C'è
una proposta socialista per la sinistra? |
Dall'Avanti Alla domanda posta nel convegno svoltosi martedì scorso a Roma presso il
palazzo dell’Informazione: “C’è una proposta socialista per
la sinistra italiana?” se fossi intervenuto avrei risposto
affermativamente.
Guai a noi se non ci fosse
Naturalmente il mio intervento avrebbe risentito
dell’esperienza da me fatta negli ultimi tre anni e delle riflessioni ed elaborazioni alle quali ho
preso parte seguendo l’itinerario di “Socialismo è Libertà”
e gli approfondimenti del Movimento di Unità Laica e
Socialista. Il momento più importante di questa mia esperienza lo
colloco nel Congresso Nazionale di Socialismo è Libertà tenuto
nell’ottobre dello scorso anno e nella relazione introduttiva
svolta in quell’occasione da Rino Formica che,tra l’altro, pose
l’accento sulla necessità di fare, da parte di tutta la sinistra,
ciò che non era stato
fatto nel passato: la revisione
del nostro pensiero, delle nostre idee, dei nostri
programmi. Dare
vita cioè ad una Bad-Godesberg italiana. Rivedere le linee-guida della teoria e della
pratica socialista nel nostro Paese. -Parlava Formica in quella relazione del
fallimento del duplice appuntamento della sinistra italiana con il
revisionismo. Fallimento che ha coinvolto prima di tutto chi aveva
il dovere culturale di non segnare ritardi in questa
direzione e cioè il movimento socialista, i socialisti organizzati
nel nostro paese. - Certo è che una Bad-Godesberg in Italia non c’è stata né nel primo novecento né alla fine degli anni 50. Non
si è mai accettata l’idea di rivedere nell’area socialista e
nella sinistra la teoria e la pratica, gli strumenti e le regole, connotati pensati in altra epoca e per altra società, tranne che in alcuni tentativi revisionisti rispettabili ma deboli e per lo più circoscritti nell’ambito culturale.
Penso per un momento a Rimini, alla Conferenza tenuta in
quella cittadina dal PSI una ventina di anni fa, “ai meriti e ai bisogni”, e vedo uno
dei tentativi di adeguare l’azione politica ad una nuova realtà , di attrezzare una sinistra di governo ad
affrontare le problematiche contingenti.
Tentativi in ogni caso rimasti tali. - Senza nulla voler togliere a chicchessia, penso che per perseguire fino in fondo e con efficacia la strada della revisione e del rinnovamento delle idee e dei programmi della sinistra italiana ci sia bisogno di una ritrovata anima tradizionalmente socialista, libertaria, riformista. E ciò è possibile realizzando la riaggregazione dei pezzi sparsi del vecchio corpo socialista. - Queste due preoccupazioni –revisione e unità-
sono certamente presenti in Bobo Craxi. Basta aver seguito in questi ultimi 4 anni i suoi scritti, i
suoi interventi, le sue dichiarazioni per certificare la presenza
sia della aspirazione unitaria sia della necessità di rinnovare e
ammodernare il bagaglio culturale e politico della sinistra italiana.
Queste due preoccupazioni poi io le trovo ben presenti
nell’articolo dell’On Caldarola scritto per il Riformista il 7 luglio scorso (risposta a
Piero Borghini). In quell’articolo Caldarola pone con lucidità la
questione socialista come necessariamente importante per lo sviluppo
di una nuova sinistra. E la questione socialista, il recupero oggi di alcune scelte del vecchio PSI (la scelta occidentale, la collaborazione con il Partito moderato cattolico, il pluralismo interno, l’assetto della Repubblica posto da Bettino Craxi), è a mio avviso prima di ogni altra cosa il recupero dell’unità dei socialisti. Nello stesso articolo poi l’On. Caldarola opportunamente affronta il problema dei tentativi di revisione dei principi e dei programmi anche del vecchio PCI, soprattutto nel momento in cui quel partito affrontò dalla Bolognina in poi il problema della creazione di una nuova sinistra. -Ho citato 3 filoni socialisti che sono o vogliono stare nel PSE e nell’Internazionale Socialista.Tre espressioni socialiste più o meno organizzate che hanno chiara la propria collocazione europea per l’oggi e per il domani. Per dirla con l’On Caldarola, la chiarezza porta a privilegiare “ un sistema politico in cui conservatori e riformatori si riconoscono nelle due grandi famiglie europee, quella che fa capo al partito popolare e quella che vive nella famiglia socialista”.Chiarezza che non riesco ad individuare nello SDI, che sta e vuole stare nel PSE e nel contempo ha pensato e pensa tuttora di concorrere a dar vita ad un grande partito democratico insieme a forze che legittimamente dal loro punto di vista dichiarano di non voler essere socialiste. -La chiarezza del resto comporta l’assunzione
di un obiettivo semplice: la costruzione di un grande partito
socialista di stampo europeo.Questo obiettivo, credo, lo si può
perseguire soltanto lavorando per tappe, per gradi.. Lo si può costruire con gradualità ma con determinazione e
incominciando subito. Subito per
non incorrere nel pericolo del rinvio permanente: oggi si
rinvia per non disturbare il manovratore (vedi primarie); domani per non distrarre il
manovratore (vedi voto per le politiche); domani l’altro
per non ostacolare in caso di vittoria l’avvio della
macchina governativa (magari con l’adeguamento in alto e
l’assegnazione delle auto blu). -Subito sul piano operativo significa, a mio modesto avviso, almeno due cose. Intanto utilizzare le primarie per mettere insieme i vari spezzoni socialisti attraverso una candidatura che riporti in primo piano l’esigenza di identità e la passione antica degli uomini del PSI nonché consenta un voto razionale di quanti ritengono di appartenere ad un’area socialista riformista. -Questo consentirebbe poi di baipassare la prassi classica ma che potrebbe essere considerata umiliante della autocritica, del giustificare comunque l’abbandono di disegni perseguiti per anni. -Insomma non sono necessari e non sono richiesti riti autoflagellanti, ma l’adozione di una strada che porti ad un soggetto socialista ben ancorato al socialismo europeo. -Una candidatura insomma per aiutare un’operazione unitaria che non è né facile né semplice. Questa impostazione infatti non significa, come alcuni malignamente potrebbero pensare, andare alla ricerca del troppo che può essere nemico del possibile. Significa invece rendere permanente e dare un futuro alla riaggregazione socialista, alla politica di unità socialista. -Altrimenti senza chiarezza, nella confusione,
facendo finta di ignorare lo sbocco finale, rischiamo di comporre insieme una lista bruciando però
ogni reale prospettiva unitaria. -E a questo punto una parola chiara ai compagni
dello SDI va detta. Dire si all’unità socialista e dichiarare
compatibile questa operazione con l’unità riformista, laddove per
unità riformista s’intende l’unità di tutti i riformismi
(socialista, liberale, cattolico), rischia di essere una
mistificazione. -Non lo è se il riformismo cattolico è
rappresentato da una MARGHERITA che decide di seguire le orme di
Delors, o se è rappresentato da un Prodi voglioso di diventare il
Delors italiano. -E’ una mistificazione se la Margherita o anche
Prodi continuano a dichiarare la più netta indisponibilità ad
aderire al PSE. -Quindi una candidatura socialista che serva da
collante per le varie anime sparse del vecchio PSI e per quanti intendono riconoscersi nel pensiero
e nella prassi del riformismo socialista. -La seconda cosa poi sul piano operativo a cui si
potrebbe pensare può essere più o meno quello che hanno deciso i giovani della
Costituente per il
PSE in una loro riunione di Direzione Nazionale circa un mese fa e
cioè la costituzione di un nucleo iniziale di un Comitato per una
Federazione dei partiti e dei movimenti che stanno nel PSE. -Un Comitato che con immediatezza sia in grado di
operare su 3 direttrici: quella della revisione del bagaglio ideale e politico di un socialismo
moderno, quella della costruzione politica della Federazione dei
soggetti socialisti chiamando innanzi tutto all’impegno i titolari
di tali soggetti e quella della sistemazione organizzativa sul
territorio dei tentacoli federativi legati al cervello centrale. -In definitiva una tattica funzionale ad un disegno strategico dentro cui si possono immaginare alcune priorità;la prima delle quali può e deve essere individuata nell’unità e nella riaggregazione dei socialisti. Una candidatura socialista e un comitato funzionali nell’immediato alla riaggregazione delle anime divise del socialismo italiano tradizionale e a medio e lungo termine alla unificazione, nelle forme possibili e con la gradualità necessaria, di tutti i partiti e i movimenti che intendono sviluppare la propria azione nel Partito Socialista Europeo e nell’Internazionale Socialista. Non è facile, non è semplice, ma è avvincente e allettante per quanti hanno ancora voglia di credere negli ideali di giustizia, di uguaglianza, di libertà, di solidarietà magari trasformati e aggiornati ma mai superati. Per i vecchi socialisti la cui passione rimane sempre viva. Per i giovani che amano credere in un futuro sempre più giusto costruito dalla forza della ragione e sullo spessore degli ideali.
On. Lillo Delfino
- Esecutivo Nazionale Socialismo è Libertà
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