"IL PARTITO SOCIALISTA UNITARIO (1922-1925) – 1°"22-01-2019 -da "La Rivoluzione Democratica" di Ferdinando Leonzio
Com'é noto, di partiti con la denominazione di Partito Socialista Unitario nella
storia italiana ce ne sono stati tre. Quello di cui qui vogliamo parlare è il
primo cronologicamente e il piú celebre, non foss'altro che per l'avere avuto
come segretario Giacomo Matteotti.
Sorprende ancor oggi la pertinacia con cui, negli anni Venti del '900, la
Direzione massimalista del PSI si accaniva nel richiedere l'ammissione alla
Terza Internazionale, la quale poneva condizioni sempre piú rigide: dopo aver
chiesto inflessibilmente l'espulsione della corrente riformista turatiana (1),
arriverá a richiedere addirittura quella di uno dei maggiori leader rivoluzionari,
l'ex vicesegretario nazionale Arturo Vella, personalitá limpida e coerente del
socialismo italiano.
Mentre la Direzione (2) si affannava a mandare delegazioni a Mosca, in Italia il
fascismo imperversava, colpendo il movimento operaio nei suoi uomini piú
impegnati e nelle sue istituzioni: si pensi agli incendi dell'Avanti! e
all'estromissione forzata dell'amministrazione socialista di Milano. Ma di
fronte al grido di dolore che saliva dalla base socialista martoriata in ogni
parte d'Italia, il fortissimo gruppo parlamentare, che avrebbe potuto imporre ai
governi una svolta antifascista, veniva rigidamente imbalsamato in
un'antistorica intransigenza antiborghese, nella messianica attesa di una
rivoluzione allora piú che mai impossibile.
A nulla era servita la costituzione (20-2-1922) dell'Alleanza
del Lavoro,
scaturita dalla convergenza delle forze sindacali (3).
A quel punto il Gruppo Parlamentare Socialista (4) si ritenne in dovere di
intervenire, cogliendo l'occasione offerta dalle consultazioni del re, seguite
alla crisi di governo di fine luglio 1922 del primo governo Facta, durante le
quali Turati chiese la formazione di un governo che ristabilisse le libertá
statutarie.
Il tentativo – piuttosto tardivo in veritá – si rivelo' inutile, ma diede ai
massimalisti lo spunto per espellere i riformisti, per indisciplina rispetto
alle decisioni del partito.
Un provvedimento di quella portata, un vero suicidio politico di fronte alla
violenza fascista, non poteva che essere affidato al congresso del partito (5),
il XIX, che si tenne a Roma, nel salone del Teatro
del Popolo dal
1° al 4 ottobre 1922, cioé poco prima della Marcia su Roma (28-10-1922).
Il congresso, molto teso, si concluse con la votazione (3-10-1922) su due
mozioni: quella massimalista di Serrati ed altri, sulla quale ci fu la
convergenza dei terzinternazionalisti, che chiedeva l'espulsione dei riformisti
e che vinse di misura con 32.106 voti; e quella unitaria di Baratono e
Cazzamalli, sulla quale confluirono i voti dei riformisti e quelli dei
centristi, rappresentati, questi ultimi, dal deputato piacentino Carlo Zilocchi,
ormai contrari all'adesione al Comintern, che ottenne 29.119 voti. Gli astenuti
furono 3.180.
Il discorso di Claudio Treves si era concluso col celebre grido: I
socialisti coi socialisti e i comunisti coi comunisti.
La mattina del 4 ottobre 1922 i riformisti (6) costituirono il Partito
Socialista Unitario (PSU), cui in seguito confluiranno anche Adelchi Baratono
(7) e la maggioranza degli „unitari“.
Dal congresso costitutivo di Milano fu poi eletta la prima Direzione composta da
Gino Baldesi, Nullo Baldini, Giuseppe Canepa, Francesco Flora, G. Emanuele
Modigliani, Ferdinando Targetti, Claudio Treves, Filippo Turati, Antonio Greppi,
in rappresentanza dei giovani (8), con segretario Giacomo Matteotti e
vicesegretario Emilio Zannerini (9).
Organo del nuovo partito socialista fu La
Giustizia (10),
con direttore Claudio Treves e redattore capo Vincenzo Vacirca (11). Simbolo il
sole nascente. Vi aderirono circa 80 deputati socialisti (12). Il PSU propugnava
un ritorno ai principi formulati nel congresso di fondazione di Genova nel 1892.
La campagna elettorale per le elezioni politiche del 6 aprile 1924 si svolse in
un clima di intimidazioni e di violenze, che furono energicamente denunciate in
Parlamento, nella seduta del 30 maggio successivo, dal segretario Matteotti, che
chiese l'invalidazione delle elezioni stesse.
Il 10 giugno 1924 il coraggioso deputato socialista fu rapito e assassinato da
sicari fascisti. Il suo cadavere sará ritrovato il 16 agosto successivo in una
localitá della campagna romana (13).
A reggere la segreteria del PSU fu designato il deputato veneto Luigi Bassi
(14). Il convegno di Milano (28-30/3/1925) riconfermerá Luigi Bassi alla
segreteria del partito e Claudio Treves alla direzione de La
Giustizia.
Il delitto scosse profondamente l'opinione pubblica e il governo Mussolini
sembro' traballare, mentre le opposizioni decisero di non partecipare piú ai
lavori parlamentari fin quando non fosse stata ripristinata la legalitá (15). Ma
il governo, anche grazie al sostanziale sostegno della monarchia, seppe superare
il momento di difficoltá ed anzi Mussolini, col discorso del 3 gennaio 1925,
diede l'avvio all'instaurazione di una vera e propria dittatura, sopprimendo
tutte le libertá democratiche.
Come reazione a questo stato di cose l'ex deputato Tito Zaniboni, socialista
unitario, organizzò un attentato a Mussolini (5-11-1925) che pero' non ebbe
successo.
La reazione fascista non si fece attendere e il primo partito ad essere sciolto
(6-11-1925) fu proprio il PSU; il suo giornale La
Giustizia fu
soppresso.
Subito dopo tale provvedimento, Pietro Nenni, allora direttore dell'Avanti!,
propose alla Direzione del PSI di riaccogliere nelle proprie file i compagni del
disciolto PSU e di richiamare all'Avanti! Claudio
Treves, rifacendo cosí l'unitá socialista, per far fronte comune contro il
fascismo. La Direzione pero' respinse (16) tale proposta e Nenni, il 17 dicembre
1925, lascio' la Direzione dell'Avanti! e
l'esecutivo del PSI (17) .
Intanto, per iniziativa di alcuni esponenti (18) del disciolto PSU, col
congresso di Roma del 29 novembre 1925, a cui parteciparono 60 delegati, venne
ricostituito il partito riformista, con la nuova denominazione di Partito
Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI) (19), sezione italiana dell'IOS (20),
con segretario Emilio Zannerini (21).
Fine ultimo del partito era la costruzione di una societá socialista, mentre per
l'immediato esso si batteva per il ripristino delle distrutte libertá politiche.
Metodo del partito era quello democratico, nel solco della dottrina marxista.
Un nuovo congresso, questa volta clandestino, fu tenuto a Milano nei giorni 21 e
22 ottobre 1926.
Il 16 novembre 1926, pero', entro' in vigore il R.D. n. 1848 del 1926, che
stabiliva „ lo scioglimento di tutti i partiti, associazioni e organizzazioni
che esplicano azione contraria al regime“, sicché il gruppo dirigente socialista
unitario, come quello di altri partiti, fu costretto all'esilio, per sfuggire
alle persecuzioni, al confino, al carcere.
Il PSLI si ricostituí in Francia nel novembre 1926, per iniziativa della sua
sezione di Parigi, con leader Filippo
Turati, espatriato clandestinamente con l'aiuto di Ferruccio Parri, Sandro
Pertini e Carlo Rosselli.
Nel suo primo congresso in esilio (18-19/12/1927) esso assunse la denominazione
di Partito Socialista Unitario dei Lavoratori Italiani (PSULI) e confermo' la
sua adesione alla Concentrazione Antifascista, dove fu rappresentato da
Modigliani, apostolo del pacifismo, e da Treves, nominato anche direttore del
settimanale concentrazionista La
Libertá,
il cui primo numero uscí il 1° maggio 1927; Modigliani sará invece il direttore
dell'organo del partito, il quindicinale Rinascita
Socialista,
che uscirá nel 1928.
Del PSULI facevano parte eminenti personalitá del socialismo italiano, come
Oddino Morgari, Bruno Buozzi, Pallante Rugginenti, Giuseppe Faravelli, Giuseppe
Saragat, tutti in esilio in Francia.
Il partito contava circa 500 iscritti (22) e godeva del sostegno della SFIO (23)
e dell'IOS. Le tre iniziali sezioni (Parigi, Tolosa, Lione) nell'agosto 1927
erano giá diventate diciotto.
Nel 1930 il PSULI si riunificherá col PSI di Nenni, dando vita al PSI/IOS (24).
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(1) I riformisti di destra, guidati da Leonida Bissolati, erano usciti dal PSI
nel 1912 e avevano fondato un loro partito, il Partito Socialista Riformista
Italiano (PSRI).
(2) Cominciavano a nutrire forti dubbi sull'adesione alla Terza Internazionale i
due “massimalisti unitari” presenti nella Direzione, gli onorevoli Adelchi
Baratono e Ferdinando Cazzamalli, contrari a rompere l'unitá del partito,
specialmente di fronte alla crescente marea fascista e intenzionati a resistere
al dispotismo del Comintern.
(3) Ne facevano parte la CGIL, di orientamento socialista, a prevalenza
riformista, l'USI, la UIL di tendenza sindacalista rivoluzionaria, il Sindacato
Ferrovieri, la Federazione Lavoratori del Porto.
(4) Il PSI nelle elezioni politiche del 15-5-1921 aveva ottenuto 123 deputati su
535, in maggioranza riformisti.
(5) Il PSI contava allora 73.000 iscritti. Al congresso parteciparono circa 200
delegati.
(6) Fra di essi i piú celebri leader del sociaismo italiano: Filippo Turati,
Claudio Treves, Emanuele Modigliani, Camillo Prampolini, Giacomo Matteotti,
Bruno Buozzi, Oddino Morgari, Ludovico D'Aragona, Giovanni Zibordi.
(7) Adelchi Baratono (1875-1947) era stato professore di filosofia di Sandro
Pertini al liceo di Savona.
(8) Organo dei giovani socialisti unitari era il periodico
Libertá, con direttore Giovanni
Zibordi.
(9) Emilio Zannerini (1892-1969) era un ex muratore socialista, divenuto poi
membro della Direzione del PSI (1920) e del PSU (1922). Condannato, in
contumacia, al carcere e al confino dal regime fascista, esulo' a Nizza, dove
fece l'imprenditore edile e dove ritrovo' il suo caro amico Sandro Pertini, che
lavoro' con lui come muratore. Partecipo' poi alla Resistenza e divenne
segretario del CLN di Siena. Fu quindi membro, per il partito socialista, della
Costituente (1946), del Senato (1951) e della Camera (1953).
(10) La Giustizia era uscita come
settimanale il 29-1-1886, con sottotitolo
Difesa degli sfruttati, a Reggio Emilia, con direttore Camillo Prampolini.
Esordí anche, come quotidiano, il 1°-1-1904, con direttore Giovanni Zibordi.
L'edizione quotidiana si trasferí successivamente a Milano (2-7-1922),
diventando poi organo del PSLI con direttore Treves e assumendo il sottotitolo
Quotidiano
del partito socialista unitario italiano.
Il giornale fu soppresso dal regime fascista nel novembre 1925. Risorse l'anno
dopo a Roma per pochi mesi, come settimanale e col titolo
Giustizia, vicino al PSLI.
(11) Vincenzo Vacirca (1886-1956), socialista siciliano, dopo molti anni di
esilio, nel 1919 rientro' in Italia, dove fu eletto deputato, prima del PSI e
poi del PSU. Per una biografia politica di Vincenzo Vacirca si veda, di Giuseppe
Micciché, Vincenzo Vacirca: un socialista
itinerante, edito dal Centro Studi „Feliciano Rossitto“ (RG) nel 1991.
(12) Vi aderirono anche Emilio Caldara, Emilio Canevari, Enrico Dugoni, Giuseppe
Faravelli, Nino Mazzoni, Ugo Guido Mondolfo, Sandro Pertini, Giuseppe Saragat,
Tito Zaniboni.
(13) Cosí Filippo Turati commento' il delitto: „Era il piú forte e il piú degno:
doveva essere il piú atrocemente colpito…“.
(14) Luigi Bassi (1862-1950), di Feltre, laureato in Filosofia, fondo' il
periodico L'Avvenire. Fu eletto
deputato socialista nel 1921 e nel 1924. Fu nominato segretario del PSU dopo
l'omicidio di Matteotti. Tra il 1926 e il 1927 fu inviato al confino a Lipari.
Successivamente si ritiro' dall'attivitá politica.
(15) Questa decisione fu poi definita Aventino, a somiglianza di quanto era
accaduto nell'antica Roma.
(16) Con l'eccezione di Giuseppe Romita.
(17) Fonderá poi (27-3-1926), assieme a Carlo Rosselli, la rivista
Quarto Stato.
(18) Claudio Treves, Giuseppe Saragat, Nello Rosselli.
(19) Tale denominazione riprendeva quella che il partito socialista si era data
nel congresso di Reggio Emilia dell'8-10/9/1893.
(20)
L'internazionale Operaia Socialista (IOS) era sorta, col congresso
internazionale di Amburgo del maggio 1923, dalla fusione tra la Seconda
internazionale e l'Unione Internazionale Socialista, detta anche Internazionale
di Vienna, realizzando cosí l'unitá del socialismo mondiale.
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