Delbene : << Non unire, ma superare le diaspore Socialiste >>
Socialisti di ogni diaspora, un dovere e più coraggio. E’ il nostro momento .
di Daniele Delbene
In questa situazione di debolezza della politica Italiana, di fronte a un centro sinistra privo di una forza di riferimento del riformismo socialista, a un Ds che ritrova il proprio cammino “puntando su Cofferati” ed a una Margherita, che priva di una linea politica definita, diviene come un pendolo che oscilla alla disperata ricerca del solo voto, si sono creati lo spazio e la necessità di una prospettiva socialista.
Quello che per anni, lunghi anni, è rimasto un desiderio, una speranza, oggi ha tutte le condizioni per trasformarsi in realtà.
Per fare questo c’è bisogno di una mobilitazione da parte di tutti i socialisti, da quelli delle grandi città a quelli dei piccoli paesini di provincia , da quelli che hanno continuato a militare nelle varie forze politiche a quelli che forse si erano rassegnati.
La prima condizione che deve essere superata è quella della diaspora, di un grande puzle da ricomporre su cui costruire un grande palazzo.
Questa condizione non deve essere vista come la semplice unità dei socialisti, ma come il superamento in un unico progetto degli attuali partiti di riferimento.
Sicuramente ogni realtà socialista ha svolto un ruolo politico mantenendo viva questa grande cultura e nessuno vuole porre commento, ma oggi c’è bisogno di superare tutto questo per poter guardare avanti.
I dirigenti del Nuovo Psi devono rendersi conto che non è più plausibile giustificare la loro alleanza nel centro destra con quanto avvenuto dieci anni fa, e quelli dello Sdi devono capire che non va tutto bene e che la prospettiva per i socialisti non può essere quella di una casa dei riformisti con margherita ecc, bensì quella di dei riformisti Socialisti.
Per realizzare tutto questo c’è bisogno non di un semplice accordo elettorale, ma di una dichiarata necessità di superamento della loro esistenza per contribuire a un unico progetto.
“Socialismo è Libertà” è nata per aprire questo cantiere di elaborazione a cui tutti i socialisti non possono che essere partecipi.
Vogliamo un centro destra che abbia la possibilità di rivendicare o di confondere la nostra storia?
Vogliamo una casa dei riformisti che di socialista non avrebbe più nulla se non qualche attuale dirigente prossimo parlamentare ?
Oppure oggi, che ci sono tutte le condizioni politiche e soprattutto la forte e sentita necessità, vogliamo lavorare per costruire un grande partito Socialista ?
Sono convinto che dentro ogni socialista in ogni angolo d’Italia la risposta è spontanea e la stessa, a questo punto tiriamo fuori il nostro coraggio e manifestiamo la nostra volontà.
Nessuno domani dovrà poter dire << se forse anche io avessi fatto la mia parte, forse oggi…. >>
Abbiamo lasciato la parola ad altri per troppo tempo, oggi è ora di riprenderla.
<< Dirigenti Socialisti, o lavorate a un progetto socialista comune che guardi avanti, che superi le divisioni e in qualche caso sole rendite personali, o i socialisti vanno avanti senza di voi nell’interesse dell’Italia>> questa è la frase che deve uscire con forza e con coraggio da ognuno di noi .
Socialismo è Libertà e centinaia di giovani saranno con voi.
La Terza via di Formica e Angeletti
DI CLAUDIO MARTELLI
I socialisti dicono tutti le stesse cose ma restano divisi e senza autonomia
Una
federazione per non andare in ordine sparso alle europee (con un occhio alla
Uil)
Tra i tanti segnali da
cogliere in questa consultazione amministrativa molto parziale ci sono i
risultati socialisti. Lo Sdi arretra ovunque, anche drasticamente, rispetto
alle precedenti amministrative, salvo eccezioni come Foggia ed Enna. Il Nuovo
Psi consolida il magrissimo risultato delle politiche ma la sua apparizione in
consultazioni provinciali non sempre basta a colmare le perdite Sdi. Talora
sono le liste socialiste autonomiste, distinte o alleate con il
centro-sinistra, a bilanciare le perdite Sdi e il non decollo del Nuovo Psi, a
far registrare guadagni alle forze socialiste, infine a introdurre una voce
nuova nella diaspora. Né si deve sottovalutare il contributo di forti
individualità o di gruppi dirigenti locali (presto si vedrà anche in Friuli)
che hanno preservato una presenza e custodito un ruolo minoritario ma
significativo, che meritano un riconoscimento e una rappresentanza federativa
nazionale.
Trasformare
questa realtà intrisa di divisioni, di risentimenti, di incomprensioni, di
calcoli errati e di conclusiva insignificanza in un progetto politico appare
molto arduo. I protagonisti della diaspora – nessuno escluso – al di là
certo delle loro intenzioni, non sono riusciti ad animare un progetto politico
convincente, robusto e
riconoscibile, a mostrarsi all'altezza di una grande storia. Superare
personalismi e frammentazioni per ricostruire una forte comunità politica
intorno a un'idea antica che deve rinnovarsi, che può tornare protagonista
solo se ispira, in una stagione riformatrice, i caratteri e le nuove alleanze
politiche e sociali interessate a guidare il cambiamento, la costituzione
liberale, legale e materiale di una Terza Repubblica, questo è il compito, la
missione di Socialismo è Libertà. A questo servono i socialisti, la loro
presenza diffusa, la loro autonomia di pensiero, la forza che può derivare
dalla loro alleanza, dalla loro federazione, dalla loro unione con i laici.
L'associazione
guidata da Rino Formica con tanti vecchi e giovanissimi compagni in solidarietà
di intenti con Luigi
Angeletti e tanti sindacalisti Uil, muove dalla convinzione che una rinnovata
presenza laica e socialista si conquista nell'incontro tra riformismo politico
e riformismo sindacale, ricominciando dal partito dei meriti e dei bisogni e
dal sindacato dei cittadini. Non è nostalgia: è che quelle due potenti
intuizioni restano insuperate e possono ispirare, oggi
più di ieri, un riformismo vitale e moderno, la sua identità, le coordinate
essenziali di un progetto di rinnovamento politico e sindacale.
Nulla esclude, anzi, tutto fa ritenere che la ricomposizione socialista debba concorrere a un più vasto disegno di rinnovamento del centro-sinistra. Già Enrico Boselli parla di una "Casa comune dei riformisti", spera in Romano Prodi perché teme, non a torto, la tentazione egemonica dei Ds, ma sembra non avvedersi che quella tentazione si riproporrebbe anche in una casa riformista più coesa tra Ds, Margherita e uno Sdi all'1%. Gianni De Michelis, senza uscire per ora dall'alleanza con il centrodestra, si è spinto sino ad augurarsi, con la scissione tra riformisti e massimalisti nei Ds, l'opportunità di un big-bang tra i partiti che si richiamano al socialismo europeo. Dunque le parole non mancano, intendo le parole comuni a tutti i socialisti della diaspora. Pur ridotti a forze marginali, i socialisti italiani «ovunque collocati» - ha osservato di recente Sergio Romano - dicono più o meno le stesse cose. Segno della costanza di una cultura politica e della sensibilità di governo oltre la nostra tragedia degli anni '90, e oltre lo spartiacque provvisorio di questo bipolarismo. Persino sul tema più ostico, quello della giustizia politica, vera architrave della diaspora socialista, sacro Graal delle nostre divisioni. Così socialisti rimasti a sinistra osano ripetere che nell'inchiesta Mani pulite si sono intrecciate repressione legale della corruzione e persecuzione giudiziaria, mediatica e politica e, pur avversando politicamente Berlusconi, si rifiutano di criminalizzarlo, di cavalcare il giustizialismo, di ostacolare il riequilibrio necessario tra magistratura e politica. D'altra parte, il progetto del Nuovo Psi non è mai decollato perché la collocazione di una entità socialista nel centrodestra è innaturale; perché nel giustizialismo si sono distinti in antisocialismo viscerale o opportunistico anche la Lega, An e, fino alla rivendicazione dell'eredità politica dei partiti democratici della Prima Repubblica, anche Berlusconi e, soprattutto, i suoi media; infine perché il centrodestra vuole "tenere" gli elettori socialisti di un tempo ma non sa che farsene di un partito socialista, come dimostrano tante prove e da ultimo la vicenda dell'Avanti! (un rigurgito di Cosa 2, questa volta da destra). Ciò motiva ampiamente l'eco più critica verso le politiche della Casa delle Libertà e le parole più autonomistiche – oltre che di Bobo Craxi - dell'ultimo De Michelis che alterna inguaribili proclami di vittoria e riflessioni unitarie. Non diversamente Boselli, senza mai mettere in discussione l'alleanza di centrosinistra, è venuto assumendo negli ultimi tempi posizioni autonome su temi politici fondamentali anche se alla Casa comune dei socialisti antepone la Casa comune dei riformisti, con i Ds e la Margherita. Vaste programme! dentro il quale spera di presidiare almeno uno spazio di sopravvivenza. Ora, il rischio che queste elezioni segnalano è che nemmeno la sopravvivenza elettorale è più garantita, proprio in uno scrutinio proporzionale – madre di ogni futura battaglia - come quello del voto europeo di qui a un anno. Dunque non mancano le parole comuni, ma le parole non bastano se si è divisi in micropartiti «ovunque collocati». Occorre qualcos'altro: un'autonomia strutturale non occasionale. L'autonomia necessaria del pensiero socialista e quella possibile dell'azione politica sono il terreno naturale di discussione tra le esperienze della diaspora. L'autonomia socialista è anche, come insegna la storia, condizione e compagna di una rinascita liberaldemocratica, laica e cattolica. Intanto una cosa queste elezioni hanno chiarito: se i socialisti non sapranno unirsi, federarsi o, almeno, allearsi in vista delle elezioni europee, nel 2004 non ci saranno solo lo Sdi e il Nuovo Psi. A contendere questo campo ci saranno anche i Socialisti autonomisti. Al centro e a sinistra. Oltre i poli attuali. Tutti coloro che vogliono evitare una competizione suicida tra partitini divisi in alleanze contrapposte devono lavorare per trasformarla in un libero confronto di correnti socialiste. Che si misurano democraticamente. Come in un ideale congresso davanti agli elettori.
Una
riunione nella sala Dante del Costa
«Socialisti,
l'obiettivo
è superare le divisioni»
Ricordati
Stefano Salvemini e Pancrazio Gennaro
«Ricostruire un luogo comune di confronto fra tutte le diverse aree ed organizzazioni che si richiamano agli ideali e all'esperienza politica del socialismo riformista italiano». Di questo si è discusso l'altro giorno nel corso di un incontro organizzato dal coordinamemto provinciale dell'associazione «Socialismo e libertà», dal titolo «La casa comune dei socialisti precondizione per la casa comune della sinistra riformista». L'incontro, alla presenza di cinquecento persone, si è svolto nella sala Dante dell'istituto tecnico commerciale Costa. Forte la presenza di militanti impegnati nelle organizzazioni sindacali, nell'associazionismo e nelle amministrazioni locali. Hanno preso la parola Antonio Grasso, Mimino Leuzzi, Raffaele Sirsi, Riccardo Monsellato, presidente provinciale dell'associazione «Craxi» e Gianvito Mastroleo, dell'associazione «Di Vagno». In apertura dei lavori sono stati ricordati Stefano Salvemini e Pancrazio Gennaro, due esponenti socialisti recentemente scomparsi. Sono poi stati illustrati, dai diversi intervenuti, i contenuti politici della riunione, che è stata coordinata dal consigliere regionale Vittorio Potì. In primo luogo - come detto - è stata richiamata la necessità di ricostruire un luogo comune di confronto fra tutte le diverse aree ed organizzazioni che si richiamano agli ideali e all'esperienza politica del socialismo riformista, con l'obiettivo di superare divisioni che, come ha detto Rino Formica nelle sue conclusioni, non hanno più alcuna ragione di esistere. «Solo in questo modo - è stato detto - i socialisti potranno contribuire in maniera significativa alla costruzione delle politiche ed al rafforzamento elettorale del centrosinistra. I risultati di quest'ultima tornata amministrativa mostrano, senza alcun dubbio, come mettendo insieme i risultati conseguiti in Puglia dalle diverse formazioni socialiste, esse avrebbero dato luogo ad una presenza politica di primissimo piano nella coalizione». Portavoce del coordinamento è stato nominato Gianni Scognamillo.
ANCHE A BARI " SOCIALISMO è LIBERTA' "
Costituito a Brindisi il Comitato provvisorio del Coordinamento provinciale dell'associazione «Socialismo è libertà», presieduta, a livello nazionale, dall'on.Rino Formica, annovera nel suo Coordinamento, tra gli altri, gli onorevoli Signorile e Martelli, Angeletti segretario nazionale della Uil, Pietro Larizza ex segretario nazionale della Uil ed i segretari nazionali Veronesi, Foccillo e Loj. «Promuovere il confronto e la partecipazione - è riportato in una nota dell'associazione, che ne fissa gli intenti - di diverse esperienze e culture, nella definizione del progetto politico per una Democrazia libera e giusta, progetto che riconosca nella civiltà dei Socialismo i suoi valori e la sua identità e nell'Europa il suo terreno concreto di realizzazione». «Lavorare - conclude la nota - per una società che riesca a dare a ciascun individuo la massima disponibilità di decidere la propria esistenza e di costruire la propria vita "la società dei socialisti"». Il coordinamento provinciale provvisorio risulta costituito da Antonio Licchello, Enio Caliolo, Vincenzo Santacesaria, Carlo D'Abramo, Wladimiro Caliolo, Cosimo Zuccaro, Giuseppe Zippo, Alfredo Iaia, Antonio Bruno, Nicola Colonna, Nicola Pais, Antonio Agrimi, Franco Menzione, Nicola Liuzzi, Gianni Stasi, Paolo Siciliano, Antonio Antelmi, Pancrazio Muscogiuri, Giuseppe Pennetta, Patrizia Bianchi, Roberto De Giorgi, Claudio Di Rienzo, Carlo Ventriglia, Giovanni Albano, Giacomo D'Amato, Michele Martella, Donato Carlucci, Francesco Amico, Vittorio Alberti, Matteo Tanzarella, Salvatore Ciracì, Vincenzo Bellacosa, Stefano D'Alena, Francesco Rodio.
LEGGI :
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Informiamo che chiunque può inviare un proprio commento
a:
|
BREVI ma IMPORTANTI
|
Contributi Esterni - Cultura - Politica - Iniziative |
CANDIDATI SPECIALI | |
E alle comunali
l'omonimo del Senatur tifa per Sergio Cecotti
|
|
Si
chiama Bossi il "tarlo" di Cecotti. Bella scoperta, dirà
qualcuno. Ma sbaglierebbe, perché questo Bossi («nessuna
parentela» con l'Umberto) di nome fa Giovanni,
ha 28 anni, e fa il praticante legale in uno studio udinese. A
dispetto dell'età (è il più giovane candidato della lista
"Convergenza per Cecotti") è già, a suo modo, un
veterano della politica, praticata con passione fin dai banchi del
liceo Stellini e poi all'Università di Trieste, fino all'impegno
con lo Sdi nella prima circoscrizione. «La politica è come un
virus. Una volta che l'hai preso non puoi più farne a meno»,
giura lui, socialista convinto, approdato nelle fila dei
cecottiani in aperta polemica con gli ex sodali («Non ho
condiviso l'alleanza con la Margherita decisa dai vertici: nel mio
piccolo, anch'io lotto contro i visitors»), come portabandiera
dell'associazione che si riconosce nel portale di opinione
www.ilcarul.it, nato nel settembre 2002. Il "tarlo",
appunto, perchè questo significa "carul": «Un
animaletto piccolo ma costante nella sua opera, come il dubbio che
mina le certezze effimere». Il suo sogno? Dare una risposta al «fitto
sottobosco di energie e di talenti impossibilitati, per problemi
economici o di spazi a cimentarsi in qualsiasi arte espressiva:
vogliamo costruire un centro polivalente per la sperimentazione
artistica». Per «minare le certezze» il "tarlo"
Giovanni è attrezzatissimo. All'intervista arriva con un block
notes fitto fitto di appunti sui successi ottenuti dalla giunta
Cecotti. Perché la politica, per lui, è una cosa seria. «Non si
può impostare una campagna elettorale solo sulle belle gambe o
sbattendo gli occhioni come fa la Guerra». Ci vogliono persone
come Illy «l'equilibrato» e Cecotti «il solido». E, poi,
bisogna studiare. Lui, che fa parte anche dell'associazione
Socialismo è libertà di Rino Formica, si prepara sui "testi
sacri" di ogni socialista: Socialismo liberale di Gobetti, La
rivoluzione in occidente di Rosselli, I quaderni dal carcere di
Gramsci». E, fra i suoi numi di riferimento, oltre a Nenni e
Amato, vanta anche una passione "eretica" per Massimo D'Alema,
«perché faceva parte del Pci quando era un partito serio, che ha
fatto tanto per questo paese ed è uno degli ultimi politici
preparati». Ma come: un socialista, che stima la nomenklatura
comunista e corre con un ex leghista? La contraddizione formale
non gli sfugge, «ma non è l'unica», dice ridendo. Craxiano del
primo periodo «fino al Caf», tiene sul comodino Quarto livello,
scritto dal Pm che per primo inquisì il leader socialista, e,
sovvertendo l'ordine delle cose, da "scapolo" gira su
una Skoda station wagon, «ma prima o poi mi farò una due posti
cabrio».
Camilla De Mori
|