un qualcosa di unificante per il "popolo socialista umile, poco noto a livello nazionale e generoso financo all'orgoglio di essere socialisti senza se e senza ma", con l'APPELLO SOCIALISTA per una lista alle europee per dare riferimenti certi ai compagni desiderosi della rinascita del PSI. Il lavorare con la gente e per la gente è qualcosa che ci appartiene profondamente e la rinascita del PSI è un arma formidabile per riprendere il percorso interrotto dalla giustizia politica e dalla ignavia dei nostri "vecchi" dirigenti. Scolliamoci di dosso la sudditanza psicologica verso quei dirigenti socialisti che "furono" ed oggi non sono più! Avallare il processo di sparizione della lista socialista alle europee è un qualcosa di indefinibile per un vero socialista. Occorre rifiutare i tanti "Brenno e il suo GUAI AI VINTI!", e combattere a testa alta affinché ciò non accada. L'attuale oligarchia che governa partiti ed associazioni d'opinione non ha interesse a creare classi dirigenti atte a governare il nuovo che avanza, al contrario tende a stringere sempre più i ruoli di rappresentatività allargando la forbice di mediocrità generalizzata. L'Italia ha un grandissimo bisogno di un soggetto politico che abbia un ruolo critico nei confronti del sistema politico e della sinistra così come sono attualmente. Manca il tradizionale ruolo critico dei socialisti e del PSI. Il PSI e la sua storia è parte integrante del nostro DNA e ci appartiene profondamente così come la sua autonomia ed identità politica ed ogni poro del nostro corpo respira ed emana sensazioni dure a morire: voglia di ricostruire quel "giocattolo" per poter operare in questa società clericale, antipartitica e antisindacale! E' utopistico?, è sacrificio?, è umiliazione?, è esaltazione?, ma è anche ottimismo e giusta determinazione a perseguire l' obiettivo di tornare ad essere socialisti e non "riformisti" omologati!!!. Gaetano Minutilli, vicesegretario regionale del Partito Socialista del Lazio.
Lettera 2
Non
definiamoli eroi, ma solo e soltanto martiri di un mondo intero inchiodato
ad una croce.
<<Il 15 luglio 1961 Papa Giovanni XIII pubblica l’enciclica “Mater Magistra. Il contenuto crea scompiglio fra i cattolici. Indica agli uomini, di buona volontà, la solidarietà” nei confronti delle classe lavoratrici. Indica che presto vi saranno nuovi aggiornamenti nella dottrina della Chiesa. Frasi e parole dove troviamo espressa una straordinaria sensibilità per i problemi, le ansie e le aspettative del mondo contemporaneo. Un severo richiamo ai Paesi industrializzati e opulenti; chiede loro l’attuazione di una maggiore giustizia sociale, affinché prendano posizioni serie a favore dei maggiori diritti nei confronti di quei paesi sottosviluppati e del Terzo Mondo>>.Un anno dopo, poco più di quarant’anni fa il mondo rischiò, con la crisi della Baia dei Porci, la terza guerra mondiale. L’atomica con Hiroshima e Nagasaki aveva già fatto vedere tutto il suo potere di devastazione, morte ed orrore. L’eventualità di una terza guerra mondiale già nel ’62 significava un’orrenda minaccia per tutto il pianeta. Protagonisti di quegli anni erano: gli Stati Uniti con Kennedy, l’Uninone Sovietica con Kruscev. Sulla scena mondiale un altro uomo scriveva con le sue parole, ma soprattutto, con le sue azioni le pagine di storia di quegli anni. Fu definito il Papa buono, Giovanni XXIII, inizialmente voluto da alcuni come un Papa di transizione ma che invece riuscì a rimanere immortale per il forte contenuto di tutto il suo papato basato sul dialogo, sul riconoscimento della dignità dell’uomo, dei suoi diritti e dei suoi doveri, fondamentale per la pace del mondo.In <<Pacem in Terris>> del ’63 scrive: <<… gli esseri umani vivono sotto l’incubo di un uragano che potrebbe scatenarsi ad ogni istante con una travolgenza inimmaginabile. Giacchè le armi ci sono; e se è difficile persuadersi che vi siano persone capaci di assumersi la responsabilità delle distruzioni e dei dolori che una guerra causerebbe, non è escluso che un fatto imprevedibile ed incontrollabile possa far scoccare la scintilla che mette in moto l’apparato bellico. Inoltre va pure tenuto presente che se anche una guerra a fondo, grazie all’efficacia deterrente delle stesse armi, non avrà luogo, è giustificato il timore che il fatto della sola continuazione degli esperimenti nucleari a scopi bellici possa avere conseguenze fatali per la vita della terra>>. Molti anni sono passati da allora e nonostante il mondo abbia avuto uomini e messaggi di tale elevatura pare che i veri sordi e i veri ciechi si siano moltiplicati e abbiano occupato i posti più alti di governo della gran maggioranza dei paesi di questa nostra terra sofferente. Li chiamano eroi quei figli e quei padri tornati nei propri Paesi in una bara avvolta ora da una bandiera a strisce e stelle ora da un tricolore.Li chiamano terroristi chi è pronto a farsi saltare in aria, anche a vent’anni, per difendere la propria dignità ed il diritto di vivere una vita più degna d’essere vissuta.Come si potrebbero definire quelle centinaia, migliaia o milioni di bambini che saltano sopra ad una bomba anti-uomo che arricchiscono le case produttrici, come si potrebbero definire tutti quegli esseri che muoiono quotidianamente di fame o malattie? Che cosa erano i nostri partigiani? O qualcuno come li definirebbe? Forse scandalizzerò quel qualcuno se invece, in ogni caso, li definirei martiri. Martiri a causa di coloro che hanno ridotto il mondo un campo di battaglia, la più vile, la più scellerata poiché è la guerra del mercato, del più forte, del petrolio, della conquista al comando, delle prevaricazioni, degli egoismi, della follia. C’è bisogno di bare per sentirsi una Nazione? C’è bisogno d’altri orrori per capire che la democrazia e la pace non si costruiscono con le armi? Bisogna essere costruttori di pace, diceva Papa Giovanni XXIII, con il dialogo ed il rispetto della dignità della persona, dopo quarant’anni una tromba suona il silenzio, i cuori sono invasi dall’angoscia, occhi terrorizzati piangono la disperazione. Un Uomo, inchiodato sulla croce, con le sue braccia aperte pare accogliere tutta l’umanità e al tempo stesso, mai come oggi, simbolicamente la rappresenta tutta, al di là del suo credo, al di là d’ogni bandiera o lingua. Oggi, più che mai, non è tempo d’eroi ma solo di martiri.Il mondo intero è crocifisso sulla croce, questa volta, con un martirio proteso non alla salvezza ma alla distruzione di tutta l’umanità poiché, purtroppo, ci sono persone che riescono ad assumersi la responsabilità di questo infinito martirio, avvolti nella loro immane sordità e deplorevole cecità della follia <<Pacem in Terris>>, il Papa buono scrive: << Allontani egli dal cuore degli uomini ciò che la può mettere in pericolo; e li trasformi in testimoni di verità, di giustizia, d’amore fraterno. Illumini i responsabili dei popoli, affinché accanto alle sollecitudini per il giusto benessere dei loro cittadini garantiscano e difendano il gran dono della pace; accenda le volontà di tutti a superare le barriere che dividono, ad accrescere i vincoli della mutua carità, a comprendere gli altri, a perdonare coloro che hanno recato ingiurie; in virtù della sua azione, si affratellino tutti i popoli della terra e fiorisca in essi e sempre regni la desideratissima pace>>. Se nel 1962 la guerra non avvenne, forse, lo si deve anche a questo Papa di cui tutti ricordiamo sì la dolcezza, sì la semplicità ma soprattutto l’incisività del suo messaggio cosmico. Esortò le nazioni più ricche ad aiutare quelle più povere, ponendo l’uomo al centro, il suo essere, la sua dignità prima di tutto considerando, senza questi presupposti, vana ed innaturale ogni possibilità di pace, ogni tentativo di instaurarla una battaglia contro i mulini a vento.Una tromba suona il silenzio mentre sfilano le bare con sopra le bandiere.Possano quelle note, saggiamente, far riflettere tutti gli uomini di buona volontà e nell’eco infinito di quel suono, delle parole e delle azioni di un uomo chiamato il Papa buono, per favore, non definiamoli eroi, ma solo e soltanto martiri di un mondo intero inchiodato ad una croce. Anna Prato - Lecce Socio Fondatore Socialismo è Libertà
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